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Flatlandia: un racconto a più dimensioni

Flatlandia libro

Flatlandia: Un racconto fantastico a più dimensioni

Flatlandia: un racconto a più dimensioni è un piccolo libro di poco più di 120 pagine, che con buona volontà – ed anche un clima piovoso, con un grande camino di campagna acceso – si potrebbe leggere in una domenica di otium litteratum, ovvero di occupazione per approfondire le proprie letture. Onestamente è possibile leggerlo anche in mezza giornata, se il riposo post-prandiale non destabilizzasse la nostra concentrazione.

l’Autore

L’Autore è il misconosciuto ai più Edwin Abbott Abbott (no Word, non segnalarmelo! Non è un refuso questa ripetizione del cognome, si chiama proprio così!). Egli è stato un pedagogista e teologo inglese vissuto a cavallo dell’800 ed il ‘900, compositore di manuali scolastici e di opere teologiche. Amava Shakespeare e ne inseriva ad ogni incipit una citazione derivante dalle sue opere.

Abbott ha vissuto in un’epoca di transizione, in cui si pensava che tutto fosse stato scoperto, tutto funzionava secondo regole chiare e precise e restavano solo da definire alcuni dettagli per comprendere il mondo nella sua interezza: si sbagliavano di grosso.

Forse anche per questo atteggiamento generale il suo innovativo racconto che recensisco oggi non ha avuto un immediato clamore.

In verità, Flatlandia non è purtroppo, a mio modestissimo parere, ancora un libro preso molto in considerazione tutt’oggi, non abbastanza capito ed approfondito. Sebbene venga considerato un vero e proprio culto dalla comunità scientifica ed un classico della letteratura satirica, vedo che non è molto “sponsorizzato”. Ad essere onesti, personalmente ne ho conosciuto la trama da un libro di geometria del liceo; ho detto purtroppo prima perché ne consiglio vivamente l’acquisto e la lettura, la quale mi ha “rapito” in un torrido sabato pomeriggio estivo (alla faccia del caminetto acceso e senza condizionatore peraltro).

Il libro

Lo stile di scrittura e lo svolgimento della trama mi ha subito ricordato le famose novelle di Guy de Maupassant (La casa Tellier, Storia di una ragazza di campagna, Palla di sego) ma soprattutto, per la loro essenza surreale, i classici racconti della letteratura russa di Nikolaj Gogol (Il cappotto, il naso, il ritratto…) e di Michail Bulgakov (Il Maestro e Margherita).

In breve, siamo in un mondo a due dimensioni – Flatlandia appunto – estesa su un Piano, su una Superficie popolata da figure geometriche, fra cui spicca il narratore: un Quadrato. Viene subito descritta la visione del mondo flatlandiese: gli abitanti, nella loro prospettiva, non vedono direttamente la forma dei loro “corpi” e dunque non si distinguono immediatamente fra di loro. “Si vedono” fra di loro solo come Linee Rette, non come un Triangolo o come un Pentagono.

Qui già parte il mio primo spunto di riflessione: immaginate per un momento di vivere in due dimensioni. Come cambierebbe la nostra vita? Cosa percepiremmo? Cosa capiremmo, noi abitanti di Spacelandia (così viene definito il nostro mondo da parte del protagonista a quattro lati)? Quali sarebbero le nostre concezioni?

Benvenuti a Flatlandia

Proseguendo, la società viene suddivisa in più classi, ciascuna con le sue peculiarità. Per intenderci, i Triangoli Isosceli sono i soldati e gli operai, i Triangoli Equilateri rappresentano il ceto borghese, i professionisti e gentiluomini sono Quadrati. Dai sei lati in poi, cioè a partire dagli Esagoni, si sale verso il rango nobiliare fino a figure i cui lati, man mano che aumentano e si restringono, assomigliano più a dei Cerchi che non ad un altro Poligono: qui si ha a che fare dunque con la casta sacerdotale.

