Problemi e filosofia

Il presente contributo rappresenta un tentativo di conciliare il concetto di problema e la filosofia, da intendersi come ricerca.

Ottobre 2020
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I problemi, la filosofia ed il problem solving: oltre le semplici parole.

I problemi, la filosofia ed il problem solving: oltre le semplici parole.

I problemi attanagliano la nostra vita quotidiana. Inoltre, molto spesso nei vari annunci di lavoro,  sia online sia cartacei, mi sono imbattuto nella famosa frase: “la posizione richiede ottime capacità di problem solving”. A mio avviso, questa citazione è abbastanza bistratta e messa lì a caso come riempitivo. Di converso, non è raro trovare lo stesso concetto nelle miriadi di curricula presenti nel Web e sui vari social network.

Mi vien da controbattere con altre due semplici domande: in realtà, sappiamo cosa sia realmente il problem solving? E cos’è in realtà un “problema”?

Credo che queste ed altre domande strettamente correlate spiazzerebbero la maggior parte dei nostri interlocutori, dai recruiter agli aspiranti candidati, e perché no anche qualche dirigente aziendale. In verità, alcuni potrebbero fornire delle definizioni abbastanza soddisfacenti, magari attinte dal campo manageriale e citando strategia e/o la tattica.

Potrebbero andar bene in prima battuta, ma con il presente contributo intendo scavare ancora più a fondo. Il concetto di problem solving non è isolato, ma è affiancato anche dal  problem findingproblem posingproblem settingproblem analysis, problem solving vero e proprio, decision making e decision taking.

Insomma è solo un anello di una lunga catena che viene avvolta intorno ad un pilastro: il problema. La stessa nozione di problema accompagna l’uomo fin dalle sue origini, ed è strettamente connesso con la sua maturazione scientifica, sociale e filosofica. Analizzerò il “problema” sia sotto il profilo filosofico, sia sotto il profilo delle matematiche e delle scienze cognitive.

Un po’ di etimologia.

Cerchiamo di mettere ordine e di imporre una linearità a tutto. Iniziamo a definire l’etimologia della parola “problema”, che deriva rispettivamente dal latino problema –ătis “questione proposta”, e dal greco  πρόβλημα -ατος, der. di προβάλλω  (probállō) “mettere avanti, proporre”.

Per ora soffermiamoci solo sull’accezione in ambito filosofico di problema, che può essere a ragion veduta ricondotta proprio agli albori di questa meravigliosa disciplina intellettuale. La parola filosofia deriva dal latino philosophĭa, e dal greco  ϕιλοσοϕία, comp. di ϕιλο- “filo-“ e σοϕία “sapienza”. Il tutto traducibile come “amore della sapienza”.

Filosofia come ricerca.

Dunque non possiamo non considerare la filosofia, in special modo quella greca, e la sua influenza nel dare una condizione al contorno di cosa sia un problema. Questo anche in virtù del fatto che la nostra civiltà occidentale odierna possiede ancora profondi legami con la filosofia greca.

La filosofia greca è essenzialmente ricerca. “Un atto fondamentale di libertà di fronte alla tradizione, al costume ed ad ogni credenza accettata come tale” (Abbagnano). L’uomo non possiede la sapienza, ma ha come scopo quello di cercarla.

Attraverso quest’impulso di indagine, la filosofia greca assume lo scopo di porre delucidazioni sulla verità, al di fuori degli schemi consuetudinari e delle apparenze. Indagine che prende come modello e guida solo la forza della ragione e non verità già manifeste o rilevate.

Alcune citazioni.

Per i Greci, L’uomo stesso è “animale ragionevole”, autonomo nel ricercare razionalmente questa verità. Citiamo un passo di Pericle in Tucidide, parlando a proposito delle qualità del popolo ateniese: “Noi amiamo il bello con semplicità e filosofiamo senza timidezza”.

Eloquenti poi sono le parole di Aristotele contenute nella Metafisica “Tutti gli uomini tendono per natura al sapere”. Perciò l’atto del filosofare è possibile a tutti gli uomini, e non solo come mero desiderio, ma come effettivo conseguimento del sapere.

Eraclito affermava che “é necessario che gli uomini filosofi siano buoni indagatori (historas) di molte cose”. Questa frase denota il doppio significato che i Greci attribuivano alla parola filosofia. Il primo, di carattere generale, consiste nel definire che ogni scienza o disciplina umana viene inclusa nella filosofia stessa, poiché fondata sulla ricerca autonoma.

