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Il concetto di specie e la classificazione dei viventi

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Sempre più spesso il pubblico viene tempestato di messaggi da parte dai mass media sulla necessità di proteggere l’ambiente e le specie che ospita. Ma siamo sicuri che il concetto di specie sia conosciuto e la moderna classificazione dei viventi sia sufficiente a dare una visione chiara di ciò che viene proposto?

Ritengo sia fondamentale chiarire almeno il moderno concetto di specie e fornire i fondamenti della classificazione dei viventi, per fornire le chiavi interpretative corrette al pubblico non specialista, in modo da poter validamente soppesare le informazioni che riceve.

In biologia, dalla rivoluzione darwiniana, è mutato completamente il concetto di specie, e poiché è impossibile avere una chiara visione della storia della vita e della definizione stessa di organismo, ritengo fondamentale appropriarci di questo fondamentale concetto. Quando, nel 1735, Carl von Linné (1707-1778) propose il suo sistema di classificazione,  le specie erano considerate come fisse ed immutabili. Si ritenevano appartenenti alla stessa specie, organismi che condividevano le stesse caratteristiche morfologiche.

Fig. 1

Chiave per il Sistema Sessuale (decima edizione del Systema Naturae, 1758).

Questa prima definizione di specie è stata successivamente affinata, per confluire nella definizione data dagli estensori della nuova sintesi. Per questi il criterio di distinzione è l’isolamento riproduttivo. In pratica appartengono alla stessa specie gli individui che condividono lo stesso patrimonio genetico e, quindi, sono isolate riproduttivamente. Il concetto di isolamento riproduttivo, non sottende necessariamente la sterilità fra specie diverse, ma l’esistenza di meccanismi isolanti che rendono pressoché impossibile l’accoppiamento.

Questa definizione appare già più soddisfacente della precedente, ma non del tutto. Il problema cruciale, su cui discutono i tassonomisti da oltre cent’anni, ben messo in evidenza per i virus da Eigen e successivamente esteso da Dawkins a tutti i viventi, è che il concetto di specie è un artificio dei naturalisti. Se abbiamo a che fare con due organismi che rispondono alle definizioni più sopra esposte, lo studioso li ascriverà alla stessa specie, ma ciò non significa che effettivamente condividano interamente il loro patrimonio genetico. L’opera incessante della selezione naturale sulle mutazioni intraspecifiche e sulla variabilità presente nelle popolazioni, produrrà continuamente delle differenze che, per quanto impercettibili, differenzieranno maggiormente le diverse popolazioni che ascriviamo ad una stessa specie.

Mentre queste variazioni saranno continuamente rimescolate fra i membri di una stessa popolazione, aumenteranno continuamente le differenze fra popolazioni isolate tra loro. Addirittura, se estendiamo nel tempo la definizione di specie, ci rendiamo conto che definiamo organismi che condividono sempre meno il loro patrimonio genetico. Questa, che potremo definire una rivoluzione concettuale, ha portato, congiuntamente all’incremento delle conoscenze derivate dalla genetica, a sconvolgere anche le classificazioni, in passato costruite soprattutto sulla morfologia e l’anatomia, ed in cui ancora tutti i viventi venivano divisi nei due Regni, animale e vegetale, così come li aveva divisi Carl von Linné, colui che aveva costruito la prima classificazione dei viventi basata su dati scientifici e che aveva inventato il sistema binomiale tuttora adottato.

E’ vero che il primo che aveva proposto di adottare un sistema binomiale era stato Federico II di Svevia nella sua opera De arte venandi cum avibus, ma in ambito scientifico non è sufficiente proporre ma è necessario sviluppare in modo razionale e giustificare oggettivamente.

Fig. 2

De arte venandi cum avibus.

Inoltre, purtroppo, ancora oggi accade che lo schema evolutivo dei viventi venga presentato come una scala in progressione al cui culmine vi è l’Uomo, mentre già Darwin aveva presentato come un corallo con i diversi rami che si uniscono alla base, a rappresentare quello che viene definito con l’acronimo LUCA (Last Universal Common Ancestor).

