Intelligenza artificiale: Avvocati e giustizia
Intelligenza artificiale tra diritto e giustizia. Intelligenza artificiale (AI), robotica e automazione sono ormai argomenti con cui deve confrontarsi chi si occupa di diritto e tecnologia.I pochi documenti esistenti in proposito si rifanno addirittura a miti e testi della narrativa fantascientifica: Frankenstein, Pigmalione, il Golem di Praga e le Tre Leggi della Robotica di Asimov. […]
Intelligenza artificiale tra diritto e giustizia.
Intelligenza artificiale (AI), robotica e automazione sono ormai argomenti con cui deve confrontarsi chi si occupa di diritto e tecnologia.
I pochi documenti esistenti in proposito si rifanno addirittura a miti e testi della narrativa fantascientifica: Frankenstein, Pigmalione, il Golem di Praga e le Tre Leggi della Robotica di Asimov.
«I “diritti umani” non sono perduti in una eventuale transizione verso il postumano o il transumano… Il diritto si affaccia su questi nuovi territori e da essi non può distogliere lo sguardo».
Stefano Rodotà.
E che dire del Progetto di Relazione del Parlamento UE recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica, adottate dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa il 28 aprile 2017.
Ma non ci troviamo dinanzi a scenari futuristici o ad argomenti filosofici.
E’ di tutta evidenza che androidi e tutte le altre forme di intelligenza artificiale ricoprono ormai un ruolo fondamentale nella nuova rivoluzione industriale intelligente dell’Internet of Things (IoT).
I rapporti commerciali sono influenzati dall’adozione di queste tecnologie ed è mutato l’approccio anche nel campo della contrattualistica.
Intelligenza artificiale e diritto.
Il professore Richard Susskind, nel corso della Conferenza annuale della Society for Computers and Law, la principale organizzazione di giuristi specializzati in materia di information technology operanti nel Regno Unito, ha sottolineato il nesso tra intelligenza artificiale e diritto.
Muovendo da una sua precedente pubblicazione del 1996, The future of Law, ha messo in evidenza alcune problematiche. Sicuramente il nostro sistema legale non è competitivo rispetto alle sfide lanciate dal XXI° secolo. I cambiamenti di cui saremo spettatori nei prossimi venti anni saranno maggiori rispetto a quelli verificatisi negli ultimi due secoli.
Gli avvocati entro il 2020 saranno chiamati ad operare una scelta, ossia competere con le macchine ovvero contribuire personalmente alla creazione di sistemi e macchine.
I Tribunali online sostituiranno quelli tradizionali.
Basti pensare che già 60 milioni di contenziosi tra i trader di eBay sono risolti con sistemi di “online dispute resolution”, senza il ricorso ad avvocati e giudici. Queste osservazioni, che sono state fatte con riferimento al mondo legale anglosassone, si possono estendere anche al nostro contesto.
Le previsioni di Susskind – sui tribunali online – trovano conferma in un recente esperimento dell’UGC. Un programma di intelligenza artificiale ha analizzato 584 casi sottoposti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il risultato della ricerca è stato quello di accertare che nel 79% dei casi, l’esito dei processi sarebbe stato il medesimo rispetto a quanto stabilito dalla Corte.
Cosa succede in Italia?
Quest’anno il Congresso nazionale dell’Unione Nazionale Camere Civil – che si è tenuto dal 18 al 20 ottobre – ha scelto proprio il tema dell’”Intelligenza artificiale e l’impatto sul giurista”. Nel nostro Paese una riflessione seria sull’intelligenza artificiale, giustizia e professioni deve ancora svilupparsi.
Ma quale potrebbe essere il punto di partenza?
Secondo l’avvocato Laura Giannotta, Presidente dell’UNCC – Unione Nazionale Camere Civili, si potrebbe iniziare con “l’introduzione di un diritto alla revisione di una decisione automatizzata o, quantomeno, ad una spiegazione umana dei criteri adottati”.
Attualmente, sono a disposizione diversi programmi che introducono l’intelligenza artificiale nel diritto.