Si capisce che con l’aumentare dei lati, aumenta l’importanza della figura geometrica e dunque la considerazione dell’abitante. Il nostro protagonista Quadrato, continua a descrivere il suo mondo innanzitutto ed informa il Lettore di alcuni aspetti del vivere civile, fra cui le modalità per riconoscersi, in verità abbastanza articolate e che mostrano la fervida immaginazione del nostro Autore.

E’ un invito ad uscire dai nostri schemi precostituiti, dalle nostre piccolezze e stereotipi e configurare qualcosa di nuovo. Per il Quadrato vivere in un Piano è la normalità, per noi rimarrebbe solo un sforzo intellettuale. Il Quadrato vive in altre leggi fisiche, in un altro sistema di riferimento che per lui è fisso, stabile, immutabile. Rimarrà sempre di questa idea? Proprio in questa direzione si muove successivamente tutta la trama.

“Che cos’è un Cerchio in tre dimensioni?”

Il Quadrato non si immaginerebbe mai il concetto di Tre dimensioni, di Solido come lo concepiamo noi, abitanti di Spacelandia. Teorie assurde vien detto, che anzi lo establishment a cui appartiene osteggia apertamente. Premesse queste basi, inizia poi il vero viaggio del Nostro protagonista, simile ad un moderno Ulisse. Voglio pensare non all’Odisseo della letteratura classica, ma a quello descritto nel XXVI canto dell’Inferno dantesco, schiacciato da un terribile naufragio nel tentativo di superare le colonne d’Ercole, spinto dalla sete di conoscenza.

Tutto parte da un sogno premonitore, in puro stile Dickens e del suo Canto di Natale ed i tre fantasmi del Natale passato, presente e futuro. Il Quadrato sogna di trovarsi in un posto, Linelandia, i cui abitanti sono Linee e Punti che vivono in su una retta ad Una dimensione. Il collerico Re esprime tutta la sua avversione al punto di vista del Quadrato: è impossibile uscire concepire un’altra dimensione che non sia una retta, non si possono distinguere visivamente le differenze fra Punti e Linee.

Ho visto un re…

Come far comprendere quindi ad esso il concetto di Piano? Di Est, Ovest, Sud, Nord, quando lo stesso monarca di Linelandia non riesce a prospettare la destra con la sinistra, ma solo un movimento Settentrionale ed uno Meridionale? Il Quadrato le prova in tutte le salse, sfoggiando tutte le qualità di appassionato di geometria; i risultati sono ben miseri.

I temi dell’incomunicabilità e dell’ostinazione, ma anche quello della mancanza di coraggio a cambiare le proprie opinioni  sono abbastanza evidenti. Non è finita qui.

Successivamente, in maniera simile subisce lui un contrappasso dantesco di prim’ordine. Il Virgilio della situazione è uno Straniero, che entra in Flatlandia di soppiatto. Egli è scambiato inizialmente per un Cerchio, ed infatti ecco subito le dovute rimostranze che si addicono al di lui rango; “ma come ha fatto Signoria Vostra ad entrare dalla porta, senza che nessuno se ne accorgesse!?” Il misterioso straniero ribatte che è venuto dall’alto! “Dall’alto!? In che senso.” Si ribaltano i ruoli: è il Quadrato ora l’ostinato, non il monarca di Linelandia.

Epifania

Accade l’epifania, che in greco significa manifestazione, apparizionevenutapresenza divina.

No, lasciate stare la calza della Befana, non c’entra nulla. Nella concezione greca, l’epifania è l’azione (un sogno, un miracolo ecc..) attraverso cui si rilevava una divinità.

L’epifania, dal verbo ἐπιφαίνω, che significa “mi rendo manifesto” definisce in aggiunta un punto di non-ritorno, di cambiamento; il soggetto non vedrà mai più con gli stessi occhi il mondo com’era prima.

