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The Prestige: il nuovo capolavoro di Christopher Nolan

The Prestige: 14 anni fa il regista inglese rivoluzionava il concetto di narrazione.

The Prestige: 14 anni fa il regista inglese rivoluzionava il concetto di narrazione.

Era dicembre 2006 quando The Prestige di Cristopher Nolan arrivava nelle nostre sale. Ad oggi, probabilmente si tratta del film più riuscito del grande regista britannico, di certo quello più complesso e con uno script in cui le tematiche a lui più care erano sviluppate nel modo più convincente.
La sceneggiatura basata sul romanzo di Cristopher Priest, collocò il tutto in quell’epoca affascinante, contraddittoria e imprevedibile nota come Età Vittoriana.

The Prestige: il ritratto di un’epoca.

Inghilterra quindi, fine 800, l’epoca in cui maghi, illusionisti ed escapologisti conobbero un successo senza precedenti, diventarono sovente divi. The Prestige parlava della rivalità (ma sarebbe meglio dire odio) tra due di loro.

Da una parte l’elegante ed affascinante Robert Angier (Hugh Jackman) dall’altra il più tormentato ma geniale Alfred Borden (Christian Bale). A dividerli, la morte della moglie di Angier, causata da Borden, durante uno show, alla presenza del loro mentore John Cutter (Michael Caine). Da quel momento non smetteranno di sabotarsi, spiarsi e indagare l’uno sull’altro.

Thriller avvincente, sublimato dalla scenografia di Nathan Crowley e da una fotografia di primissimo livello di Wally Pfister, The Prestige ci portò in un tempo in cui dietro la patina di galanteria e belle maniere, vi era violenza e ferocia.
Nolan fu capace di sviluppare una critica alla società in modo anche più incisivo di come avrebbe fatto nella trilogia del Cavaliere Oscuro, Interstellar o in Tenet.

Qui però, a sorreggere il tutto, vi era anche la tematica del doppio, spinta anche oltre i limiti della visione pirandelliana. Si abbracciò una dimensione in cui giusto e sbagliato, vero e falso, mutavano via via in modo imprevedibile.

The Prestige ed il concetto di rivalità.

Angier inizialmente appare come un personaggio positivo, un uomo rispettabile e virtuoso, mentre Borden il “cattivo” della situazione. Ma mano a mano che si procede nell’iter narrativo di The Prestige, si capisce che entrambi sono personaggi negativi. I due artisti distruggono chi gli sta vicino, sono quasi privi di empatia, di pietà, vivono solo per loro stessi, imprigionati dalla propria visione, dalla propria ambizione.

Christopher Nolan fu capace di portare sul grande schermo, il concetto di rivalità in modo potente, sublimò la contrapposizione tra artista e innovatore, tra colui che si faceva portatore della convenzione, e chi invece era già nel futuro. In molti scorsero giustamente una grande legame tra The Prestige e l’Amadeus di Milos Forman, ed è un paragone calzante. Almeno finché tra i due non diventa un gioco mortale, in cui l’arte passa in secondo piano o quasi…

Christopher Nolan rivoluzionò tempo e narrazione.

Il tempo è l’altro grande protagonista del film. Il tempo in The Prestige è tutto, il tempo è il fattore chiave, la differenza tra fiasco e successo, tra morire annegati sotto il palco o meno, tra il guarire dalle ferite o soccombere ad esse. Il tempo viene usato da Nolan come un’arma, tutto il film è un gioco di prestigio, un’illusione. Come in Tenet o in Memento, Nolan crea uno specchio a due facce, dove verità e menzogna si confondono, toglie ogni certezza allo spettatore, per poi riproporgli una verità che era stata precedentemente accantonata.

Oscuro, presago di morte e dannazione, The Prestige arrivò ad avere la stessa, identica struttura dei giochi di prestigio mostrati dai protagonisti. Distrasse il pubblico, ne sviò l’attenzione, dette falsi indizi e piste, mentre palesava la verità degli eventi di fronte al loro naso impunemente. Siamo oltre la normale struttura diegetica, quanto ad un punto di svolta continuato poi con Dunkirk, Tenet ed Inception.

Per questo, per il peso specifico che The Prestige ha avuto nella suo percorso artistico, il film rimane il migliore di Nolan che, forse da quel 2006, è diventato il maggior illusionista del grande schermo.

Leggi anche: Tenet: Alla ricerca del Tempo Perduto

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Giulio Zoppello

Redattore

Padovano, classe '85, con un passato di allenatore di pallavolo. Inviato e critico cinematografico per diverse testate on-line, creatore e curatore della pagina sportiva l'Attimo Vincente.

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