Malgrado il progresso delle conoscenze biologiche, la descrizione di migliaia di nuove specie e la scoperta dei Batteri, per decenni la suddivisione dei viventi fra Animali e Piante ha resistito fino a tempi recenti. Anche se già nel 1894 Ernst Haeckel aveva proposto di distinguere da Piante ed Animali gli organismi unicellulari, da lui definiti Protisti. Circa un secolo dopo, nel Herbert Copeland, propose di distinguere i Batteri dagli altri procarioti, definendoli Monere.

Fig. 3

L’albero della vita di Ernst Haeckel, 1866.

Un affinamento delle classificazioni, avvenne nel 1969, ad opera di Robert Whittaker che, basandosi sugli studi di Lynn Margulis, a sua volta ispirata dalle proposte di Ernst Haeckel e di Herbert Copeland e corroborata dai sui studi sull’endosimbiosi di cui è stata la prima e maggiore teorica, aveva diviso i viventi in cinque Regni: le Monere, ossia organismi procarioti, ossia privi di un nucleo cellulare, che dispongono di un unico cromosoma circolare, al quel tempo gli unici rappresentanti di quel Regno erano i Batteri, scoperti nel settecento da Antoni van Leeuwenhoek; i Protisti, organismi eucarioti, ossia che dispongono di un vero nucleo e che dalla loro scoperta, avvenuta nel settecento ad opera dei primi microscopisti, come van Leeuwenhoek ed inseriti “forzatamente” nei Regni allora riconosciuti, ossia quello delle Piante e quello degli Animali; le Piante, organismi autotrofi, ossia in grado di nutrirsi di materia inorganica; gli animali, organismi eterotrofi, i Funghi che, pur essendo eterotrofi, hanno caratteristiche ed origini assolutamente peculiari.

Fig. 4

Visione artistica della classificazione di Wittaker.

La classificazione dei viventi però si basava ancora principalmente sulle caratteristiche morfologiche ed anatomiche..

Nel 1950 un entomologo tedesco, Willi Hennig, da alle stampe il suo volume Grundzüge einer Theorie der phylogenetischen Systematik, in cui propone una nuova metodologia di classificazione. Questo libro riceve pochissima attenzione. La bomba doveva scoppiare qualche anno più tardi, nel 1966, quando venne pubblicato, in lingua inglese, dall’University of Illinois Press, con il titolo Phylogenetics Systematics. E’ la nascita del cladismo. Hennig intende ridefinire il modo di lavorare dei sistematici.

Riprende in considerazione gli alberi filogenetici, proposti da Haeckel più di cent’anni prima, non basandosi però su costruzioni fantasiose ma, definendo procedure e criteri a cui il tassonomista deve attenersi nella ricostruzione filogenetica. Nonostante le sue argomentazioni presentino un certo rigore logico-matematico, le possibilità di tradurle in pratica si dimostrano fallaci. Altrettanto fallace, la sua idea che da ogni specie capostipite debbano originarsi due specie figlie, da cui si dipartono altrettante specie ad ogni evento di speciazione.

Un importante contributo alla sistematica, dato da Hennig, è il concetto  che la ricostruzione filogenetica deve appoggiarsi esclusivamente al riconoscimento delle sinapomorfie (comune possesso di caratteri plesiomorfi, cioè originari), e non alle simplesiomorfie (possesso di caratteri apomorfi, ossia derivati). Secondo i cladisti la ricostruzione dei gradi di parentela si riduce nella semplice traduzione in termini gerarchici dei rapporti di parentela che sono rappresentabili graficamente in un albero filogenetico.

Quindi ogni livello classificatorio, dal philum alla specie, deve avere necessariamente un taxon fratello, definito sister group da Hennig stesso e adelphotaxon da Peter Ax. Ovviamente ogni livello di taxa deve essere necessariamente monofiletico, infatti ognuno deve includere solo le forme derivate dal capostipite. Questo porta a rifiutare sia i taxa parafiletici (taxa che, pur comprendendo specie con antenati in comune, non le includono tutte) che polifiletici (ossia  comprendenti specie originate da antenati diversi).