Ebbene, l’invasore non è un eminentissimo Cerchio, ma… una Sfera! D’altro canto, cos’è un cerchio in tre dimensioni? Citazione necessaria, se avete visto Interstellar (2014) di Christopher Nolan saprete di cosa io stia parlando.

Un Solido, un essere in Tre dimensioni, qui a Flatlandia! All’inizio il Quadrato non ci credeva, convinto di aver a che fare con un pazzo eretico. Dopo una serie di battibecchi e di argomenti proposti dalla Sfera stessa per convertire il nostro cocciuto protagonista a quattro lati, non esistevano ragioni per cambiare lo status quo: era inconcepibile un mondo a tre dimensioni!

Fuori da Flatlandia

Esasperato, come un deus ex machina la Sfera trascina il Quadrato in alto, fuori dal suo Piano, fuori dalla sua quotidianità e dalla sua visuale in cui era vissuto fino ad allora: un viaggio nello Spazio! Qui la Sfera assume il ruolo del pagano Virgilio che mostra il Vangelo delle Tre dimensioni ad un incredulo Dante…Quadrato. Insomma, fulminato sulla via di Damasco come Paolo di Tarso.

Il Quadrato finalmente vede com’è fatto il  suo mondo realmente, vede nella sua interezza la sua casa a forma di Pentagono, non è costretto solo a dedurlo come ha fatto fino ad allora. La maturazione porta a nuovi risultati. La mente vagheggia e le domande sorgono spontanee: se è dunque possibile estendere le dimensioni da Due a Tre, è possibile fare la stessa cosa da Tre a Quattro, Cinque ed oltre?

Qui la Sfera assume un atteggiamento ottuso ed alquanto contro intuitivo: no! Non è possibile! Sono solo fandonie. Non è minimamente concepibile una Quarta Dimensione!

Insomma, il gioco dell’oca è abbastanza evidente in questo racconto: il convertito non crede al predicante, il predicante non crede al convertito. È un punto essenziale di tutta la trama: molto spesso si enuncia la Verità, la si dimostra con i fatti, ma non si va oltre il proprio seminato.

Pensieri e riflessioni

Per farla breve, la visita si conclude anche con la scoperta di Pointlandia (ovvero, il mondo senza dimensioni) ed infine l’incarcerazione del protagonista, che come un moderno Galileo è inquisito e condannato per aver diffuso “false credenze”.

Cosa possiamo trarne da questo libricino, noi cittadini del 2022?

Siamo moderni Candido, protagonista dell’omonimo romanzo di Voltaire. Siam convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili, anche basandoci su idee altrui. Non a caso il suo maestro Pangloss fa la sua parte nel perpetrare questa convinzione. Ma è davvero così? Come Candido, il Quadrato è scosso nella sua esistenza, avulso nelle sue idee. L’esperienza vissuta gli ha tolto la libertà, ma gli ha infuso la verità, che non vuol dire cieca abnegazione ai propri occhi, ma ragionamento, razionalità e logica.

Quest’ultime qualità noi non le abbiamo perse, ma non le applichiamo a dovere, anzi le rifuggiamo attivamente, cosi come il coraggio. Si, il coraggio; coraggio di cambiare, ed accettare il cambiamento, e di guardare il mondo con una prospettiva diversa.

Necessitiamo di distruggere le nostre basi, per costruire incessantemente nuove fondamenta. Ma dobbiamo continuare a coltivare il nostro giardino, certi di possedere un libro in cui si ha infine la spiegazione di tutto. Ma attenzione, aprendolo, potremmo trovare tutte le pagine bianche: “Me l’immaginavo”.

Leggi anche: Il portiere | di Giuseppe Tecce: racconti di guerra e di umanità

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Fabrizio Turi

Di Ostuni ( Br ) laureato in Economia Aziendale presso l'Universita degli studi di Bari , Business Advisor - Consulente aziendale per lo sviluppo d'impresa.

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