I molteplici aspetti della realtà
Alcuni fisici quantici affermano in modo sibillino, che esistono dieci/dodici milioni di dimensioni parallele alla nostra, un numero veramente grande. Noi siamo comunque del parere che tale indicazione non sia giusta, in quanto indicante un numero inferiore di dette dimensioni. A nostro parere, esistono nella manifestazione concreta del mondo, tante dimensioni quanto il numero degli […]
Alcuni fisici quantici affermano in modo sibillino, che esistono dieci/dodici milioni di dimensioni parallele alla nostra, un numero veramente grande. Noi siamo comunque del parere che tale indicazione non sia giusta, in quanto indicante un numero inferiore di dette dimensioni. A nostro parere, esistono nella manifestazione concreta del mondo, tante dimensioni quanto il numero degli esseri umani.
Ogni uomo vive in un suo universo personale, calibrato secondo le proprie caratteristiche. Questi microcosmi umani si manifestano nello spazio-tempo comune a tutti: è il substrato generico che amalgama le coscienze in un tutto armonico e rende lineare – se così si può dire – la stessa manifestazione della razza umana. Il fattore tempo è basilare nell’economia delle cose; se non ci fosse una durata, niente potrebbe venire a galla nell’enorme serbatoio del mondo.
La durata delle cose e degli esseri è proiettata nello spazio, enorme schermo in cui si manifesta il movimento temporale. Nello spazio tempo, retto dalle tre dimensioni, si manifestano attualmente circa otto miliardi di esseri umani. Quindi, le dimensioni parallele alla nostra sono proprio circa otto miliardi, numero degli attuali abitanti del pianeta terra. La caratteristica di queste dimensioni personali in cui ogni uomo vive e si manifesta, è quella dell’instabilità.
Le particelle sub-atomiche non sono certamente identificate dai fisici quantici, ed hanno caratteristiche bizzarre. Inoltre, è stato appurato che, il solo osservare lo stato sub-atomico, modifica detto stato: in altre parole, la realtà viene modificata dall’atto dell’osservatore che quindi influisce sullo stato effettivo di come si presenta la realtà.
E’ logico affermare quindi che la realtà sia una sorta di fluido sempre in movimento, non stabile.
Anche il tempo è oramai accertato che sia un fattore relativo, quindi, al di là dell’esattezza cronometrica battuta dall’orologio, il fattore tempo non è qualcosa di stabile ed assoluto: capita a volte che cinque minuti passano intensamente come un ora, e al contrario sembra sovente che un ora sia passata come un quarto d’ora.
Tutto questo è detto per far capire che non esiste realmente un concetto assoluto di realtà stabile e definitiva! I fattori spazio-temporali reggono la manifestazione tridimensionale, ma a detta dei mistici di tutti i tempi, tale manifestazione è solo un aspetto esteriore della realtà. Alla base di tutto, a volte nominato come “noumeno”, dovrebbe esserci quella che semplicemente è chiamata “eternità”.
Nagarjuna, filosofo buddista dei primi secoli dopo cristo, afferma che alla base di tutto vi è la vacuità e che ogni cosa manifestata è senza “reale realtà in se stessa”, ma gioco illusorio del movimento sottile della vacuità stessa.
Secondo l’ottica di Nagarjuna quindi, gli otto miliardi di esseri umani che si muovono – ognuno rinchiuso nel suo bozzolo egocentrico personale – nelle tre dimensioni dello spazio-tempo, sono delle irrealtà, poiché non hanno accesso alla vacuità di base che regge ogni cosa. I multiformi aspetti della realtà consueta, con i suoi innumerevoli risvolti nella vita quotidiana, sembrerebbero essere quindi una sorta di sogno onirico se paragonati all’eternità di cui testimoniano da sempre i mistici di tutte le epoche.
Calderon de la Barca, drammaturgo spagnolo del seicento, è ancora famoso per un opera dal titolo “La vita è sogno”.
Il concetto orientale della maya cosmica(l’illusione del mondo fenomenico) è parallelo alle idee di Calderon de la Barca. Gli otto miliardi di esseri che attualmente vivono su un pianeta illusorio, cullato da un universo altrettanto illusorio, vivono dalla culla alla tomba , una vita illusoria, poiché staccata da quella “vacuità piena” di cui parlava Nagarjuna.
E’ quindi illusorio anche cercare di codificare in termini definitivi la realtà esteriore delle cose: sempre nuovi tratti possono saltare fuori dall’osservazione attenta degli scienziati, ma sempre si tratterà di aspetti del grande sogno cosmico in cui dorme l’umanità da millenni. Seconda Ramesh Balsekar, discepolo diretto di Nisargadatta, l’attitudine del saggio è quella del “sia fatta la tua volontà”.
Appurato che anche gli otto miliardi di persone sono un sogno nel sogno cosmico che ci attornia, conviene non lottare più con la volontà per scopi personali, ma avere fiducia nella forza della “vacuità” che, non di meno mantiene in manifestazione ogni cosa in modo armonioso e lineare, e che a volte viene riconosciuta da qualche coscienza matura per ciò.
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