La fedeltà disattesa di Silvia Argento
La fedeltà disattesa. L’atto di tradurre è radicato profondamente nella storia della letteratura, una pratica che risale ai primordi della scrittura e forse anche prima. Tradurre è stato da sempre un mezzo per esplorare e comprendere culture e concetti diversi, un ponte tra mondi che altrimenti resterebbero separati. Tuttavia, la traduzione porta con sé un […]
La fedeltà disattesa.
L’atto di tradurre è radicato profondamente nella storia della letteratura, una pratica che risale ai primordi della scrittura e forse anche prima. Tradurre è stato da sempre un mezzo per esplorare e comprendere culture e concetti diversi, un ponte tra mondi che altrimenti resterebbero separati. Tuttavia, la traduzione porta con sé un rischio intrinseco: quello del fraintendimento.
L’etimologia della parola “tradurre” evidenzia questa duplice natura. Derivata dal latino trans e ducere, che significa “trasportare”, suggerisce l’idea di trasferire significati da una lingua all’altra. Ma c’è un’altra radice latina, trans e dare (da cui tradere), che implica il concetto di “consegnare”, ma anche di “tradire”. La traduzione, quindi, si muove costantemente sul filo sottile tra fedeltà e tradimento, tra la riproduzione accurata e la reinterpretazione.
Questo dilemma non riguarda solo la letteratura, ma ha trovato ampio spazio anche nella musica, in particolare nella tradizione cantautorale. La traduzione di canzoni è un processo che va oltre la semplice trasposizione linguistica; si tratta di adattare e ricreare sentimenti, ritmi e atmosfere in un contesto culturale diverso, spesso portando a compromessi tra la fedeltà al testo originale e la sua fruibilità nel nuovo contesto.
Il libro “La fedeltà disattesa” (un titolo ispirato a una frase di Francesco De Gregori) edito da Affiori in uscita il 2 settembre, esplora proprio questo affascinante universo. È un viaggio nella storia della musica cantautorale, dove gli artisti non si limitano a scrivere le proprie canzoni, ma si “saccheggiano” a vicenda, reinterpretando e adattando i brani altrui. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei cantautori italiani come Fabrizio De André, Francesco De Gregori e Giorgio Gaber, che hanno attinto a piene mani dal repertorio di colleghi americani, come Bob Dylan e Leonard Cohen, o francesi, come gli chansonniers.
La traduzione musicale, però, non è solo un esercizio linguistico: è un atto creativo che implica scelte difficili e a volte dolorose.
Quando si traduce una canzone, si deve decidere quali elementi preservare e quali sacrificare, cercando di mantenere l’integrità dell’opera originale pur rendendola comprensibile e rilevante per un nuovo pubblico. Questo processo di adattamento può portare a quella che De Gregori ha chiamato “fedeltà disattesa”, ovvero una traduzione che, pur non essendo perfettamente fedele al testo originale, riesce a catturare l’essenza della canzone.
D’altra parte, come osservava Fabrizio De André citando Benedetto Croce, esiste una distinzione tra traduzioni “brutte ma fedeli” e “belle ma infedeli”, evidenziando come a volte l’infedeltà possa essere necessaria per creare una versione artisticamente valida. In definitiva, la traduzione nella musica, così come nella letteratura, è un’arte complessa e sfaccettata. La fedeltà disattesa di Silvia Argento esplora queste dinamiche con grande acume, offrendo al lettore una riflessione approfondita sul significato della traduzione nel cantautorato.
L’autrice presenterà il suo libro presso la Libreria Sinestetica Expo, situata in Viale Tirreno 70, a Roma, il 4 settembre alle ore 18.30. Sarà un’occasione unica per approfondire un tema tanto affascinante quanto complesso, che continua a influenzare il modo in cui percepiamo e viviamo la musica e la letteratura.
Nata ad Agrigento nel 1997, Silvia Argento è docente di Lingua e Letteratura italiana e latina. Cresce con un grande amore per la lettura e per i classici, con particolare interesse per gli autori classici latini e i lavori di Oscar Wilde. Si è pertanto laureata in Lettere Moderne e poi in Filologia Moderna presso l’Università degli studi di Palermo. Ha in seguito conseguito presso La Sapienza una seconda laurea magistrale in Editoria e scrittura e un master in Editoria, Giornalismo e Management culturale. Parallelamente all’attività di docenza scrive articoli di critica letteraria, musica e cinema presso varie testate e redazioni web.
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