Weathering with you: E se imparassimo a lasciare andare?

Weathering with you insegna che tutto scorre. “Weathering with you” è un film d’animazione del 2019 scritto e diretto da Makoto Shinkai; quasi subito la pellicola è stata seguita da un romanzo omonimo, firmato dallo stesso autore. In un Giappone all’apparenza instabile come il suo clima, una ragazza ha letteralmente la capacità di influenzare le […]

Novembre 2020
6 Mins Read
116 Views
Weathering with you insegna che tutto scorre.

Weathering with you insegna che tutto scorre.

“Weathering with you” è un film d’animazione del 2019 scritto e diretto da Makoto Shinkai; quasi subito la pellicola è stata seguita da un romanzo omonimo, firmato dallo stesso autore.

In un Giappone all’apparenza instabile come il suo clima, una ragazza ha letteralmente la capacità di influenzare le condizioni atmosferiche del Paese: soltanto lei sembra in grado di richiamare il sole nei cieli di Tokyo, scongiurando la serie di piogge infinite che pare essersi accanita sulla città.

Un potere strambo, dal quale Hina e Hodaka (protagonisti di “Weathering with you”) riescono a trarre profitto improvvisando una sorta di “agenzia del bel tempo“: la ragazza accetta infatti di presenziare dietro pagamento ai vari eventi organizzati dagli abitanti, in modo da garantire ai suoi clienti un clima splendente.

Tuttavia lei e l’amico Hodaka si rendono presto conto che un tale potere ha un grave prezzo; più viene usato e più consuma la giovane “sunshine girl“, fino al punto di farla diventare trasparente a poco a poco. Alla fine, lo sanno entrambi, Hina svanirà.

E oltre a uno scotto da pagare questo potere ancestrale porta con sé anche una grande responsabilità: se Hina venisse meno al proprio ruolo per salvarsi la vita, gli abitanti di Tokyo perderebbero molto più di una giornata di sole. La pioggia si abbatterebbe su di essi senza controllo, e allora sarebbe la città a scomparire.

Si tratta di scegliere tra un’intera nazione e una ragazzina, dunque; e sebbene Hina sia decisa a sacrificarsi per il bene degli esseri umani, Hodaka si rifiuta di perderla e la rincorre fino a raggiungerla in un’altra dimensione: lassù la convince a scegliere se stessa, la sua esistenza e la sua felicità. Anche contro i bisogni di milioni di persone.

Tokyo città sommersa.

Quindi piove su Tokyo. Il diluvio finisce per inondare un’intera parte della città, coprendo ciò che c’era prima; la popolazione è costretta a spostarsi abbandonando i luoghi che aveva sempre conosciuto, e tutti in qualche modo si adattano alla nuova situazione.

Tanto che non sembra solo un problema materiale. I personaggi di “Weathering with you” infatti vanno avanti con le loro vite affrontando i guai da cui avevano tentato di fuggire: Hodaka è tornato sulla sua isola natale e ha dovuto restare là fino al compimento della maggiore età, anche se ha sempre detestato quel luogo; la stessa Hina, insieme al fratellino, con ogni probabilità è collocata in una casa famiglia dovendo rinunciare alla propria indipendenza.

E Keisuke, amico e collega di Hodaka, è tuttora separato dalla figlia e pare che si sia rassegnato a non vivere con lei, a vederla solamente in determinate occasioni.

Sembra agrodolce il finale di “Weathering with you”, e forse lo è davvero; sembra che l’ineluttabilità della realtà abbia schiacciato i personaggi come le piogge torrenziali hanno lentamente inghiottito aree della città un tempo abitate da persone con dei sogni, delle aspirazioni, delle abitudini.

Un avvertimento all’umanità.

Ma oserei dire che dietro a una conclusione apparentemente lontana dai soliti “e vissero per sempre felici e contenti” (non che i film d’animazione giapponesi abbiano mai indugiato tanto sui finali da fiaba…) vi possano essere diverse interpretazioni.

La prima, la più evidente e in qualche modo la più urgente, è un appello dell’autore alla cura della nostra Terra: “Weathering with you” ci fa capire che l’uomo non è poi così essenziale alla natura, che ci sono forze (spirituali o meno) in grado di sconvolgere in un istante tutta la nostra civiltà e che dobbiamo avere rispetto del pianeta sul quale siamo ospiti se non vogliamo oltrepassare un limite da cui è impossibile tornare.

Il potere atavico di Hina è stato dimenticato dalla società attuale, eppure esiste ancora e si è risvegliato: e se non saremo in grado di mantenere un equilibrio, se continueremo a manipolare l’ambiente per i nostri scopi… Quelle forze sotterranee potrebbero salire in superficie e sommergerci. Forse ce lo meriteremmo, forse sarebbe giusto così.

La filosofia di “Weathering with you”.

