ROSSO Cielo e Terra: mostra personale di Giovanni Mantovani
GIANNI MANTOVANI: ROSSO Cielo e Terra. SABATO 14 settembre 2024 alle ore 17,30 presso la Galleria Comunale di Faenza (RA) il Voltone della Molinella in Piazza del Popolo, si inaugura “ROSSO Cielo e Terra”, una personale di Gianni Mantovani che rimarrà allestita fino al 29 settembre e sarà aperta al pubblico dal giovedì alla domenica […]
GIANNI MANTOVANI: ROSSO Cielo e Terra.
SABATO 14 settembre 2024 alle ore 17,30 presso la Galleria Comunale di Faenza (RA) il Voltone della Molinella in Piazza del Popolo, si inaugura “ROSSO Cielo e Terra”, una personale di Gianni Mantovani che rimarrà allestita fino al 29 settembre e sarà aperta al pubblico dal giovedì alla domenica nelle ore 10:00-12:00 e 17:00 -19:00.
La mostra è patrocinata dal Comune di Faenza e dalle Associazioni LEGAMBIENTE Lamone, FAI, WWF, Associazione Artistica Francesco Francia (Bologna), Guardie Ecologiche Volontarie di Faenza e Romagna Faentina. All’inaugurazione interverranno il Sindaco Massimo Isola ed i Presidenti delle Associazioni.
La Mostra.
La mostra di Gianni Mantovani, con note critiche di Pietro Lenzini “Incandescenze”, vede esposte opere pittoriche ispirate ai temi ambientali a testimonianza della sensibilità verso la Natura dell’artista modenese. Paesaggi, fiori e natura vengono rappresentati attraverso forme primarie ed essenziali che si nutrono di memorie e di una visione sognante. Il motivo caratterizzante delle opere in mostra è il paesaggio dal colore rosso, che testimonia la sensibilità dell’artista verso il surriscaldamento globale del pianeta ed i preoccupanti e sempre più accelerati cambiamenti climatici.
I titoli scelti da Gianni Mantovani per alcune delle opere in mostra (Anche le stelle si amano, Il credere ci fa vivere meglio, Siamo luce dell’alba, Meravigliato dalla bellezza del creato, Giocare fra le nuvole, Orizzonti sospesi, Guardo il creato e vedo il sorriso di Dio, La grande bellezza della natura, Il sole ci parla in silenzio) riguardano i sentimenti della vita, i sogni e una visione fiduciosa e speranzosa del creato.
L’Artista.
Gianni Mantovani vive a Concordia (Modena) dove è nato nel 1950 e, terminati gli studi artistici a Modena e a Bologna, a 23 anni inizia ad insegnare al Liceo Artistico di Bologna. Dopo aver vinto il concorso nazionale nel 1991 è stato Docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Numerose le mostre personali e collettive realizzate in spazi pubblici e privati tra cui: Palazzo delle Esposizioni a Roma, Cristinerose Gallery a New York, Lane Crawford ad Hong Kong, Smith’s Galleries a Londra, Galleria Mazzocchi di Parma, Istituto di Cultura “Casa Cini” di Ferrara, Istituto di Cultura Italiano di Berlino, Galleria Comunale di Angoulême (Francia), Università di Parenzo (Croazia), Castello dei Pio di Carpi, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Palazzo d’Accursio a Bologna, Galleria Unimediamodern di Genova.
Tra gli altri, gli hanno dedicato scritti e note critiche: Renato Barilli, Mario Bertoni, Luigina Bortolatto, Maria Campitelli, Toti Carpentieri, Renata Casarin, Giorgio Celli, Claudio Cerritelli, Vittoria Coen, Diego Collovini, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Roberto Daolio, Gianfranco Ferlisi, Michele Fuoco, Armando Ginesi, Antonio E. M. Giordano, Walter Guadagnini, Filiberto Menna, Nicola Micieli, Luigi Meneghelli, Marco Meneguzzo, Sandro Parmiggiani, Marilena Pasquali, Concetto Pozzati, Sandro Ricaldone, Matteo Vanzan.
