OTT: la multimedialità che cambia

OTT: da Netflix a Spotify passando per Dazn e Now tv. Nuovi trend di fruizione e di pagamento. La “disruptive innovation” figlia di una convergenza che ha cambiato il modo in cui ci informiamo e comunichiamo. Perché ci piacciono cosi tanto. La comunicazione può essere considerata da alcuni argomento di facile comprensione, ma forse solo […]

Luglio 2018
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OTT: da Netflix a Spotify passando per Dazn e Now tv.

OTT: da Netflix a Spotify passando per Dazn e Now tv.

Nuovi trend di fruizione e di pagamento. La “disruptive innovation” figlia di una convergenza che ha cambiato il modo in cui ci informiamo e comunichiamo. Perché ci piacciono cosi tanto.

La comunicazione può essere considerata da alcuni argomento di facile comprensione, ma forse solo tra i professionisti  e non siamo tutti professionisti. Ricordiamo anche che ormai le discipline sono al giorno d’oggi sempre più ibride, ed alla luce dei tanti significati che può avere l’economia, ecco che essa e la comunicazione si intersecano.

Quest’articolo nasce in questa prospettiva. L’hanno dimostrato Netflix, Spotify ed i loro presenti e futuri concorrenti.

Spotify sta “rubando” clienti ad Apple Music.

Secondo EY Netflix Italia conta circa 800.000 utenti, si tratta di una share sostanzialmente giornaliera che supera canali come La7 o come Rai4, così dice il Sole24Ore in questo articolo. Sono numeri che non passano inosservati.

Spotify secondo PianetaCellulare.it ha circa 75 milioni di utenti premium (quelli che pagano) nel mondo, un numero più grande di quello degli abitanti dell’Italia. Sono operatori OTT (over the top).

Ma cosa significa OTT?

Sostanzialmente è un OTT un operatore che fornisce contenuti o servizi senza passare dai canali tradizionali, operando quindi unicamente tramite la rete.

E negli audiovisivi?

Sostanzialmente coloro che portano contenuti multimediali lontano da cd ed antenna analogica, permettendo di fruirne quando e da dove si vuole. I due OTT multimediali succitati sono solo la punta dell’iceberg, poiché il mondo occidentale sta vedendo un’evoluzione ed un’esplosione di operatori e contenuti.

Come funzionano gli OTT: comunicazione “alla pari” tra emittente e spettatore.

La “magia” della “disruption” portata dall’ingresso degli OTT nel settore multimediale ha avuto come effetto l’avere a portata di mano la propria e personale raccolta di canzoni e film preferiti, il poter creare delle playlist, il poter manifestare o meno il proprio gradimento verso determinati contenuti.

Tutto ciò permette agli algoritmi insiti nelle app di capire i nostri gusti, ed offrire i contenuti a noi più affini od aggiornarci su nuove uscite in linea con i gradimenti da noi manifestati. Il risultato è che ogni utente avrà proposte differenti da un altro e potrà decidere quando godere dei prodotti messi a disposizione, oltre che da quale dispositivo.

La comunicazione e la trasmissione: I-media e palinsesto personalizzato.

Se ben si riflette, la Tv come la conosciamo ha quasi una connotazione arcaica, uno strumento che offre senza personalizzazione, o che, seppur mira ad un target chiederà sempre uno sforzo allo spettatore che dovrà sintonizzarsi ad un orario determinato.

Questo ha portato ad una “migrazione” degli utenti trasformando per questi ultimi il “media” in “I-media”, un portafoglio multimediale fatto su misura. Più comodo, più veloce, più allineato con la persona.

Settore attrattivo? A quanto pare si. Ma economicamente parlando, c’è un futuro per questi operatori? Risulta conveniente per i vari attori entrare nel mondo OTT?

Il pensiero prevalente è “si”, e le ragioni di questa risposta sono evidenti se si guarda alle dinamiche del mercato.

Siamo in un periodo di transizione tra la fase technology push e quella demand pull, la tecnologia si sta quindi pian piano affermando e diversi investimenti arrivano sia da attori nuovi sia da attori già presenti sui mercati multimediali. Esempi?

Nel mercato audiovisivo si è passati da una presenza unica di Netflix che aveva come solo rivale nazionale il “figlio” di Mediaset Infinity che “aspettava” il gigante americano pronto a fronteggiarlo, si sono aggiunti altri alla competizione.

Amazon Prime Video offre i suoi contenuti a 36 euro annui e non scherza sui titoli per nulla. Ricordiamo anche NowTV figlio di Sky ed il nuovissimo arrivato DAZN (si legge Da Zone).

La forza di Netflix.

L’azienda fondata in California offre ormai un numero notevole di serie autoprodotte, realizzate anche usando i dati che i suoi utenti rilasciano inconsapevolmente o comunque in maniera naturale ed i suoi algoritmi che li elaborano. Ha molti dati, ha molte preferenze, lavora benissimo sul brand management.

Ma… solo questo?

No, Netflix è di più. Offre documentari, quindi supporta la cultura. Offre molte lingue e molti sottotitoli, aiuta ad apprendere. Ha affrontato ed affronta temi come la xenofobia, il razzismo, il suicidio.

Sa dove toccarci, sa come farlo. Netflix ha reso le persone nel mondo più vicine, rendendo le serie tv ed i film da tutto il mondo, disponibili in tutto il mondo. E’ l’unico vero operatore multimediale che ha finora sfruttato la rete al massimo (per ora) delle sue potenzialità.

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