William Nordhaus: premio Nobel per l’Economia 2018

William Nordhaus e il cambiamento climatico. Il premio Nobel per l’Economia del 2018 è stato assegnato, l’8 ottobre, ai due economisti statunitensi William Dawbney Nordhaus e Paul Michael Romer. Il primo accademico è stato premiato “per aver integrato il cambiamento climatico nell’analisi macroeconomica di lungo periodo”. Il secondo macroeconomista invece è stato insignito della massima […]

Ottobre 2018
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William Nordhaus e il cambiamento climatico.

William Nordhaus e il cambiamento climatico.

Il premio Nobel per l’Economia del 2018 è stato assegnato, l’8 ottobre, ai due economisti statunitensi William Dawbney Nordhaus e Paul Michael Romer.

Il primo accademico è stato premiato “per aver integrato il cambiamento climatico nell’analisi macroeconomica di lungo periodo”. Il secondo macroeconomista invece è stato insignito della massima onorificenza “per aver integrato le innovazioni tecnologiche nell’analisi macroeconomica di lungo periodo”.

Il Nobel per l’Economia in realtà è ufficialmente denominato “premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel” ed è assegnato dal 1969 dalla Banca centrale di Svezia (Sveriges Riksbank). Infatti, non era previsto nell’originario testamento di Alfred Nobel, ma istituito in occasione del 300° anniversario della fondazione della Banca sopracitata.

Il lavoro di William Nordhaus.

I lavori del Nordhaus hanno inizio negli anni ’70, basati sulla riflessione di come l’economia possa influenzare il cambiamento climatico e di come quest’ultimo possa poi determinare le dinamiche sociali.

Analizzando gli effetti del cambiamento climatico in termini di costi e benefici, Nordhaus ha esteso il modello di crescita economica di Solow-Swan, includendo in esso gli effetti delle emissioni di carbonio.

Questi effetti, fra cui il riscaldamento globale, sono riconducibili al concetto di spillover. Gli spillover delineano in generale le conseguenze positive derivanti dallo svolgimento di un’attività economica.

Quest’ultima, oltre ad apportare benefici al settore industriale d’appartenenza, influenza cosi in meglio altri ambiti. Ovviamente, in questo specifico caso, la nozione è da intendersi in senso negativo.

Il modello di Solow-Swan.

Il modello di Solow-Swan (1956) descrive come l’aumento della produzione aggregata -definita dal PIL reale – di un’economia, venga influenzata, nel lungo periodo:

  1. dall’accumulazione del capitale (somma di tutti i beni strumentali alla produzione come macchinari, impianti etc…), K;
  2. dalla crescita demografica, che proporzionalmente incrementa la forza lavoro, quest’ultima calcolata in ore- uomo aggregate, L;
  3. dal progresso tecnologico, inteso come modo di combinare fra di loro i fattori produttivi, A.

Matematicamente, possiamo scrivere: Y(Pil reale)=Af(K,L).

Gli IAM di William Nordhaus.

William Nordhaus ha sviluppato due suoi modelli di valutazione integrata (IAM). Il RICE, ovvero il modello regionale integrato di economia climatica, in cui lo schema di crescita economica ha otto regioni di indagine separate. Il DICE, modello semplificato dinamico integrato di economia climatica, il cui schema ha una singola regione d’analisi.

Un IAM è un processo di implementazione di informazioni provenienti da vari settori scientifici, al fine di esaminare un problema ambientale. Vengono cosi messe in risalto le varie concatenazioni delle cause del problema stesso. Il concetto si rifà alla definizione di Rotmans e Dowlatabady ( 1998 ).

Le componenti degli IAM di Nordhaus.

Gli IAM di Nordhaus sono suddivisi a loro volta in tre specifiche componenti:

A) Modulo di circolazione del carbonio, in cui si espone l’influenza delle emissioni globali di CO2 sulla concentrazione nell’atmosfera della stessa. Viene anche descritta la circolazione dell’anidride carbonica attraverso i suoi tre serbatoi  (atmosfera, superficie oceanica e biosfera, profondità oceaniche). Questo modulo assume un approccio basato sulla scienza chimica e dà come valori in uscita l’andamento della concentrazione di CO2  nel corso del tempo nell’atmosfera;

B) Modulo climatico, in cui si evidenzia l’influenza delle emissioni di CO2 ed altri gas serra sul bilancio energetico dà e verso la Terra. Seguendo un approccio basato sulla fisica, il modulo fornisce come output l’andamento temporale della temperatura, assunta come misura indicatrice chiave del cambiamento climatico;

C) Modulo di crescita economica, in cui vengono inserite le variabili iniziali del lavoro, del capitale e dell’energia per definire il comportamento di un’economia globale di mercato. L’energia viene prodotta, come ben noto, in buona parte utilizzando risorse fossili, che immettono in circolo anidride carbonica ed altri gas serra.