La seconda accezione, più dettagliata, invece entra nell’essenza della filosofia, intesa come “ricerca che pone il problema della ricerca e quindi chiarisce il suo proprio valore nei confronti dell’uomo”. In aggiunta, secondo gli Stoici, la filosofia è lo sforzo (epitedesuis)  verso la sapienza, mentre per gli Epicurei è l’attività (energheia) che rende felice la vita.

Problema come ricerca.

Ora soffermiamoci sulle primissime fasi del “problema”, fra cui il problem finding. Il termine anglosassone può essere tradotto come “individuazione” o “identificazione” del problema.

Nell’elenco summenzionato, è solo il primo dei vari passi da fare per arrivare alla “risoluzione del problema” vera e propria, ovvero il “problem solving”. Infatti, spesso ci si concentra prevalentemente solo ed esclusivamente su quest’ultimo punto critico, sbagliando completamente approccio nell’affrontare un problema.

Non a caso, già qualche decennio fa Getzels osservava che esistevano tantissimi lavori su come si risolve un problema, ma pochissimi su come si individua e si formula. Inoltre, i vari dilemmi che affrontiamo nel corso della nostra quotidianità spesso non possono essere considerati automaticamente problemi che possono avere una soluzione oppure almeno una seria valutazione di merito.

I problemi devono essere posti in essere e formulati in maniera produttiva e decisa se vogliamo che essi siano indirizzati verso la loro soluzione ottimale. Sempre Getzels (1975) evidenzia che : “la maniera in cui viene posto il problema, sarà il modo in cui il dilemma verrà risolto”.

La posizione di Einstein e Moore.

In aggiunta, come espresso da Einstein (Einstein & Infeld, 1938): La formulazione di un problema è spesso più essenziale della sua soluzione, che può essere semplicemente una questione di abilità matematica o sperimentale. Sollevare nuove domande, nuove possibilità, considerare vecchie domande da una nuova angolazione, richiede immaginazione creativa e segna un vero progresso nella scienza.

Questo concetto, come ben descritto anche dalle parole seguenti di Henry Moore (1955), non vale solo per la scienza ma in generale anche per l’apprendimento e l’arte.

Moore descrive il processo di “ricerca dei problemi” con queste parole: A volte comincio a disegnare senza preconcetti problemi da risolvere, con un solo desiderio di usare la matita su carta e solo di fare linee, toni e stili senza scopo consapevole. Ma quando la mia mente comprende ciò che è così prodotto, arriva un punto in cui un’idea diventa cosciente e si cristallizza, quindi iniziano a verificarsi il controllo e l’ordine.

Essere umano come problem finder,

Noi uomini e donne possiamo definirci a buon diritto come problem finder: cercatori di problemi. Nelle attività considerate puramente come umane (scienze, arte, filosofia) l’Uomo affronta tanto la ricerca o alla creazione di problemi quanto la loro risoluzione.

Questo atteggiamento non viene messo in atto solo per affrontare ostacoli che eventualmente intralciano e mettono in pericolo il benessere personale. Molto spesso questo comportamento di “ricerca del problema” viene eseguito anche a rischio dello stesso benessere o addirittura della vita.

La “confidenza” con le problematiche viene manifestata da noi umani già dalla prima infanzia, e fino alle più alte sfere dell’intelletto come l’arte e la scienza. Approccio che è comune anche ad altre attività umane pratiche, come risolvere puzzle, esplorare grotte pericolose, leggere libri dell’orrore.

Perché facciamo tutto questo?

Perché trovare problemi ci dà piacere ed emozioni utili a soddisfare il benessere personale. Risolvere problemi è un’attività che eseguono anche altri animali (specialmente i primati superiori). Cercare, scoprire, creare ed inventare problemi invece sono azioni che contraddistinguono solo ed unicamente il pensiero umano.

A ben vedere dunque, sicuramente maggiore è la “profondità” dei problemi scoperti e/o posti in essere (ed ovviamente poi risolti), maggiore è il risultato umano (Bunge,1967). Le riflessioni appena illustrate ne portano ad un altra. Per certi versi infatti, a volte è di maggior spessore la scoperta o la creazione di nuovi problemi rispetto alla produzione di ulteriori soluzioni per quelli già messi in luce e presentati.

Conclusioni.

Come possiamo notare, l’essenza del “problema” e della “filosofia” non sono fra di loro molto lontane. Entrambe nascono da un’istanza di ricerca tendente alla conoscenza ed alla scoperta del mondo e della natura, e di tutti i loro elementi. Non a caso dunque, la filosofia ha analizzato il concetto di cosa sia un problema, fin dalle sue origini. Argomenteremo meglio quest’ultimo aspetto nel prossimo contributo.

Leggi anche: Il Problema: tra Socrate e Aristotele

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