I sentieri del piacere femminile: intervista all’autrice Ilaria Consolo

Ilaria Consolo, psicologa e psicoterapeuta psicodinamica ci conduce attraverso la scoperta del piacere femminile nel terzo millennio. Ilaria Consolo è vicepresidente dell’IISS (Istituto di Sessuologia Scientifica di Roma) dove svolge anche attività di tirocinio e docente del master biennale in psicosessuologia. È specialista in dipendenze patologiche. Da venti anni lavora con adulti e adolescenti vittime […]

Marzo 2021
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Ilaria Consolo, psicologa e psicoterapeuta psicodinamica ci conduce attraverso la scoperta del piacere femminile nel terzo millennio.

Ilaria Consolo, psicologa e psicoterapeuta psicodinamica ci conduce attraverso la scoperta del piacere femminile nel terzo millennio.

Ilaria Consolo è vicepresidente dell’IISS (Istituto di Sessuologia Scientifica di Roma) dove svolge anche attività di tirocinio e docente del master biennale in psicosessuologia. È specialista in dipendenze patologiche. Da venti anni lavora con adulti e adolescenti vittime di abusi sessuali e di maltrattamenti e si occupa delle questioni legate alla femminilità.

È autrice del libro “Il Piacere femminile. Scoprire, sperimentare e vivere la sessualità” (Giunti Edizioni) nel quale parla dei diversi aspetti che riguardano le donne di oggi. 

Il piacere femminile: link di vendita.

Nel 2021 sentiamo ancora parlare del concetto di donna oggetto, nonostante le battaglie e le conquiste del passato. Perché?

Anche nel libro “Il Piacere femminile. Scoprire, sperimentare e vivere la sessualità” parlo di questo aspetto dell’universo femminile. Le donne  sono per secoli cresciute con l’idea di essere oggetto da parte di una cultura maschilista e loro stesse si sono poi fatte oggetto, passive.

Sono state schiacciate da condizionamenti ed inibizioni derivanti dalla cultura dominante, dall’educazione ricevuta, dalle tradizioni religiose, dalla legislazione e dagli stereotipi di genere Sembra che tutto abbia contribuito a rafforzare in loro l’idea di una sorta di superiorità degli uomini…

Addirittura le fiabe (mi riferisco a quelle di vecchia produzione disneyana tipo La bella e la bestia, Cenerentola, Cappuccetto rosso, Biancaneve). Attraverso un linguaggio evocativo e simbolico esprimono verità profonde e culturalmente condivise. Hanno un significato importante nello sviluppo emotivo del bambino e condizionano le bimbe indicando cosa ci si aspetta da loro.

Nonostante le difficoltà che ancora si incontrano,  com’è cambiata la vita delle donne?

Negli ultimi decenni l’identità di genere maschile e femminile si è confrontata con una società in rapida trasformazione in cui gli stereotipi di genere sono stati in parte sconfessati, soprattutto quelli riguardanti le donne.

Grazie alle lotte femministe e all’approvazione di importanti leggi che hanno combattuto le forme più eclatanti di discriminazione, le donne sono entrate di diritto in ambiti di interesse tradizionalmente maschile. Come il mondo dell’istruzione, specialmente superiore e universitaria, e l’ambito della carriera. In contrasto con la precedente tradizione che le voleva escluse dalla scolarizzazione, sottomesse e relegate a funzioni casalinghe, riproduttive e accudenti.

La vita delle donne all’affacciarsi del nuovo millennio appare in una fase di grandi cambiamenti. Le donne studiano per più tempo, raggiungendo traguardi scientifici eccellenti, e lavorano di più.

In base alla sua esperienza professionale, com’è nella vita privata la donna del terzo millennio?

Nella loro vita privata le donne fanno scelte diversificate. Si sposano più tardi, dopo aver raggiunto l’autonomia economica e la realizzazione professionale o solo se hanno incontrato una persona adatta, altrimenti decidono di restare single.

Fanno meno figli, e sempre più frequentemente in età matura. Questi cambiamenti hanno permesso anche la rivendicazione dell’esistenza del piacere femminile e del diritto a ricercarlo. Per gran parte delle donne delle giovani generazioni è considerato normale vivere liberamente la propria sessualità, tanto da mettere in crisi il classico modello della sessualità maschile.

Le donne ricercano l’autonomia sessuale e una sessualità più piena e libera, affrancata dagli obblighi tradizionali: desiderano ricevere piacere, e non solo fornirlo.

Come descriverebbe la donna del terzo millennio?

Oltre alla tradizionale cura della famiglia, dei figli, dei genitori anziani, è impegnata ad affermarsi in diversi ambiti lavorativi. Senza tralasciare la cura di sé cercando di apparire sempre bella ed elegante.