Questi programmi si prefiggono lo scopo di offrire agli studi legali degli strumenti attraverso cui anticipare i risultati della giurisprudenza e setacciare i big data per raccogliere informazioni e preparare le difese nelle cause. Esiste, inoltre, un corso di laurea magistrale in Giurisprudenza con indirizzo “Tecnologia, intelligenza artificiale e nuove frontiere del diritto”.
Qual è il suo scopo?
Formare professionisti specializzati in grado di fronteggiare le sfide giuridiche poste dalle nuove tecnologie e offrire nuovi sbocchi professionali.
Giustizia predittiva.
In Francia la “giustizia predittiva” intesa come capacità di prevedere in anticipo l’esito di un giudizio appartiene già alla realtà. E’ stato già creato il sito di nome “Predictice.com” che usa dei potenti algoritmi per calcolare la probabilità statistica di successo di una causa.
Ancora in fase sperimentale, il sito rappresenta un’idea molto interessante che potrebbe facilitare moltissimo il lavoro degli avvocati. Una volta accertata la capacità del sistema di dare risposte esaurienti, molti cittadini potrebbero essere dissuasi dall’avviare contenziosi temerari, riducendo così il numero di giudizi pendenti.
Negli Stati Uniti esiste già un servizio di intelligenza artificiale dedicato al mondo del diritto.
Si tratta del sito “ROSS Intelligence”. Grazie ad un software che, avvalendosi di un ricco database, aiuta l’avvocato a redigere un atto processuale confrontando l’orientamento dei giudici su quel determinato argomento.
Non sfugge l’utilità di tale strumento in grado di aiutare l’avvocato nella redazione di un atto, esaminando in tempo reale l’orientamento della giurisprudenza. Ma Ross non è l’unico avvocato robot.
Se avete uno studio legale che si occupa di contrattualistica c’è Kira.
Una forma di intelligenza artificiale capace di abbreviare i tempi legati alle analisi di centinaia di pagine di contratti. Kira non solo analizza i contratti ma estrapola le parti più importanti e individua le clausole più rilevanti.
In questo caso il software riesce ad analizzare i documenti in base alla presenza o meno di clausole specifiche. Può estendere ricerche e analisi anche a contratti scritti in diverse lingue.
DoNotPay.
DoNotPay, un avvocato robot, è riuscito, invece, a contestare 160 mila multe per parcheggio irregolare su 250 mila casi esaminati – tra New York e Londra – in un periodo di 21 mesi. I risultati sono stati resi noti dal suo ideatore, il 19enne Joshua Browder.
Prometea.
Juan Gustavo Corvalàn, procuratore generale nel contenzioso amministrativo della città di Buenos Aires, ha collaborato alla realizzazione di Prometea. Questo sistema di intelligenza artificiale consente la soluzione di casi giudiziari a struttura semplice e ripetitiva in uno spazio temporale di pochi secondi.
Oggi Prometea viene applicato ad oltre il 52% dei casi sottoposti alla Corte Superiore di giustizia di quella città, con un tasso di successo del 96% dei casi. Con l’utilizzo di questo sistema, a supporto della Corte, 1000 casi possono essere risolti nell’arco di 7 giorni.
Manualmente sarebbero necessari 83 giorni di lavoro. Lo stesso software viene attualmente usato anche dalla Corte interamericana dei diritti umani, dove è utilizzato per ottimizzare i tempi, aumentando l’efficienza fino al 143%. Una sperimentazione è in corso anche presso il Consiglio di Stato a Parigi.
Quella dell’avvocato robot è solo una delle tante professioni interessate dalla rivoluzione che l’intelligenza artificiale sta portando nelle nostre vite. Attualmente gli algoritmi non sostituiranno certo gli avvocati “in carne ed ossa”.
I legali saranno aiutati a svolgere il loro lavoro e potranno concentrarsi sui passaggi più importanti.
Sicuramente non sappiamo cosa potrà accadere nel futuro prossimo e quale sarà l’effettivo impatto sul mondo della giustizia della rivoluzione robotica. Per il momento continuiamo ad usare la “nostra” di intelligenza!
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