L’Arte come voce della Natura: Tina de Falco.
L’arte Contemporanea si è evoluta verso una nuova consapevolezza, concentrando il suo sguardo sul cambiamento ambientale e sugli effetti sul territorio. E’ mutata l’osservazione ora si rivolge alla natura che muta. La ”Natura” non è più solo il soggetto della bellezza, o il modello da imitare, ma lo spettacolo che sta finendo.
Già nel 1988 l’autore McKibben con il suo libro “La fine della Natura” dà una visone pessimistica dell’ambiente e in particolare del riscaldamento globale, dell’effetto serra, sono emozioni che prova e vuole avvertirci. Nel 2005 è sempre McKibben che fa un accorato appello all’arte affermando l’importanza nel far capire, attraverso il diretto coinvolgimento degli artisti “Il Climate Change”o il punto di vista emotivo.
L’arte, però, aveva già sentito la voce della Terra che mutava e in diversi modi ha dato e continua a dare il suo contributo per richiamare l’attenzione di tutti. E’ una nuova consapevolezza e il tema dei cambiamenti climatici diventa sempre più frequente nell’arte del nostro tempo. Gli artisti, tradizionalmente conosciuti come ambasciatori di Bellezza, oggi sono ambasciatori del cambiamento e si trovano di fronte una nuova sfida. Artisti come Gianni Mantovani stanno affrontando il tema del riscaldamento globale attraverso opere emotive e simboliche, utilizzando il colore rosso per rappresentare un cielo e una terra ormai bruciati.
Le sue opere narrano di luoghi ridotti a pochi elementi, trasmettendo una sensazione di solitudine e anticipando un possibile futuro del pianeta. Il suo rosso non è solo una scelta cromatica o stilistica ogni opera è un pezzo del suo stato emotivo, del suo sentire per ciò che accade intorno a Noi. La sua arte potrei definirla “sentimentale emotiva” perché tratta il tema dell’ambiente con gli occhi di uno stato d’animo che è il suo e forse anche il nostro. Occhi diventati rossi per la distruzione di liricità del paesaggio, per la distruzione dei luoghi cari.
Un discorso narrativo comprensibile anche ai bambini che colgono nel suo rosso la rabbia e per la
distruzione di qualcosa che ci apparteneva. La mostra “Rosso Clima” è un esempio di come l’arte Contemporanea si stia dedicando alla sensibilizzazione verso questa importante tematica, offrendone una visione “Rossa”
Tina de Falco.
Incandescenze: testo critico di Pietro Lenzini.
All’insegna del rosso, intenso, assoluto, i dipinti di Gianni Mantovani ricreano paesaggi mentali di una natura artificiosa, ripensata sul dettaglio lineare, ondeggiante tra i profili collinari punteggiati da alberi ritagliati sullo spazio omogeneo del fondo. Le essenziali notazioni ambientali, ridotte come l’arabesco di un tessuto, non descrivono che una cifra, il ricordo di una cosa veduta, come nella mente incontaminata di un fanciullo, ma quella apparente ingenuità è il frutto di una lunga elaborazione, il risultato della semplificazione di ogni descrittiva memoria del paesaggio.
Ci sono, indubbiamente dei rimandi a certi stilemi della transavanguardia, soprattutto nella felicità cromatica o nel segno dai contorni, delicatamente molli, tondeggianti delle colline e delle nuvole. E’ la coscienza di una natura perduta e incandescente, anche al riferimento del mutarsi climatico e al surriscaldamento del pianeta e alle sue conseguenze, espresse dal colore rosso vivo. Ma vi ravviso, nel lavoro di Mantovani, una nota poetica densa di spiritualità come simboleggiata dal colore rosso fuoco dello spazio che è espressione forte dello spirito.
Pietro Lenzini.
Leggi anche: Stella: mostra personale di Jan Fabre
No Comment! Be the first one.