Mondo: un nuovo baricentro

Mondo: l’Europa e la convivenza con le nuove realtà. “Ho visto il Nuovo Mondo, è qui di mano”. Non sono parole di un “conquistadores” del XV secolo, ma è l’esclamazione che naturalmente è comparsa nella mia mente dal momento in cui ho esplorato nuove realtà. Scappare via dalla claustrofobica, troppo “signora” e bigotta Europa per […]

Ottobre 2019
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Mondo: l’Europa e la convivenza con le nuove realtà.

Mondo: l’Europa e la convivenza con le nuove realtà.

“Ho visto il Nuovo Mondo, è qui di mano”. Non sono parole di un “conquistadores” del XV secolo, ma è l’esclamazione che naturalmente è comparsa nella mia mente dal momento in cui ho esplorato nuove realtà.

Scappare via dalla claustrofobica, troppo “signora” e bigotta Europa per scoprire concretamente che superate le colonne d’Ercole ad ovest, oltrepassata l’antica Cartagine a sud e spingendomi nei territori battuti da Alessandro Magno ad est… c’è vita. Perdonate il filosofeggiare. Adesso vi riporto alla realtà!

La vita mi sta spingendo alla scoperta di nuove culture, mescolanze e fusioni di pensieri ed idee. Nel mentre vivo tutto questo, arriva la consueta chiacchierata con l’editorialista per la determinazione della data di consegna dell’articolo. Inevitabilmente in esso vi riporto, con gli occhi da osservatrice (immatura forse), le mie osservazioni.

Canada, Africa (Costa d’Avorio) e Medio Oriente (Dubai)… trattasi di contesti culturalmente, economicamente e socialmente agli antipodi tra loro, ma come in tutte le osservazioni antropologiche, che da autodidatta amo porre in essere, ho rilevato un tratto comune: il “dinamismo”. Quella percezione di mobilità, di movimento, di apertura alla novità e alla creazione del nuovo.

Vedete cari lettori, questo dinamismo in Europa l’ho avvertito in forma affievolita, se non insistente, in alcuni contesti, ma mai così vivace come in questi tre volti millesimali della terra.

L’Europa è affossata sul proprio baricentro, agonizzante, claudicante, sospesa nel petulante e apparentemente irreversibile limbo dello stallo economico (nonostante gli sporadici segni di indefinita ripresa). Un baricentro obsoleto che deve, per processo naturale, riconoscere l’esistenza di un nuovo, molto più vasto… si chiama “Mondo”.

Da sempre questo mondo ha rappresentato un approdo, una boa galleggiante nell’infinito oceano di corsi e rincorsi (come li definiva Giambattista Vico) della storia europea. Al di là dei confini mentali e protezionistici, l’Europa può assorbire, imparare e rielaborare a propria immagine e somiglianze quel dinamismo partorito, vissuto e oramai dimenticato.

Ho visto e vivo un mondo che vuole crescere e svilupparsi. Ho visto l’Africa difettosa ma vogliosa di andare avanti, ho visto un Canada caricarsi di competitività, vedo una Dubai inventare se stessa pur di diventare un luogo idilliaco.

Quello che mi chiedo è: perché l’Europa ne è incapace?

Tutti questi luoghi hanno le proprie problematiche determinate da fattori esogeni ed endogeni, ma rimangono e lottano per esser vivi. Forse perché si adattano, dotate di quella flessibilità data dalla giovane consapevolezza di essere una nuova frontiera, un nuovo mercato, un nuovo baricentro.

Proviamo a chiudere gli occhi, immaginiamo la cantina del mondo. Sono certa che il 97% di voi lettori focalizza come immagine centrale l’Europa e il bacino del Mediterraneo.

Grave errore… lo stesso errore che l’Europa commette nell’immaginare sé.

Smontiamo questo baricentro divenuto non solo geografico ma anche psicologico e mentale. Impariamo a considerare il mondo nella sua totalità, ogni luogo è un baricentro, ciascuno di essi è una grande opportunità di crescita. Cara Europa, osserva e cerca il confronto, fonditi con il diverso, non rimanere trincerata nella tua fortezza di superiorità. Quando capirai che le trincee culturali portano all’asfissia e propedeuticamente alla morte? È finita quell’epoca da protagonista.

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