Identità zoomer: abbiamo ancora molto da raccontare

Identità zoomer: ve l’avevamo detto, lo scorso articolo non era altro che un’introduzione. Gli zoomer hanno molto da raccontare e su di loro c’è ancora tutto un mondo da scoprire. Le linee guida di questi approfondimenti saranno fondamentalmente due: costruzione della identità zoomer e sessualità zoomer. Certo, un argomento così ampio non si esaurisce con […]

Aprile 2020
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Identità zoomer: ve l’avevamo detto, lo scorso articolo non era altro che un’introduzione.

Identità zoomer: ve l’avevamo detto, lo scorso articolo non era altro che un’introduzione.

Gli zoomer hanno molto da raccontare e su di loro c’è ancora tutto un mondo da scoprire. Le linee guida di questi approfondimenti saranno fondamentalmente due: costruzione della identità zoomer e sessualità zoomer.

Certo, un argomento così ampio non si esaurisce con un articolo o con uno studio temporaneo, ma sicuramente l’obiettivo di questi scritti sarà quello di dare delle linee guida per la comprensione dell’universo zoomer, che sta già prendendo e prenderà sempre più spazio nella nostra comunità nel giro di pochissimi anni, se non addirittura mesi.

Cosa intendiamo quando parliamo di uno zoomer?

Quando parliamo di identità, le cose non sono mai facili come sembrano. C’è chi dice di non avere identità, perché l’identità spesso rappresenta una gabbia da cui fuggire a gambe levate per andarsi a conquistare la libertà, tanto anelata da tutti gli esseri umani.

Ma vi svelo un segreto: anche chi dice di non avere identità o di rifuggire gli schemi identitari o le loro costrizioni sociali, sta facendo una scelta, quindi sta agendo secondo un’identità. Magari sarò più chiara nel dirvi che anche nella negazione di un concetto vi è l’accettazione che quel concetto negato esista, ci sia da qualche parte e quindi quella negazione non è altro che parte integrante di un’esistenza. Bene, adesso cerchiamo di sbrogliare questa matassa!

Se io sono bionda vuol dire che non sono mora, ma nell’affermare di non essere mora, sto dicendo praticamente che le more esistono e che l’affermazione dell’essere bionda ammette la necessità dell’esistenza di una mora da negare, da escludere nella mia “biondità”. Se A non è B vuol dire che A è anche la negazione di B. Empasse superata, dunque.

L’universo non conosce la negazione ma la possibilità totale che tutto avvenga. In un’ottica di questo tipo non esiste affermazione senza negazione e quella che noi comunemente chiamiamo “negazione” non è altro che una delle tante possibilità dell’unico, totale e universale. Gli zoomer hanno capito bene ciò di cui stiamo parlando, perché essi non ammettono negazione, ma totale accoglimento dell’uno, del totale, dell’universale.

È per questo motivo che la identità zoomer appare così poco incline alle classificazioni tradizionali e sfugge davvero da qualsiasi gabbia sociale. La storia del costume e della moda ha visto tanti tipi umani. Dalla liberazione e dalle rivoluzioni a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, abbiamo visto tanti stereotipi contrapposti fra di loro. I mod si contrapponevano ai rockers, gli hippy ai bohémien, più tardi i rasta ai rude boys e molti altri, come racconta Laura Gramuglia in “Pop style. La musica addosso” (Arcana, 2015).

E invece gli zoomer non conoscono l’aut- aut, la contrapposizione, la negazione, ma al contrario si costituiscono come persone in una propensione alla fluidità.

Lo zoomer è fluido.

Per un soggetto zoomer scegliere non significa fare una scelta esclusiva, bensì inclusiva. Lo zoomer include, accoglie, sente di potersi definire nel tutto, nel fluido universale, in maniera versatile, spensierata. La persona zoomer non nega, ma afferma. Io sono zoomer vuol dire che posso essere tutto e il contrario di tutto, senza precludermi nulla, ma accettando la mia espressione umana e quella altrui con fiducia, serenità e leggerezza.

In questo modo lo zoomer nega soltanto il rimorso di essere stato qualcosa e non qualcos’altro. Nessun rimorso, nessun rimpianto nel meraviglioso e futuristico universo degli zoomer, ma tutto concesso in base al sentire del momento. Per gli zoomer non vi è la ricerca della bellezza estetica a tutti i costi, non c’è la ricerca del titolo di studio a tutti i costi, non c’è la necessità di un riconoscimento sociale a tutti i costi.

Perché il riconoscimento non passa dall’adesione a dei canoni precedentemente dati, ma passa attraverso la pura e autentica espressione del sé, fermo restando solo un principio: il rispetto per sé e per gli altri. Tutto questo si traduce in una ricerca e in un’estrinsecazione dello stile e dell’identità molto diversa rispetto a quella delle generazioni precedenti. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

STAY TUNED STAY ZOOMER.

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