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Allevatori italiani uniti verso un futuro di trasparenza: è stata scritta la Carta di Padova

Allevatori italiani uniti verso un futuro di trasparenza: è stata scritta la Carta di Padova

Carta di Padova: l’iniziativa delle maggiori organizzazioni di produttori di carne italiane.

E’ la Carta di Padovapresentata nella città Antoniana, lo scorso venerdì 26 maggio. Non c’è dubbio, il comparto ha subito notevoli attacchi negli ultimi anni e poco si è fatto per tutelare gli operatori della filiera.

Come si possono dimenticare le parole di Veronesi contro le carni rosse, l’Horsegate, la recentissima crisi brasiliana. Inoltre, il dilagare del veganismo come stile di vita e la battaglia di lobby, sempre più potenti, contro la dimensione onnivora dell’uomo. Non da ultimo la campagna di disinformazione della stampa che ha appoggiato erroneamente alcuni scandali, come fossero la normalità.

Troppe volte ci si dimentica di raccontare veramente quanto siano virtuose le stalle italiane, ma per essere credibili, le organizzazioni produttrici di carne, devono migliorare la loro capacità comunicativa, devono far valere le loro verità.

E’ ora di gridare al mondo il valore della carne italiana e, soprattutto, puntare il dito verso settori della filiera distributiva che non agiscono seriamente nel dare garanzie al consumatore.

Vedi una “ristorazione inadempiente” che non da informazioni sulle carni che utilizza e la loro origine.

Il 2017 è un anno importante per gli allevatori e operatori del settore in quanto a settembre entrerà in vigore un nuovo sistema di controllo informatizzato dei trasferimenti degli animali sia in vita, per spostamenti da una stalla all’altra, sia verso i macelli.

Il Modello 4, così viene definito, è considerato però dagli allevatori inadatto a valorizzare i dati che vi sono inseriti

In pratica la sola documentazione che esplica le movimentazioni, non può essere sufficientemente garantista nei confronti del consumatore. I Produttori vogliono di più!

Rendere trasparenti e accessibili a tutti le informazioni sullo stato di salute (no illness) sui trattamenti farmacologici ricevuti (no chemical/drug residue), e sulle condizioni di allevamento (no suffering) degli animali cresciuti in Italia.

I produttori, quindi, accettano la sfida e raddoppiano. Non accettano in alcun modo che ulteriore disinformazione possa offuscare il grande lavoro che si sta svolgendo per tutelare la salute dell’animale e quella dell’uomo.

Le richieste formali della Carta di Padova

La Carta di Padova chiede formalmente al Ministero della Salute di istituire una cartella clinica dei bovini nati in Europa che consenta, oltre all’identificazione del bovino e alla registrazione dei dati anagrafici già in uso nelle banche dati europee, anche la registrazione dei trattamenti farmacologici compresi quelli omeopatici, a partire dalla nascita.

E’ una rivoluzione che gli allevatori italiani vogliono compiere. Si vuole arrivare alla ricetta elettronica che va oltre il Modello 4.

Sembra, tra l’altro, che sia solo il nostro Paese ad aver adottato tale modello e la sua compilazione. Si chiede a gran voce che gli allevatori siano garantiti dallo Stato e a ciò si può arrivare solo eliminando qualsiasi equivoco che possa distogliere dalla viva realtà di un settore sano, trasparente e corretto.

Dalla Carta di Padova emerge forte la dichiarazione degli allevatori italiani nel ribadire tutto il loro impegno nel garantire il benessere animale applicando protocolli molto più severi rispetto a quanto afferma la normativa cogente:

  • Applicare senza sconti tutti i Disciplinari riconosciuti dal MIPAF, Regioni e Commissione Europea per migliorare la qualità e la sicurezza della carne prodotta.
  • Garantire la qualità dei prodotti utilizzati per l’alimentazione dei bovini, l’adeguatezza del clima nelle stalle nel corso delle stagioni, la protezione dei parassiti, la pulizia dell’acqua abbeverata, l’uso controllato dei farmaci per la salute dell’animale.
  • Infine, importantissimo, applicare i Disciplinari di Etichettatura Facoltativa delle Carni Bovine per garantire maggiori informazioni ai consumatori.

