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Shining: la discussa versione estesa

Shining: sconvolge e diventa un cult.

Shining: sconvolge e diventa un cult.

L’horror è da sempre uno dei generi cinematografici più famosi e amati. Spesso infatti, può scacciare la noia in una serata tra amici. Ci sono film dimenticabili, ma poi ci sono quelli che rimarranno nell’immaginario di tutti gli appassionati: uno di questi è Shining.

È una pellicola che non ha bisogno di troppe presentazioni. È uscito nel 1980, tratto dall’omonimo romanzo del ’77 di Stephen King e diretto da Stanley Kubrick che ha scritto anche la sceneggiatura.

Shining parla della tragedia di una famiglia costretta a stare chiusa in un hotel in attesa che passi l’inverno. Il figlio piccolo, nel frattempo, mostra di avere delle capacità extrasensoriali, si chiamano “the shining”, cioè “la luccicanza”. L’opera è considerata un cult, un capolavoro al 2º posto nella classifica dei migliori film horror “Time Out”.

Di Shining ci sono tre versioni: quella di 119 minuti (distribuita all’estero, tagliata e montata da Kubrick), quella di 144 minuti (distribuita nel Nord America e nel Canada) e quella di 146 minuti (rimontata dopo).

Nel 2019 per la prima volta esce nei cinema italiani Shining. Approfittando dell’uscita di “Doctor Sleep” di Mike Flanagan a ottobre del 2019. Si tratta della versione estesa di 144 minuti. Questa edizione è rimasterizzata in 4K. A cominciare da una scannerizzazione del negativo originale in 35mm della Warner Bros, controllata da Steven Spielberg e presente al Festival del Cinema di Cannes sempre nel 2019.

La Director’s Cut rende il film più completo.

Alla versione più famosa, quella di 119 minuti, sono stati aggiunti 25 minuti. È importante dire ai fans che questo tempo in più non cambia l’idea del film: tra le scene aggiunte c’è quella delle visite della dottoressa con Wendy e Danny, quella del giro in cucina e nella cella frigorifera, con il dialogo tra il cuoco Halloran e Danny. Si può vedere anche la scena nella quale Wendy e il bambino guardano “Quell’estate del ‘42” in televisione. E poi ancora: quella in cui Jack, inquadrato di spalle, scrive a macchina e si perde nel labirinto. Quella nella quale Wendy vede gli scheletri nella hall dell’hotel.

Nonostante tutto questo materiale aggiunto, in Shining si nota una prima parte un po’ più lenta. Con precisione, poco prima che la famiglia Torrance parta per raggiungere l’Overlook Hotel. Si deve ammettere, però, che la pellicola appare più intrigante, più solida, più esplicativa e più completa soprattutto per quel che riguarda la spiegazione della “luccicanza” di Danny.

In questo modo il pubblico conosce meglio tutto ciò che c’è intorno al potere del bimbo. Inoltre, i vari momenti del copione sono più ritmati e si nota più respiro, al contrario della versione più corta che è più evasiva, rapida e moderata. La temperatura di Shining è fisica, oltre che emotiva: Jack congelato nel finale e la bufera di neve nella famosa scena dell’ascia che sfonda la porta, il protagonista appare già un morto che resuscita.

Il cast del film è sensazionale.

Ciò che rimane è l’eccezionale cast, comandato da Jack Nicholson con la sua chiara e impalpabile pazzia. Insieme a lui, ci sono i bravissimi Scatman Crothers, Danny Lloyd e Shelley Duvall.

L’utilizzo della steadicam è rivoluzionario. La versione estesa di Shining è consigliata a coloro che hanno sempre voglia di guardare delle immagini create dall’amato Stanley Kubrick. Per gli appassionati, infatti, questa Director’s Cut rimane un oggetto di culto, impareggiabile e straordinario, un lavoro perfetto, freddo e lineare. Non devono sottovalutare neanche la confezione della versione home video, che diventa un pezzo prezioso da inserire nella propria collezione.

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Renata Candioto

rcandioto

Sono diplomata in sceneggiatura alla Roma Film Academy (ex Nuct) di Cinecittà a Roma. Amo il cinema e il teatro. Mi piace definirmi scrittrice, forse perché adoro la letteratura e scrivo da quando sono ragazzina. Sono curiosa del mondo che mi circonda e mi lascio guidare dalle mie emozioni. La mia filosofia è "La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.

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