Le pandemie nella storia dell’umanità

Il corso della storia è stato orientato da alcune pandemie che hanno modificato il mondo, l’umanità e la società globale. Per risolvere i problemi futuri dobbiamo guardarci indietro, analizzando come l’uomo li ha affrontati e sconfitti nel corso degli anni. La malattia è parte integrante della storia dell’umanità. Due riflessioni il cui accostamento poteva sembrare […]

Novembre 2020
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Il corso della storia è stato orientato da alcune pandemie che hanno modificato il mondo, l'umanità e la società globale

Il corso della storia è stato orientato da alcune pandemie che hanno modificato il mondo, l’umanità e la società globale.

Per risolvere i problemi futuri dobbiamo guardarci indietro, analizzando come l’uomo li ha affrontati e sconfitti nel corso degli anni. La malattia è parte integrante della storia dell’umanità. Due riflessioni il cui accostamento poteva sembrare bizzarro fino a qualche mese fa, prima che la minaccia del Coronavirus si prendesse le nostre esistenze e la nostra normalità, data troppo spesso per scontata.

In realtà, è da quando l’essere umano ha iniziato a organizzarsi in società e a creare nuclei di persone che convivono nello stesso spazio che le malattie contagiose hanno assunto un ruolo storico preponderante. In parallelo con la crescita della popolazione mondiale, col diffondersi di una malattia in varie regioni del pianeta, questa diveniva una minaccia per la popolazione. Così le prime pandemie iniziarono ad essere documentate.

Queste hanno talvolta letteralmente trasformato le società in cui sono comparse e, molto probabilmente, hanno cambiato o influenzato in modo decisivo il corso della storia.

Diamo uno sguardo alle pandemie che hanno tenuto in scacco l’umanità.

La peste di Giustiniano.

L’Impero bizantino si trovava in uno dei suoi momenti di maggior splendore quando un’epidemia di peste oscurò il potere dell’imperatore Giustiniano. Si trattava della prima epidemia di peste di cui si ha conoscenza. La pandemia, e con essa la paura e l’isteria, si diffusero ad una velocità vertiginosa a Costantinopoli, una città di quasi 800.000 abitanti.

E da lì verso tutto l’Impero. Anche lo stesso Giustiniano ne fu vittima, ma riuscì a guarire. Alla fine dell’epidemia, la capitale imperiale aveva perso quasi il 40% della sua popolazione e in tutto l’impero avevano perso la vita quattro milioni di persone. Le conseguenze economiche furono catastrofiche, perché ci furono momenti in cui il numero di morti superava quello dei vivi.

Non pochi storici vedono in questa fase di indebolimento dell’Impero bizantino la linea di demarcazione fra il tramonto dell’Antichità e la nascita del Medioevo.

La peste nera.

La peste nera era già nota quando l’umanità visse la peggiore epidemia a metà del XIV secolo (tra il 1346 e il 1353). Era conosciuta per i suoi precedenti, ma le sue cause e il suo trattamento erano completamente oscuri. Questo, insieme alla velocità di diffusione, l’hanno resa una delle più grandi pandemie della storia.

Solo cinque secoli più tardi venne scoperta la sua origine animale, il suo collegamento con i ratti, che durante il Medioevo convivevano con gli uomini, spostandosi addirittura con gli stessi mezzi di trasporto (come le navi) verso città lontane, portando il virus con sé.

I numeri che ha lasciato dietro di sé questa epidemia sono sconvolgenti. Secondo i dati in possesso degli storici, si stima che la penisola iberica perse circa il 60-65% della popolazione e la Toscana fra il 50 e il 60%. La popolazione europea passò da 80 a 30 milioni di persone.

Il vaiolo.