Gli allevatori si rivolgono alla stampa e agli organi di informazione di adoperarsi per una narrativa veritiera e obiettiva sulla realtà zootecnica italiana. Allevamenti aperti alla luce del sole. Non si nasconde nulla!

Alla Grande Distribuzione si chiede correttezza e trasparenza e principi fondamentali per riconoscere e condividere il valore della carne bovina prodotta in Italia.

La carta di Padova si rivolge anche ai medici di famiglia, ai nutrizionisti e ai dietologi, nonché alle scuole di ogni ordine e grado.

A loro si chiede di dare giusto riconoscimento alle proprietà nutrizionali delle proteine nobili della carne e adottare la dieta Mediterranea come baluardo già riconosciuto come Patrimonio Immateriale dall’Unesco nel 2010.

Un passaggio importante su cui vale la pena soffermarsi è, finalmente, la forzatura, da parte delle organizzazioni di produttori di carne italiani, della richiesta di obbligare la ristorazione a rendere visibile la provenienza delle carni bovine.

Allegato della Carta di Padova

La Carta di Padova aggiunge un allegato, uno schema di Decreto Legge così intitolato: “Rintracciabilità dell’origine delle carni bovine nella ristorazione e informazione al consumatore”.

L’art.1: Oggetto e campo di applicazione, afferma che:

  • il decreto “stabilisce le norme riguardanti la rintracciabilità e l’indicazione dell’origine e del luogo di provenienza delle carni bovine. Anche macinate. E delle preparazioni che le contengono impiegate negli alimenti oggetto di somministrazione e vendita da parte delle collettività”.

In particolare l’art. 2 comma 4, afferma:

  • “E’ fatto d’obbligo esporre in modo visibile sul menu o su altri supporti, resi disponibili ai consumatori, la provenienza delle carni bovine impiegate in ciascun alimento destinato alla somministrazione o alla vendita da asporto. Riportando le seguenti informazioni: Paese di nascita del bovino – Paesi o paese di allevamento – Paese di macellazione.

Si può anche scrivere “Origine”, solo se le carni provengono da animali nati, allevati e macellati nello stesso stato membro. Le sanzioni per chi non esegue tale obbligo di esposizione vanno da 500 a 3000€.

Al comma 4 dell’art.5 si afferma che:

  • “In caso di recidiva è disposta la sospensione della licenza o dell’autorizzazione all’ esercizio dell’attività per un periodo da tre a dieci giorni. Il provvedimento di sospensione è immediatamente esecutivo e viene pubblicato sui quotidiani locali a spese del contravventore”.

Insomma una bella mazzata! Ma, attenzione, in Francia questo è già legge da anni.

La carta di Padova è stata consegnata nelle mani del Ministro alle Politiche Agricole Martina e si spera che il Governo abbia il coraggio di accelerare i tempi per arrivare almeno a votare tale decreto. Lo chiediamo anche noi consumatori assieme agli allevatori. La mancanza di fiducia è il virus peggiore che potrebbe mai capitare ad un comparto come la carne. Altro ché mucca pazza!

Credo si tratti anche di un atto di grande progresso e di innovazione. Riuscire a fornire ai consumatori dati facilmente fruibili, anche online, che offrano la possibilità di sapere tutto dell’animale da cui deriva quella carne. Quindi sì alla ricetta elettronica. Si alla carta d’identità dell’animale il più possibile dettagliata. Sì, infine, alla scheda tecnica della provenienza della carne in tavola.

E’ ora che la ristorazione faccia anch’essa un po’ di autocritica e diventi il più possibile trasparente nei confronti dei consumatori. La Carta di Padova è un salto forte verso la società 4.0.

La digitalizzazione e la trasparenza saranno gli elementi costitutivi di una nuova interazione tra gli uomini. La tecnologia, paradossalmente, alimenterà la fiducia e la verità lasciando ai fanatici la disinformazione.

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