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La realtà Maya

La realtà Maya

La realtà Maya: l’illusione cosmica che tutto avvolge.

Il primo in occidente ad introdurre il concetto di maya, probabilmente è stato Arthur Schopenhauer, con la sua bellissima definizione, entrata nel lessico comune di “velo di maya”. Maya, l’illusione cosmica che tutto avvolge, è un termine dell’induismo, nato sulle rive del Gange.

L’advaita vedanta, il vedanta non duale, utilizza molto tale definizione per indicare la manifestazione concreta e tangibile del nostro universo.

Vi è una precisione da fare subito: maya indica una irrealtà, un miraggio ma in un senso relativo. La nostra vita, il mondo in cui viviamo, è illusorio in quanto non eterno quindi stabile ed immutabile. Tutto sotto il sole nasce, cresce e deperisce, quindi si trasforma.

Secondo le antiche e più pure dottrine spirituali, il mondo reale, al di la della maya, è eterno, perfetto, immutabile, quindi non sottoposto ad alcun cambiamento poiché da sempre perfetto. La maya è da considerarsi quindi illusoria in senso relativo.

Una certa consistenza di realtà possiede, grazie al substrato divino che è radicato in ogni cosa, denominato Para Brahman, o con altri termini. Non di meno la maya cosmica è un gioco di prestigio, una irrealtà. Il mezzo con cui noi esseri umani esperiamo le vicende della vita nel gioco illusorio dell’esistenza, prevalentemente sono la mente e i sensi ad essa collegata. Secondo le visuali dei saggi, la nostra mente proietta la realtà illusoria della vita in maya, tramite l’influsso dei tre guna, le proprietà della natura.

Questi guna sono:

  • sattva – la luminosità, l’armonia;
  • rajas – la passione, il senso dell’io;
  • tamas – l’inerzia , l’oscurità.

L’effetto di maya salta subito all’occhio parlando dei guna.

Si dice che l’uomo non agisce, ma sono i tre guna che agiscono sempre tramite le azioni umane. Noi non agiamo ma siamo guidati dai guna! Risulta così chiaro che il mondo di maya sia una prigione, una sorta di penitenziario ove agisce la legge del karma per regolare le vicende della complessa struttura della società umana. La maya cosmica quindi vibra profondamente nel nostro essere e si mantiene grazie alla nostra struttura egocentrica.

Nella voce del silenzio è detto che il nostro universo è conosciuto nell’armonia universale come il luogo della “grande eresia”, indicando con ciò che nei nostri luoghi vige la legge della separazione, dell’egoismo, cosa anomala nell’economia delle cose universali.

La maya è il regno dell’ego, utilissima per soddisfare i bisogni personali egoistici ma pronta assai a sferzare con la legge del karma, le trasgressioni al dharma – la giustizia armonica – ogniqualvolta se ne presenta l’occasione.

Maya è quindi un velo tessuto sulla realtà dell’inconoscibile divinità primordiale, fitto, con innumerevoli aspetti, tutti intessuti sulla psiche umana che così composta, dorme e non è sveglia sui mondi divini.

Ci viene subito in mente il mito della caverna di Platone, così noto da non doverlo spiegare. Noi viviamo nel mondo delle ombre, semidesti nel migliore dei casi, e il senso delle cose ci sfugge. Attualmente la mente, in ogni luogo del pianeta, ha assunto il ruolo dirigente nelle faccende umane… come detto, è proprio la mente la catena principale con cui maya ci lega ai suoi sortilegi.

Dimostrazione che, a scapito delle idee ottimistiche degli ambienti new age, l’umanità dei nostri tempi è addormentata più che mai, anche se una fetta di questa è impegnata più o meno seriamente in percorsi di ricerca spirituale.

Vorremmo introdurre, comunque a fine articolo, un altro concetto dell’induismo, quello di “lila”, il gioco cosmico, la danza della divinità.

Lila: il gioco cosmico.

Lo stato egocentrico umano è uno stato anomalo come detto, una grande eresia secondo le leggi armoniche che reggono l’universo, quindi uno stato inferiore, infantile. La maya rappresenta il tappeto su cui si manifestano le entità umane egocentriche, ballando una danza che il più delle volte non riconoscono. La lila cosmica è un ballo divino poiché ogni cosa – come afferma l’advaita vedanta – è in ultima analisi mossa dal dio primordiale.

Nella maya gli esseri sono costretti a danzare secondo il volere della divinità sconosciuta, danza sacra seppur mossa dalle note del karma.

Questa è la lila, la danza universale.

Ma coloro che si incominciano a destare dal sonno di maya, sono chiamati a divenir “lucidi ballerini” per così dire. Per costoro la maya diviene uno specchio in cui rimirar le fattezze dei misteri della musica della vita, e incominciano a trovar un raggio di azione fuori dai movimenti dei guna. Costoro son chiamati al risveglio, in un mondo sommerso dal sonno di maya, eterna dea che fa danzare i suoi pupilli sulle note inferiori del karma.

Leggi anche: La Maya Cosmica

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Fabio Duranti

Fabio Duranti (Milano 1969) è uno scrittore che fonde l'alchimia delle parole con la sua innata ricerca interiore. Da oltre 30 anni si interessa di esoterismo "serio", filosofia, metafisica e mitologia, sempre sulla base dello gnosticismo originale. Ha pubblicato tre libri con diverse case editrici, e prossima è l'uscita di altre sue due opere.

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