Questa metodologia sistematica, oltre a considerare la speciazione alla stregua di un artificio matematico, non tiene conto di un aspetto fondamentale del problema: l’evoluzione non può ridursi alla cladogenesi (speciazione), perché hanno importanza fondamentale anche l’adattamento, il superamento dei problemi ecologici sperimentati dagli generazioni precedenti, l’occupazione di nuove nicchie ecologiche resesi disponibili (radiazione adattativa). Il cladismo attualmente è molto diffuso fra i sistematici ma, inevitabilmente, sarà affinato o sostituito  con il progressivo sviluppo ed affinamento delle metodologie genetiche.

Nel 1977, Carl Woese e George Edward Fox pubblicano un lavoro, basato sull’analisi comparativa delle sequenze ribosomiali dell’unità 16s del RNA delle Specie. In quest’ambito, Woese scopre un nuovo Regno, quello degli Archea, organismi procarioti completamente diversa dai Batteri e con caratteristiche peculiari. Nel 1990, Woese completa la sua analisi e propone la classificazione attualmente adottata che divide i viventi in tre Regni o, meglio, Domini: i Bacteria, gli Archea e gli Eucarya.

Questi ultimi comprendo tutti gli organismi eucarioti di cui, Plantae, Animalia e Fungi, costituiscono solo dei rami.

Fig. 5

Albero filogenetico dei viventi basato sulle sequenze ribosomiali dell’unità 16s dil RNA (Carl Woese, 1990).

Nel 2003 Thomas Cavalier-Smith, ha istituito un’ulteriore Dominio, quello dei Chromista, basandosi su alcune caratteristiche peculiari: la presenza del reticolo periplastidiale situato fra le due  “valve” del cloroplasto e le due membrane esterne, la presenza di clorofilla α e c. Inoltre, il cloroplasto è caratterizzato dall’essere formato, oltre che dalle due membrane tipiche, da due membrane esterne collegate al nucleo.

Ciò sarebbe dovuto ad endosimbiosi secondaria causata dall’ingestione di un’alga rossa unicellulare in un altro organismo eucariote. E’ necessario sottolineare che il Dominio dei Chromista non è accettato dalla maggior parte dei sistematici, poiché comprende organismi polifiletici, appartenenti oltre che ai Protisti, anche ai Fungi inferiori: questo porta a ritenere che si possa trattare più probabilmente di casi di convergenza evolutiva.