La donna del terzo millennio subisce, quindi, innumerevoli pressioni. Queste nella maggioranza dei casi generano angoscia, tensioni, stress, un vissuto di frustrazione e una costante ansia da prestazione. Ha uno spasmodico bisogno di dimostrare di valere, di farcela da sola, di eguagliare l’uomo in tutto.  Spesso ciò che più di tutto caratterizza la donna del terzo millennio è la sua aggressività, mutuata dal mondo maschile.

Si tratta, è ovvio, di un meccanismo di difesa dei traguardi raggiunti nella lotta per la parità di genere, non ancora completamente compiuta: per esempio, ancora nel mondo del lavoro, dove le donne continuano a guadagnare di meno e a dover dimostrare di più rispetto ai colleghi maschi.

In questo stato di guerra perenne, le caratteristiche femminili di ascolto, creatività, dolcezza, mediazione finiscono per essere un limite, più che una risorsa. Sono ben più utili doti quali la forza, e l’aggressività per proteggere il territorio psichico delle donne, la loro ricchezza e versatilità, e affermare un’identità psicologica, sociale e culturale pur sempre complessa e affascinante.

Si può parlare secondo lei di una sorta di mascolinizzazione della donna odierna?

Oggi la donna esprime tratti considerati finora di esclusiva pertinenza maschile: l’indipendenza, la competitività, la razionalità, il potere, il sesso privo di un coinvolgimento sentimentale. Aumentano le donne single per scelta, che dedicano tutta la loro vita alla carriera e scelgono di avere rapporti sessuali senza stabilire legami duraturi. Al massimo, si contornano di amicizie di letto.

Soprattutto tra le giovanissime gli incontri dediti alla sola sessualità sono sempre più frequenti, avendo assimilato un modello maschile e una concezione della sessualità improntati all’ “usa e getta”. Per le adulte, benché questa pratica sia ormai comune, resta la sensazione di un desiderio inespresso.

Spesso, infatti, la libertà sessuale è ancora causa di disagio e di sentimenti di colpa. Per esempio le donne le donne hanno difficoltà a separare l’amore dalla sessualità. Al contrario degli uomini che, anche se impegnati in un rapporto stabile, riescono facilmente a separare il loro investimento emotivo dal coinvolgimento di una relazione sessuale.

Anche nel libro sembra descrivere la donna quasi schiacciata nella sfera sessuale e alla ricerca del piacere costante. Quali sono le caratteristiche della sessualità femminile secondo lei?

Per molte la sfera erotica e sessuale sembra secondaria rispetto al coinvolgimento amoroso, con il quale si intreccia, in una complessità di fattori emotivi, situazionali e mentali. Ma ciò non significa che alle donne il sesso piaccia di meno! Semmai, possiamo osservare che questa sfera di interesse si attiva sulla base di motivazioni e bisogni differenti e necessita, per esprimersi, di stimoli più emotivi che fisici.

L’universo femminile è complicato e va interpretato, rispettato, condiviso, senza il terrore di restarne fagocitati o sviliti. Essere alla pari nelle opportunità e nei percorsi non vuol dire dover livellare i generi e considerare uguale ciò che uguale non è. Di fatto, i generi sono diversi, e non solo anatomicamente, ma anche per via delle loro caratteristiche psicologiche e delle rispettive attitudini. Le donne oggi sono immerse in un clima di incertezza riguardo all’identità di genere e ai ruoli sessuali.

Il rischio è di oggettivare l’esperienza sessuale per renderla facilmente accessibile e “consumabile”. A danno della sua importanza per il benessere psicofisico di ognuno e a favore di un’involuzione affettiva atta a sminuire e svilire le relazioni di coppia e sociali.

Nonostante tutto questo sembra ancora vigente una doppia morale…

La doppia morale consiste nell’abitudine a esprimere giudizi diversi per situazioni simili o a mettere a confronto persone diverse che si trovano nella stessa situazione, a seconda che si appartenga al genere femminile o a quello maschile. Negli ultimi cinquant’anni la morale sessuale si è molto alleggerita, per uomini e donne.

Tuttavia permane una certa differenza nel giudicare i due sessi, in particolare rispetto ai comportamenti erotici e sessuali. Ed infatti le donne possono essere giudicate più negativamente rispetto agli uomini per aver avuto rapporti sessuali con numerosi partner nel loro passato, per avere rapporti sessuali occasionali al di fuori di una relazione stabile, o per aver avuto esperienze sessuali in età precoce.

In generale, è più comune che una ragazza venga etichettata in modo negativo, se si pensa che sia sessualmente attiva, rispetto a quanto accade per un ragazzo della stessa età.

