La Maya Cosmica
Un concetto orientale, ma divenuto appannaggio anche dell’occidente è quello della Maya cosmica. Arthur Schopenhauer è stato il primo ad introdurre in Europa l’idea del “velo di Maya”, indicante l’illusorietà della realtà consueta. Premettiamo che con illusione, non si intende una sorta di irrealtà assoluta, ma il fatto che tutto ciò che vive sotto il sole, […]
Un concetto orientale, ma divenuto appannaggio anche dell’occidente è quello della Maya cosmica.
Arthur Schopenhauer è stato il primo ad introdurre in Europa l’idea del “velo di Maya”, indicante l’illusorietà della realtà consueta. Premettiamo che con illusione, non si intende una sorta di irrealtà assoluta, ma il fatto che tutto ciò che vive sotto il sole, nasce, cresce e poi scompare, cosa che rende instabile l’esistenza stessa se rapportata al concetto di eternità tipica della divinità più alta.
Il nostro mondo quindi è illusorio proprio perché soggetto alle leggi del nascere e del deperire, cosa impossibile da attribuire alla vita pienamente sbocciata che, a detta dei saggi, si esperisce fuori dal regno della Maya cosmica. Quello che segue è un breve racconto da noi riscritto tratto dalla tradizione millenaria dell’antica India, il quale illustra benissimo questa “speculazione filosofica” assai affascinante e ricca di risposte per il cercatore moderno.
Un giorno, nel regno luminoso di Brahma, un suo abitante si rivolse così al dio più alto: “Padre, ho sentito sovente parlare delle meraviglie della tua Maya cosmica e sono curioso di scoprire cosa sia. Saresti così gentile di farmela conoscere?”
Al che Brahma invitò il curioso suo figlio a seguirlo. Camminarono per un certo tempo, per giungere infine nel letto di un fiume in secca in cui vi era una pietra grossa tanto da permettere di sedercisi sopra. Brahma si sedette e disse al suo curioso figlio – Ecco ho sete, saresti così gentile da andarmi a prendere dell’acqua?- Il curioso individuo si incamminò da solo lungo il letto asciutto del fiume.
Cammina, cammina, passarono molti minuti e dell’acqua nessuna traccia. Si inoltrò così dentro una foresta rigogliosa col desiderio di soddisfare la richiesta di Brahma. Ad un certo punto, giunse nei pressi di uno spiazzo abitato nel cui centro vi era una bella abitazione. Pensò di bussare alla splendida porta di legno per chiedere dell’acqua. Gli aprì un vecchio signore, dagli occhi luminosi e la folta barba. Questo lo invitò ad entrare ed a passare la notte da lui.
Subito, vista la bellezza interna della casa, il figlio di Brahma dimenticò il motivo della sua ricerca e fu contento di essere ospite di quel vegliardo, il quale aveva una splendida figlia ancora vergine dagli occhi come una dea e il corpo bellissimo. Passarono così diversi giorni, e l’uomo incominciò a lavorare nei campi del vecchio signore, innamoratissimo della figlia. Dopo altro tempo il vegliardo propose al figlio di Brahma di sposare la sua unica figlia e di diventare l’unico erede delle sue terre. Il vegliardo così morì e il figlio di Brahma divenne padre di due splendidi bambini. Gli anni passarono felici ed intensi, e solo gioia vi era nella casa.
Ma un giorno, un violentò temporale incominciò a riempire il letto del fiume vicino. Mai si era visto un temporale così! Durò diversi giorni fino al punto che il fiume straripò inondando tutta la zona. In preda al panico, la famiglia felice cercò scampo, ma le acque inesorabilmente uccisero la moglie. Nella disperazione più nera, il giovane si caricò sulle spalle i due figli, nel tentativo di portarli in salvo.
Ma tutt’e due annegarono anch’essi. Nel mentre le acque tumultuose stavano per risucchiare anche lui, il figlio di Brahma svenne, per poi ritrovarsi ai piedi di Brahma ancora seduto sulla pietra, il quale gli disse – figlio mio dove sei stato? E’ mezz’ora che ti sto aspettando!” E’ da notare, prendendo in considerazione questo racconto, come il concetto di tempo sia diverso nei due mondi, quello della Maya cosmica e quello superiore di Brahma.
La durata di tutta una vita nel nostro mondo, in quello di Brahma risulta essere cronologicamente uguale solo ad una mezz’ora. Cosa singolare che però non suona strana all’orecchio dell’uomo moderno abituato oramai alla teoria della relatività. Singolare è anche il concetto di instabilità che regna nel mondo della Maya cosmica, dato che la felicità è inesorabilmente seguita dal dolore. Ricordiamo di sfuggita che anche il Buddha affermò che nel regno retto dalla ruota delle reincarnazioni, si incontra solo dolore, intervallato da fugaci piaceri.
La Maya cosmica è un mistero, ed anche il saggio Vedantino Nisargadatta affermava che, il vero mistero è proprio la Maya, non il mondo superiore dell’assoluto che si raggiunge lacerando tutti i veli che la stessa Maya cosmica tesse sulla realtà in cui viviamo giornalmente. Questa antica dottrina orientale, a nostro parere dona all’uomo moderno una chiave attuale per risolvere le problematiche assai complesse della società moderna attuale, ed invitiamo il gentile lettore ad un approfondimento delle stesse, con l’augurio di sviscerare nella quotidianità le lezioni arcaiche contenute.
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