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BARENE: Gino Baffo

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BARENE | Gino Baffo A cura di M. Gozzi Palazzo Pisani Nicolaj, Venezia
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BARENE | Gino Baffo A cura di M. Gozzi Palazzo Pisani Nicolaj, Venezia
BARENE | Gino Baffo A cura di M. Gozzi Palazzo Pisani Nicolaj, Venezia
BARENE | Gino Baffo A cura di M. Gozzi Palazzo Pisani Nicolaj, Venezia

BARENE – Gino Baffo: PALAZZO PISANI NICOLAJ – VENEZIA.

L’astrazione, derivata dall’eccedere del pigmento naturale sulla tela come elaborazione di un percorso spirituale-materico che trasfigurato si fa humus, rivendica un estremo afflato del processo impattante sulla superficie dell’opera e su di noi. Mi riferisco all’ultimo lavoro di Gino Baffo, incentrato sulle Barene, ecosistema primordiale della laguna costituito da lembi di terra affioranti e disegnati da tortuosi ghedi a nord di Venezia, Torcello e Burano.

L’artista affida a quel habitat di numerose specie vegetali il tessuto di cotone grezzo ed esige risposte nelle reazioni chimiche di quel giacere per centocinquanta giorni sul suolo. Un tempo fatto d’interazione, di silenzi e di attese, fino a quando il carattere limoso, argilloso e vegetale, logos della ricerca, ne venga assimilato e ne emerga restituendo l’irruenza d’innumerevoli mutamenti atmosferici. È uno scambio fisico legato alla progenie e nella dualità l’effetto si adorna della sua più autentica essenza.

Il fascino di questa esigenza pittorica ambientale dispiegata da G. Baffo, costituita di materiale organico, sottendere una potente vocazione di gesta ataviche, in cui si affastellano memorie comuni a tutte le cosmogonie, intente ad ascoltare il microcosmo e macrocosmo in riferimento ai quattro elementi primordiali – cielo, acqua, terra, fuoco – implicando il precipitare della materia in una dimensione altra.

Possiamo dire che le Barene, impregnando quei giacenti teli del loro ecosistema, si raccontano. E quel luogo apparentemente inusitato e inospitale, col suo selvaggio e anomalo paesaggio esprime e urla la sua esclusività dalla millenaria storia. Quando l’artista coglie le ragioni endogene delle barene, e si lascia sedurre da quegli affioramenti terresti, sorge così il preludio a un’interazione impegnativa fisicamente e mentalmente, e quelle tele, dis-tese a registrare ogni evento, coinvolgono tutti i sensi pronti a stupirsi di fronte alle diverse evoluzioni.

Ogni gesto dell’artista assurge dei segni, anche i mattoni rossi che trattengono alla superficie il tessuto lasciano traccia di quel pigmento, e Baffo ne segue l’anamorfico destino, anzi interviene con estrema parsimonia su quei colori giacché da soli così capaci di generare un epifanico stupore. In realtà si tratta di opere pittoriche ma nel modus operandi narrano la performance e nella documentazione video/fotografica divengono Land Art.

Questa trasversale intenzione dà all’opera d’arte una genesi, un’ulteriore storia, e si fa rivelazione ed evento. In conclusione, possiamo testimoniare che queste opere non rappresentano Venezia, esse sono dipinte e impastate dalla sua morfologia lagunare. Ed è per questa unicità che l’artista ne conserva il valore, il sofisticato connotato estetico-filosofico in armonia con le sensibili cromie fatte di filamenti indaco, di tracce verdi, di macchie azzurre, di debordanti bianchi, di materia grigia e informe. E quei rossi così intensi e audaci nell’integrarne il calore, l’accoglienza, l’intrepidezza e la drammaturgia tanto da rammentare l’originario legame di questa terra con altre culture ed altri popoli di cui Venezia docet.

Leggi anche: Gino Baffo: l’artista nell’Isola dei Lagunari

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Mariaimma Gozzi

Mariaimma Gozzi è un critico d'arte di raffinato senso estetico. Elegante ed estroverso il linguaggio che la contraddistingue nell'indagine concentrata sul mondo dell'Arte Contemporanea. Eclettica e sensibile vive a stretto contatto con gli artisti nei loro studi in modo da conoscere sin dalla fase embrionale il processo creativo che risiede nell'opera d'arte. Autrice di numerosi articoli, testi critici e interviste a personaggi di spicco dell'arte, della cultura e della politica per la Rivisita d'Arte, Cultura e Scienza EQUIPèCO, per Il PROGRESSO Magazine e per la rivista MONDO ARTE. Numerose sono le Curatele di Mostre in Italia e all'Estero e di curatele per Gallerie prestigiose e di peso internazionale. Inizialmente intraprende una carriera votata all’architettura, in cui determinate è la vicinanza allo zio - l' ingegnere Barnaba Gozzi - edificante modello di professionalità, già Cavaliere del Lavoro. La personalità ecclettica la conduce a viaggiare per lavoro e a frequentare l'ambiente culturale europeo del teatro, della letteratura, della musica e dell'arte sviluppando proprio verso quest'ultima una passione esclusiva. Preziosa è la formazione all’Accademia Belle Arti di Roma; allieva di docenti protagonisti dell’arte del ‘900: Maria Teresa Benedetti, Giovanna Dalla Chiesa, Armando Nobili, Francesco Cosentino. E più avanti nel tempo emerge irruente la passione in particolare per la Storia dell’Arte, approfondisce gli studi frequentando la facoltà di Storia dell’Arte all’Ateneo di Tor Vergata, conseguendo la Laurea Magistrale. Allieva di docenti protagonisti dell’arte del XXI sec.: Barbara Agosti, Maria Beltramini, Simonetta Prosperi Valenti, Franco Gallo; Attualmente vive a Roma. Formazione : Università Tor Vergata, Roma - Laurea Magistrale di Storia dell’Arte Accademia Belle Arti di Roma - Laurea di Scenografia Liceo Artistico - Roma Contatti : e-mail : [email protected] Sito Uff. : www.mariaimmagozzi.it

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