In secondo luogo credo che l’opera contenga una chiave di lettura più metaforica, legata alla filosofia orientale; già, perché nonostante la situazione grave in cui Tokyo versa non sembra che i personaggi siano infelici: in sottofondo si avverte il dolore di una parte di esistenza affondata sotto il temporale, eppure nel contegno dei superstiti c’è anche qualcos’altro.

La quiete di chi ormai sa che tutto scorre e alla fine nulla cambia davvero.

Le piogge non smettono di cadere sulla città, e il film lascia intendere che travolgeranno tutto il Giappone e poi forse il mondo intero; allora perché non sembra un giudizio universale, perché l’instabilità della prima parte della storia pare essersi paradossalmente tramutata in uno scenario di calma e silenzio?

Perché era così che doveva andare. Perché gli uomini sono creature giovani nell’universo e non vedono al di là del loro naso, ma la natura muore e si rigenera da secoli e non trema dinanzi alle insicurezze umane.

L’universo sa che niente è eterno, che va bene se ciò che c’era viene annullato e sopra di esso si costruisce qualcosa di nuovo; è la legge della vita, dove tutto viene rielaborato e nulla è mai perso davvero. Le isterie degli umani davanti a ogni cambiamento sono il retaggio di una visione limitata, ma nel finale di “Weathering with you” è come se gli uomini siano (loro malgrado) diventati più saggi accettando di rinnovarsi con la natura.

Se siano destinati a trasformarsi in qualcosa di diverso o siano condannati a sparire infine sotto le piogge… Beh, il film non ce lo dice perché forse non è così importante: l’importante è capire che in certi casi occorre lasciare andare e permettere alla vita di scorrere. Addirittura se significa sacrificare delle vite.

In fondo la morte fa parte di questo mondo.

Si tratta di una visione filosofica sensata ma probabilmente impossibile da abbracciare del tutto, poiché non saremmo umani se fossimo sempre in grado di capire quando lasciare andare: se non ci attaccassimo patologicamente a certe cose, se non ci rifiutassimo di abbandonarle, se non ci accanissimo per non perderle e non restassimo talvolta (spesso) sconfitti. Non avremmo passione, quindi non esisterebbero le grandi imprese né l’amore e nemmeno le arti.

Perciò non credo che l’insegnamento di “Weathering with you” sia così semplice da condividere. Tuttavia la filosofia nutre il pensiero e non la pratica, e a livello di pensiero è importante capire che alla fine tutto scorre; una verità che la spiritualità orientale sembra accettare con più serenità rispetto a quella occidentale, come possiamo vedere anche in altre opere giapponesi: nel finale di “Amrita“, per esempio, Banana Yoshimoto fa dire a Sakumi che nella sua vita tutto è stato stravolto per tornare poi a una condizione simile a quella di partenza. Nulla cambia, e tutto scorre.

La protagonista “egoista”.

C’è un’altra tematica di “Weathering with you” che merita di essere approfondita. In quanti dinanzi alla scelta di Hina avranno pensato che è da egoisti anteporre una sola vita alle esistenze di tante persone, le quali non hanno avuto voce in capitolo circa la decisione di lasciare che le piogge sommergano la città?

Passi la disperazione di Hodaka, il quale chiaramente vuole salvare la ragazza di cui è innamorato, ma lei?

Perché lei si lascia convincere e insegue la sua piccola felicità a scapito di un “dovere” che pare esserle stato impartito da forze superiori?

Zio Ben ha insegnato a Peter Parker che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità“, quindi non era compito di Hina salvaguardare le condizioni climatiche della Terra fino a sacrificare la sua stessa vita?

Sarebbe facile pensarla così, davvero. Ma non credo che Makoto Shinkai abbia voluto mettere dell’egoismo nella protagonista del film: ritengo invece che abbia voluto dare una visione realistica della natura umana, perché sono pochi gli uomini che usano lo stesso peso per tutte le vite.

E va bene così: che gli uomini considerino le loro esistenze e quelle dei loro cari più importanti di quelle di migliaia di sconosciuti è normale. E il regista vuole dirci che c’è differenza tra scegliere se stessi quando non ci sono alternative (come Hina) e fare deliberatamente del male al prossimo.

Ma soprattutto penso che Shinkai abbia voluto dirci che l’uomo è chiamato ad ascoltare se stesso, ancora più di quanto sia chiamato a compiere buone. Il bene e il male sono concetti relativi, e chissà, forse se Hina avesse scelto di sacrificarsi non avrebbe fatto davvero il bene dell’umanità: nessuno può esserne certo, a meno che non sappia prevedere il futuro.

Forse fermando le piogge avrebbe condannato gli uomini a restare bloccati nell’impasse della Tokyo odierna, mentre con quel suo gesto d’egoismo potrebbe aver dato all’umanità la possibilità di rigenerarsi.

Facendo ciò che si ritiene giusto si può sbagliare. Facendo ciò che si sente giusto, invece, incredibilmente non si hanno mai rimpianti.

Leggi anche: TOKYO 365 Project: Visual Art di Virginio Favale

Exit mobile version