Come a voler sottolineare che la sessualità femminile debba essere più moderata e discreta. Addirittura alcune donne, vittime di stupri, sono state considerate in qualche modo colpevoli dell’abuso subìto, per aver avuto relazioni fisiche precoci o maggiori esperienze sessuali, al confronto con donne considerate più inesperte e quindi “più innocenti”.

L’uomo, invece, come si relaziona oggi a una donna che presenta i tratti che lei ha descritto finora?

Ancora oggi tanti uomini, probabilmente incapaci di confrontarsi con donne dalla sessualità attiva e consapevole, giudicano le donne in base alla loro esperienza. Quindi una donna “navigata” va bene per un rapporto occasionale, mentre nella scelta di una partner stabile, che possa diventare moglie e madre, gli uomini preferiscono donne che mostrano meno esperienza sessuale e rispondono a un ideale femminile più angelico, cioè dalle connotazioni sessuali sfumate e dunque in sé più puro.

Al contrario, è opinione comune attribuire agli uomini un maggior valore tanto più grande e varia è la loro esperienza sessuale. Molte donne subiscono ancora questi giudizi pesanti e definitivi e si convincono di doversi uniformare al modello maschile di donna asessuata, di donna-bambina o di donna-angelo, alla norma sociale che attribuisce loro una sessualità discreta e monogamica, cioè nascosta e dedicata a un solo uomo.

Questa doppia morale comporta come conseguenza che le donne tendano ancora a volte a negare le proprie pulsioni sessuali. Sviluppano nel tempo un atteggiamento di rifiuto o di repressione della propria vita sessuale, della loro capacità e possibilità di provare piacere.

Cosa potrebbe fare l’uomo per essere più vicino ai bisogni della donna oggi?

Le donne sono assai più mentali degli uomini nella sessualità, dunque per mantenere viva l’eccitazione è necessario che si trovino in una situazione di intimità, di tenerezza e di comunicazione. L’uomo dovrebbe imparare a stimolare la mente e la sensibilità della sua partner per intensificare lo stato di coinvolgimento e condurla al piacere.

Che tipo di uomo desidera la donna moderna?

La donna del terzo millennio sembra desiderare soprattutto un uomo interessante, essendo più selettiva dell’uomo. La donna ricerca comunque un compagno che abbia qualche particolarità, che eccella in qualcosa. Benché possa provare attrazione sessuale anche verso un uomo qualunque, è più frequente che resti colpita da colui che si distingue in qualche modo, per le sue doti intellettuali, per esempio.

O per una smagliante propensione alla conversazione brillante e alla socievolezza. Esistono poi dei desideri eterni. Da sempre le donne continuano a cercare relazioni coinvolgenti e rassicuranti, vogliono sentirsi amate e sapere di poter contare sulla lealtà del loro legame emotivo. La donna desidera essere rassicurata costantemente sul sentimento del partner, attraverso parole, gesti, vicinanza.

Ama essere coccolata, baciata e accarezzata, ma non esclusivamente con una finalità di tipo sessuale. In ciò spesso si differenzia dai compagni, per i quali la vicinanza fisica è comunemente associata alla sessualità. Agogna un uomo fedele che non violi il patto di esclusività della coppia e non la esponga alla ferita narcisistica di vedersi preferita un’altra donna, magari più giovane e più magra.

Desidera un uomo che sia disposto a condividere la vita con la donna amata: che sappia confrontarsi con lei nei discorsi, grazie a un ascolto attento, comunicando sogni e aspirazioni. Che sia disponibile nell’organizzazione della quotidianità, degli impegni, della cura della casa, dell’accudimento dei figli; che sia il compagno di un progetto di crescita, di pianificazione del futuro.

Cosa desidera la donna odierna anche nell’intimità?

Essendo più consapevoli della propria sessualità rispetto a un tempo, le donne desiderano maggiore intimità fisica, e se i preliminari sono importanti, lo è ancor di più ciò che li precede nell’ambito relazionale, i “preliminari dei preliminari”, diciamo così.

Vogliono sentirsi desiderate, accettate nella loro corporeità anche se non perfetta e non corrispondente ai sex symbol proposti dai mass media, ricercano gratificazione, appagamento del piacere e del benessere sessuali. Essenziale è che la donna si senta libera di esprimersi e accettata per come è, anche fisicamente, e soprattutto che si senta desiderata. Il desiderio dell’altro è un potente afrodisiaco e contribuisce a far sentire la partner unica e gratificata.

Le donne del terzo millennio desiderano soprattutto non essere giudicate, specie se esprimono il loro desiderio! Mi riferisco ai tanti uomini che sottolineano, quasi con disprezzo, le manifestazioni del desiderio sessuale delle loro partner riguardo a un’abbondante lubrificazione o alla comunicazione di fantasie erotiche.