Si introducono cosi nel modello le varie politiche sul clima dei Governi, basate su tasse o crediti sul carbonio, che influenzano l’economia e l’emissione stessa di CO2. Utilizzando un approccio economico, il modulo dà risconti sull’andamento nel tempo del PIL, del welfare e delle emissioni totali di CO2, nonché sugli effetti dei danni ambientali.

La forza dei modelli di Nordhaus.

Come ben percepibile, i tre moduli appena menzionati sono strettamente interrelati. L’evidenza maggiore degli IAM di Nordhaus è il fatto che possono essere usati anche con scopi predittivi, simulando, in maniera qualitativa, gli effetti delle varie politiche di ordinaria amministrazione o di intervento proattivo.

Inoltre, è adatto per lo sviluppo di migliori soluzioni nelle economie di mercato allo scopo di ottenere un equilibrio fra costi e benefici sociali, in relazione al livello di emissione di carbonio.

William Nordhaus riconduce le sue ricerche ad uno schema di tasse sul carbonio, distribuito in maniera uniforme fra tutti i Paesi del Mondo, al fine di controllare le emissioni di gas serra.

Questa soluzione si rifà a sua volta alle teorie proposte dal noto economista A.C. Pigou (1920). Un soggetto che produce inquinamento paga i costi sociali dei danni provocati, attraverso un prezzo adeguato (imposta pigouviana).

Oltre a ciò, i modelli di Nordhaus consentono una valutazione anche quantitativa. Possono mostrare infatti le varie vie alternative per scegliere la migliore tassa sul carbonio in senso statistico – matematico, usando differenti ipotesi sui parametri.

I punti di debolezza.

Come ogni teoria e modello dell’economia, i lavori di William Nordhaus hanno in sé un certo grado di incertezza. Infatti, non si hanno certezze assolute circa i cambiamenti quali-quantitativi del clima, che di per sé è un sistema complesso. Il concetto di sistema complesso è fortemente correlato con la teoria del Caos.

L’assunto principale di quest’ultimo è la grande variabilità delle conseguenze a partire da condizioni iniziali che si differenziano per minimi dettagli, nel lungo termine (effetto farfalla). Inoltre, non si hanno a disposizione dati certi sugli effettivi danni economici e sociali creati dall’inquinamento umano e dai disastri ambientali. In aggiunta, è difficile quantificare la sensibilità del clima ai livelli di emissione dei gas serra.

Ancora, non si possono determinare i costi di de-carbonizzazione con assoluta precisione. Infine, non si sa con esattezza quali sono i punti di non ritorno, oltre i quali il clima stesso può sfuggire in maniera catastrofica al controllo umano.

Cambiamento climatico, guerre e fenomeni migratori.

Le ricerche di William Nordhaus si inseriscono in un filone sociale in cui hanno contribuito altri vari ricercatori, come Wolfram Schlenker e Anouch Missirian. Nei loro studi, i due accademici hanno sottolineato la correlazione fra il cambiamento climatico ed i rendimenti agricoli.

Con l’aumento della temperature e conseguente calo naturale della produttività dei campi, le popolazioni possono sperimentare lunghi periodi di carestia, aggravate dalle condizioni di siccità prolungata. Ciò favorisce  fenomeni migratori di ampia portata ed i conflitti armati: un esempio è la guerra civile in Siria.

Il Paese fra gli anni 2006-2010 ha sperimentato un lungo periodo di siccità, concausa delle rivolte in atto dal 2011 ed attualmente perdurante, con le evidenti perdite di vite umane e costi umanitari incalcolabili.

Il Green Deal e il Fondo per la Transazione equa.

“Il 14 gennaio 2020 è stato approvato in Parlamento il Green Deal per gli Stati Membri Europei.

Tale decreto consiste in un piano di investimenti di 1000 miliardi di euro per i prossimi 10 anni a supporto della lotta contro il cambiamento climatico, l’inquinamento ambientale e la necessità di ridurre le emissioni di CO2.

Una delle misure previste dal Green Deal è il Fondo per la Transizione Equa da 7,5 miliardi, destinato a tutte le spese per la decarbonizzazione dell’industria pesante, ovvero per dare sussidio a tutti quei paesi la cui economia e le cui industrie dipendono dall’utilizzo del carbone.

Per l’Italia si stima che saranno devoluti 364 milioni di euro per la riconversione di diversi impianti industriali ad oggi alimentati a carbone, e in particolare per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto.

Per ulteriori informazioni riguardo questa manovra di transizione energetica è possibile trovare un articolo completo sul Green Deal e il Fondo di Transizione Equa per l’Italia qui.”

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