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Ettore Ruberti

Naturalista, giornalista scientifico. Professore di Biologia, Chimica, Fisica e Geografia fisica presso il Liceo Scientifico e Linguistico “Maroni” di Varese dal 1983 al 1989. Giornalista free lance, dal 1977, con collaborazioni con le seguenti testate: La Prealpina, Il Giorno, La Stampa, Inquinamento, Il Medico e il paziente, Oasis, Geodes, Migratori Alati, Le Scienze, Petrolieri d’Italia, Ambiente, ecc. Redattore da luglio 1988 a febbraio 1990 presso la rivista Acqua & Aria. Attualmente scrive, per conto dell’ENEA e come attività intellettuale su 21mo Secolo, MuseoEnergia, L’Eco dei Laghi, ecc. Collaborazioni con Enti ed Istituti di ricerca nel campo zoologico, in particolare inserito nel Gruppo di Lavoro Uccelli Migratori dell’Organizzazione Ricerche Ornitologiche dell’RGF dal 1978 al 2010, in cui curava anche l’informatizzazione e l’elaborazione statistica dei dati validati dall’INFS di Bologna e dall’IWT di Slimbridge. Partecipazione gratuita e svolta fuori dall’orario di lavoro, dal 2011, con la Fondazione Gianfranco Realini per la valorizzazione del territorio che si occupa di Zone Umide (paludi, canneti rivieraschi, torbiere, ecc.), in relazione alla possibile partecipazione (in collaborazione con due gruppi di lavoro dell’ENEA Casaccia) ad un progetto LIFE. Collaborazione con l’Università di Pavia, in seguito ad una richiesta ufficiale di quest’ultima all’ENEA, volta alla classificazione di Aracnidi ed Insetti. Collaborazione portata a termine. Collaborazioni con vari Editori per opere editoriali nei campi suddetti e per la referizzazioni di studi e ricerche. I campi in cui ha acquisito le maggiori competenze sono: Entomologia, Aracnologia, Erpetologia, Evoluzionismo, Gestione delle Risorse naturali, Fotografia e Cinematografia Scientifica, Microscopia (sia ottica che elettronica), oltre naturalmente all’elaborazione e gestione dell’informazione, sia a livello divulgativo che scientifico Dipendente dell’ENEA dal 9 aprile 1990, Assunto per concorso per assunzione in prova, con qualifica di giornalista scientifico (7° livello) (Gazzetta Ufficiale – IV Serie Speciale – “Concorsi ed Esami” – n. 103 del 30 dicembre 1988) approvata dal presidente dell’ENEA con delibera n. 24/89/G del 21/12/89, cui si richiedevano almeno otto anni di esperienza nei settori giornalistico scientifico e didattico (provati con ampia documentazione), con graduatoria 95/100. Assunzione divenuta a tempo indeterminato dopo sei mesi (sempre al 7° livello). Inserito nella Divisione Relazioni Esterne, sede di Milano, si è occupato di diffusione dell’informazione, con interventi anche in ambito scolastico ed universitario, organizzazione di Convegni, Conferenze, ecc., spesso ha anche coadiuvato il personale della sede, in particolare Dr. Sani, Dr. Gavagnin, Prof. Bordonali, Sig. Griffini, Dr. Valenza, Prof. De Murtas. Ha pubblicato vari articoli sulla problematica relativa agli OGM sulla rivista “AgriCulture”, aprile 2003, su Migratori alati nel 2001, 2002, 2003, 2004, su La Padania nel 2005, 21mo Secolo. Dal 1991 segue le problematiche relative allo sviluppo dell’Idrogeno come vettore energetico, per conto della Divisione Tecnologie Energetiche Avanzate, che rappresenta ufficialmente al Forum Italiano dell’Idrogeno, inserito nel Consiglio Direttivo e all’AIDIC dove, dal 1993 al 1997, era stato costituito un gruppo di lavoro “CO2: riduzione, contenimento della produzione e riuso” che ha cessato la sua attività nel 1997. Nel contesto di questo incarico ha organizzato vari Convegni e tenuto Conferenze in Italia e all’estero, ha inoltre pubblicato vari articoli su riviste Scientifico-divulgative, tra cui: un articolo interno su “Le Scienze” (edizione italiana di Scientific American) del settembre 2000: “Idrogeno: energia per il futuro” N° 385, settembre 2000, pag. 90/98; un articolo concernente il sistema idrogeno sul numero monografico del 1996 dell’Organo ufficiale degli Ingegneri della Svizzera italiana, pubblicato come Atti di un Convegno sull’argomento; un numero, quasi monografico, di “Petrolieri d’Italia”, 2001; alcuni articoli su 21mo Secolo dal 1994 al 2006; ha inoltre effettuato vari interventi su televisioni italiane e svizzere; .ha partecipato, nel l’ambito del Forum, in