 Le donne desiderano un erotismo più diffuso, olfattivo, tattile, propriocettivo, viscerale e intriso di emotività. Hanno principalmente bisogno di stimoli emotivi. Entrando nell’incanto di un erotismo più raffinato e sensuale, per la donna è molto più facile accedere al proprio desiderio e muoversi alla ricerca del piacere.

Sulla base della sua esperienza di psicoterapeuta e anche come donna, quali suggerimenti si potrebbero dare alla donna odierna?

Il suggerimento più importante è, a mio parere, il recupero della femminilità! Donne consapevoli di avere sconfitto principi azzurri e padri padroni ma anche di non avere bisogno di superpoteri, che dovrebbero recuperare tratti predominanti del genere legati a caratteristiche psicologiche: mi riferisco all’accoglienza, alla ricettività, all’altruismo, alla tenerezza, all’empatia, alla sensibilità, alla delicatezza, alla pazienza, alla comprensione e al senso di collaborazione. Quelli che spesso fino a oggi sono stati considerati tratti di debolezza, dovrebbero diventare punti di forza.

Acquisire un’autostima erotica, cioè la consapevolezza positiva della propria sfera erotica. Solo così si può imparare a far emergere i propri bisogni e desideri.  Dovrebbero partire dalla conoscenza di se stesse per rivendicare il diritto a godere del proprio corpo.

Il suggerimento è che le donne inizino da una conoscenza di base della loro anatomia, della fisiologia del piacere, dell’influenza che sulla loro sessualità hanno le componenti affettive e relazionali, con lo scopo di facilitare una vita sessuale attiva e appagante. In definitiva, il piacere femminile è un diritto!

Recuperare una forma di seduzione non finalizzata al raggiungimento di obiettivi materiali, ma come naturale desiderio di piacere, di interessare e di essere considerate per ciò che si è. Possiamo mostrarci nella nostra essenza, e non per quello che l’altro vuole che siamo, rischiando anche di non venire scelte ma comunque proponendoci appunto per ciò che si è, consapevoli degli inevitabili limiti ma pure delle risorse meravigliose di cui le donne dispongono.

Inoltre, la donna dovrebbe essere assertiva, capace di farsi valere senza né essere prevaricata né prevaricare. Sarebbe estremamente importante acquisire uno stile comunicativo che le consenta di esprimersi e di risolvere le problematiche, senza essere o passiva o aggressiva. Ciò è possibile mediante la conoscenza di sé, dei propri diritti, ma anche grazie all’educazione ai sentimenti e alle emozioni.

Forse il valore da riscoprire è soprattutto l’autenticità, la capacità di vivere la propria vita, assecondando la propria natura e sviluppando il dialogo e la connessione delle donne tra di loro e con gli uomini. Le donne possono finalmente non sentirsi più sotto scacco, recuperando magari quel sapere femminile che è sopravvissuto alla violenza e agli stereotipi.

Questo ci permette di essere istintive e razionali, mogli e amanti, professioniste e madri, educatrici rivoluzionarie e custodi della tradizione. L’uniformazione a tutti i costi è un rischio e uno spreco. Le donne dovrebbero pensarsi come persone in diritto di godere del proprio corpo e della sessualità, e considerarsi esseri orgasmici.

Scrollandosi di dosso la zavorra dei condizionamenti culturali e sociali, dei tabù e delle paure. Dovrebbero sperimentarsi come esseri sessuali, abbandonarsi alle sensazioni corporee, magari partendo da una conoscenza scientifica e pratica di se stesse. Pensarsi come esseri sessuati facendo emergere bisogni, emozioni e desideri.

Il piacere sessuale non è un dato di fatto: al contrario, come tutti i piaceri della vita, è fonte di scoperte, di crescita, di benessere che accompagnano tutte le fasi della nostra esistenza. Per provare piacere è necessario concederselo, pensare di meritarlo.

Un consiglio finale agli uomini e alle donne del Terzo Millennio?

L’uomo può e deve imparare a conoscere le donne, al di là dei luoghi comuni ereditati dal passato. E le donne, d’altro canto, non possono continuare a nascondersi dietro paure ancestrali, ma dovrebbero rivendicare il proprio modo di essere.

Uomini e donne devono essere soggetti che interagiscono appropriandosi con orgoglio della rispettiva individualità e specificità. Le donne del terzo millennio, dovrebbero sentirsi libere di essere se stesse, nella parità ma soprattutto nelle differenze! In definitiva, anche i ruoli di genere possono essere ritrattati mediante la conoscenza reciproca, il dialogo e il rispetto.

Di Eugenia Porro.

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