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Stress test bancario: il punto

Stress test bancario

Stress test bancario.

Nel campo della medicina, uno stress test (chiamato anche test da sforzo) permette ai medici di stabilire, simulando uno sforzo su un tapis roulant o una cyclette, se il cuore del paziente risponde positivamente durante l’attività fisica.

Nell’ingegneria edile, per collaudare l’agibilità di un ponte, vengono effettuati dei controlli strutturali, chiamati stress test, consistenti nel posizionare in determinati punti chiave dei pesi maggiori di quelli che solitamente vi transiteranno.

In linea con lo stesso principio, lo stress test bancario viene utilizzato dai vari regolatori internazionali per testare la solidità di una banca e la sua capacità a resistere a situazioni di grave crisi economica. La European Banking Authority (EBA) è un organismo dell’Unione Europea il cui compito è quello di sorvegliare e vigilare le banche facenti parte della Comunità Europea.

Uno degli strumenti attraverso il quale l’EBA persegue i suoi obiettivi sono appunto degli studi chiamati stress test. Questi avvengono simulando diversi scenari economici e finanziari, in particolare uno scenario ordinario e uno negativo. Lo scopo è quello di stabilire quanto capitale resti a disposizione della banca, soprattutto nel caso in cui vi sia necessità di assorbire perdite economiche causate dal verificarsi di una crisi economica.

Common Equity Tier 1 (CET1).

L’indicatore più influente è rappresentato da un rapporto, denominato Common Equity Tier 1 (CET1). Il valore a numeratore di questa frazione è quello relativo al capitale proprio, ossia il valore dell’istituto bancario. Al denominatore si trova il valore delle attività ponderate per il rischio. La ponderazione degli attivi di una banca per il loro relativo rischio ha lo scopo di rettificare il valore nominale dell’attività in modo da poter esprimere una più appropriata misurazione del suo valore.

In un esempio pratico, nel caso di un finanziamento concesso da una banca ad un’azienda, la normativa comunitaria prevede che tale finanziamento venga iscritto in bilancio tenendo in considerazione alcuni fattori come il rischio operativo e il rischio di credito (ad esempio il rischio che l’azienda non sia in grado di rimborsare il credito ricevuto).

Una banca supera lo stress test bancario quando, anche dinanzi al verificarsi di una congiuntura economica negativa, il suo CET1 risulti comunque superiore ad una determinata soglia, indicata dalla BCE intorno al 10,5%. Guardando i risultati degli ultimi stress test rilasciati dall’EBA, non è un caso notare che la peggiore d’Europa è risultata essere Monte Paschi, costantemente al centro dell’attenzione pubblica negli ultimi tempi a causa del suo pessimo stato di salute.

Dalla simulazione dello scenario negativo Mps si ritroverebbe addirittura un CET1 negativo, che si tradurrebbe in un azzeramento del capitale e il probabile scoppio di una crisi sistemica di cui non si conoscono l’entità. Per chiudere il cerchio magico occorre tirare in ballo un altro argomento bollente di queste settimane: i non-performing loans, ossia i prestiti deteriorati concessi da una banca, soggetti a sofferenze o incagli da parte del debitore.

I bilanci delle banche italiane.

MPS in primis, sono pieni di non-performing loans, i quali tempo addietro sono stati concessi in maniera un po’ troppo disinvolta e che, allo stato attuale, pesano in maniera eccessiva nel denominatore del CET1, essendo la loro ponderazione per il rischio ai livelli massimi.

Obiettivo delle banche in cattivo stato di salute sarà quindi quello di arrivare ai prossimi stress test con bilanci ripuliti quanto più possibile dei loro crediti deteriorati e permettere di tirare un sospiro di sollievo al settore bancario, da troppo tempo sotto costante pressione.

Leggi anche: Banca del futuro: nuovi orizzonti nel settore bancario

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