Il cosiddetto virus del vaiolo, la cui diffusione negli esseri umani è nota da almeno 10.000 anni, è la causa della malattia nota come vaiolo. Il suo nome fa riferimento alle pustole che apparivano sulla pelle di chi ne soffriva. Era una malattia grave ed estremamente contagiosa che decimò la popolazione mondiale dalla sua comparsa, arrivando ad avere tassi di mortalità fino al 30%.

Si espanse massivamente in America, quando i conquistatori iniziarono ad attraversare l’oceano, colpendo in modo terribile una popolazione con difese immunitarie molto basse contro nuove malattie, mentre in Europa ebbe un periodo di drammatica espansione durante il XVIII secolo, infettando e sfigurando milioni di persone.

Fortunatamente, è una delle due uniche malattie che l’uomo è riuscito a debellare con la vaccinazione. È stato proprio combattendo questa malattia che fu scoperto il primo vaccino. Fu Lady Mary Montagu ad elaborare inizialmente alcune osservazioni chiave in Turchia e, quasi 100 anni dopo, Edward Jenner a dimostrarne l’efficacia scientifica. Nel 1977 è stato registrato l’ultimo caso di contagio del virus, che da allora è considerato estinto.

L’influenza spagnola.

Nel marzo 1918, durante gli ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale, fu registrato il primo caso di influenza spagnola, paradossalmente, in un ospedale degli Stati Uniti. Fu battezzata così perché la Spagna rimase neutrale nella Grande Guerra e le informazioni sulla pandemia circolavano liberamente, a differenza degli altri paesi coinvolti nella lotta che cercavano di nascondere i dati.

Questo ceppo del virus dell’influenza si diffuse in tutto il mondo, contemporaneamente agli spostamenti delle truppe sui fronti europei. I sistemi sanitari rischiarono il collasso e le camere mortuarie non riuscivano a stare al passo con le vittime. Studi recenti hanno rivelato dati più precisi. Si stima che il tasso di mortalità globale fu tra il 15 e il 20% degli infetti, e in tutto il mondo morirono fra le 30 e le 50 milioni di persone. C’è chi addirittura ipotizza che si raggiunsero le 100 milioni di vittime.

Il virus dell’Immunodeficienza umana (HIV).

Una delle più gravi e più recenti pandemie conosciute dalla società odierna è quella del virus dell’immunodeficienza umana, l’HIV, le cui conseguenze portano all’AIDS. I primi casi documentati sono apparsi nel 1981, e da allora il virus si è diffuso in tutto il mondo concentrando gran parte degli sforzi delle autorità sanitarie internazionali. Si ritiene che la sua origine sia animale, e i suoi effetti contemplano l’indebolimento del sistema immunitario.

Di per sé quindi il virus non è letale, ma lo sono le sue conseguenze, perché lasciano l’organismo indifeso di fronte ad altre malattie. Il suo contagio avviene per contatto con fluidi corporei. Anche se queste vie di trasmissione lo rendono meno contagioso, a priori, rispetto ad altri virus come l’influenza, l’ignoranza iniziale ha permesso che si diffondesse molto rapidamente.

Si stima che l’HIV abbia causato circa 25 milioni di morti in tutto il mondo, comprese personalità illustrissime come Freddie Mercury, frontman dei Queen. Attualmente le potenti cure antiretrovirali permettono ai malati un’aspettativa di vita molto alta ed una sostanziale normalità nella quotidianità.

Le notizie più ottimistiche parlano di ben dodici prototipi di vaccino contro il Covid-19 che sono nell’ultima fase di sperimentazione, quella che precede l’applicazione sull’uomo. L’impressione è che solo un vaccino efficace possa portarci fuori da questo incubo che sta causando vittime dirette e collaterali, per le gravi conseguenze economiche che porta con sé.

C’è chi teme, inoltre, che le pandemie saranno sempre più frequenti negli anni a venire, per il progresso incontrollato delle nostre società consumistiche, improntate allo scambio costante e continuo, orientato esclusivamente al profitto, senza rispetto alcuno per l’equilibrio del pianeta.

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