Nel documentario di Elio Espana, la storia e le origini di Banksy, l’artista di questo secolo
Banksy. Questo nome è uno dei più noti del XXI secolo, è sinonimo di sorpresa, di imprevedibilità, di capacità di stupire sempre, di qualcosa che ha trasceso i limiti che notoriamente si sono dati all’arte, alla sua percezione, così come al suo essere parte di un qualcosa di certo e definito.
Nessuno sa che faccia abbia Banksy. Nessuno sa dove sia e quale sarà la sua prossima mossa. Tutto ciò che sappiamo è che non ha un nome, non ha un volto, in un’epoca di celebrità ostentata e ricercata, lui invece vuole essere invisibile, vuole essere libero.
Dai media, dai fan, dalle persone, soprattutto da un mondo dell’arte che in questo bel documentario firmato da Elio Espana, viene descritto per quella baracconata commerciale e autocelebrativa che è.
Banksy e la rivoluzione del concetto di arte
Banksy – L’arte della Ribellione, nei suoi quasi 120 minuti, ci offre uno spaccato artistico ed esistenziale unico, un concentrato di conoscenza assolutamente perfetto sul percorso artistico non solo di Banksy, ma di quel movimento noto come street art, che affonda le radici negli anni 80.
Ebbene sì, i ruggenti anni 80, gli anni di Reagan e della Thatcher, gli anni del consumismo, delle minoranze oppresse, della crisi economica che trasformò diverse città inglesi in città fantasma, creando una crisi generazionale incredibile.
Da questo crogiolo di ribellione, che si esprimeva anche con la musica punk, hip-hop e metal, nacquero i graffiti, quei disegni caotici e particolari che in breve diventarono il mezzo attraverso il quale, un’intera generazione esprimeva se stessa.
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