qualità di Docente al Corso sulla sicurezza del sistema idrogeno, tenutosi nel 2002 presso l’Istituto Superiore Antincendio dei Vigili del Fuoco, sotto l’egida del Ministero degli Interni. E’ coautore del libro bianco sull’idrogeno “Linee guida per la definizione di un piano strategico per lo sviluppo del vettore energetico idrogeno”, scritto dai membri del Forum. Ha presentato, primo in Italia, un lavoro concernente l’utilizzo di nanotubi di carbonio per l’accumulo ed il trasporto dell’idrogeno (sotto forma di poster), al SolarExpo di Verona nel dicembre 2000. Nell’ambito degli incarichi portati a termine, ha seguito, per conto del Professor Umberto Colombo, gli sviluppi delle ricerche sulla Fusione Fredda, campo in cui ha anche pubblicato alcuni articoli, ed è in corso di stampa un libro che ha scritto sull’argomento. Lavorando in questo ambito, ha acquisito una significativa conoscenza della meccanica quantistica e dei fenomeni nucleari ed elettromagnetici nella materia condensata. Per questo motivo, nel 2004 è stato eletto Membro dell’International Society For Condensed Matter Nuclear Science. E’ Autore di diverse pubblicazioni concernenti la produzione energetica per mezzo della fissione dell’atomo ed i relativi problemi legati alla sicurezza ed all’impatto ambientale. Dal giugno 1996 al giugno 2010 Ricercatore nella Divisione GEM (1996-2001) e BIOTEC (2001-2010) inserito nel Board di Direzione, anche se ha continuato a dedicare una parte del tempo (valutabile al 20% del totale) all’idrogeno. In questo ambito ha lavorato in sinergia con il Professor De Murtas, con il quale collaborava anche precedentemente. Ha pubblicato, sulla rivista Energia Ambiente e Innovazione, n° 6/1997, una monografia sull’Evoluzione Biologica, campo in cui è uno specialista. Ha sviluppato una nuova ipotesi sul ruolo svolto da un debole campo elettromagnetico in argille di origine magmatiche (le montmorilloniti) nella formazione delle prime macromolecole biologiche, ipotesi che sta sottoponendo a verifica sperimentale. In particolare, la parte sperimentale sarà sviluppata presso il laboratorio del Dr. Francesco Celani dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Laboratori Nazionali di Frascati. Sta sviluppando un sistema per la riconnessione di tessuto nervoso reciso, attualmente sui Molluschi Gasteropodi Polmonati (Limax ruber), ma con l’obiettivo di applicarlo ai Vertebrati e, quindi, all’Uomo (si tenga presente che non vi è nessuna differenza rilevante fra il tessuto nervoso dei Molluschi e quello dei Vertebrati). Ha sviluppato, in collaborazione con il Prof. Brera (Rettore dell’Università Ambrosiana), un Progetto di ricerca (Progetto Against Malaria) volto all’interruzione del ciclo del Plasmodio che causa la malaria nel ciclo biologico delle Zanzare del genere Anopheles. Progetto per cui ha proposto all’ENEA una collaborazione. Insieme con il Professor De Murtas, nel 1977, ha scritto un libro sulla Biodiversità. Attualmente è impegnato ad una revisione della classificazione animale, ai livelli superiori, in relazione ai principi della Nuova Sintesi, con gli apporti derivati dalla biochimica (non cladista, di cui rifiuta la teoria, i metodi e le finalità); sta realizzando un atlante di Anatomia degli Insetti, per cui ha elaborato una nuova tecnica di lavoro. Relatore, nel 2011, di una Tesi di Laurea concernente l’utilizzo del Batterio Ralstonia detesculanense per il sequestro dei metalli pesanti. Tesi presentata presso l’Università La Sapienza di Roma da Laura Quartieri che si è laureata con un punteggio di 107/110. Tale tesi è stata in seguito oggetto di pubblicazione su una rivista della Elsevier. Dal ’97 Professore a contratto di Biologia generale e molecolare all’Università Ambrosiana. Dal 25 settembre 2012 con qualifica accademica di Licentia Docenti ad Honorem per merito di chiara fama nella disciplina. Associato alla Società Italiana di Scienze Naturali, alla Società Entomologica Italiana, alla Società Herpetologica Italica, alla Società Italiana di Fisica ed alla Società Italiana di Biologia Evoluzionistica di cui è Socio fondatore. In passato associato all’Associazione Italiana di Cinematografia Scientifica e all’Associazione Fotografi Naturalisti Italiani.

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