Identità parte II: il triangolo zoomer
Concetto di identità. L’identità è una questione semiotica, è una questione inerente al linguaggio. L’identità non è altro che un segno, ovvero un modo di essere, di fare, di presentarsi, di porsi, di relazionarsi che, appunto, identifica un soggetto. Esso, il segno, si collega ad un designatum, ovvero a un referente materiale, come può essere […]
Concetto di identità.
L’identità è una questione semiotica, è una questione inerente al linguaggio. L’identità non è altro che un segno, ovvero un modo di essere, di fare, di presentarsi, di porsi, di relazionarsi che, appunto, identifica un soggetto. Esso, il segno, si collega ad un designatum, ovvero a un referente materiale, come può essere un capo di abbigliamento o un piatto scelto per il pranzo e per la cena e ad un interpretante, ovvero l’idea mentale con cui un soggetto interpreta un segno.
Facciamo un esempio pratico, per non perderci per strada.
Il segno è la parola sedia, il designatum è una sedia in quanto oggetto materiale su cui sedersi, l’interpretante è l’immagine mentale che io o un altro soggetto ha della sedia, ovvero la si può immaginare come una qualsiasi sedia in legno e vimini, oppure come una sedia barocca intarsiata e tappezzata di un tessuto prezioso, oppure come una sedia in plastica. In ogni caso sarà sempre una sedia.
L’interpretante, ovvero l’idea mentale con cui un soggetto collega segno e oggetto materiale è variabile in base alle conoscenze del soggetto, al suo background culturale, al luogo in cui è vissuto, ai ricordi che ha in base alle esperienze che ha fatto, al proprio gusto personale. Nel nostro caso, avventurandoci nel magico mondo degli zoomer, il segno è la loro identità, che si riferisce ad un oggetto materiale quale il loro corpo e che si ricollega ad un interpretante, soggettivo, diverso per ogni soggetto.
Detto più semplicemente: prendiamo una ragazza di sedici anni. È una zoomer, la sua identità è zoomer; il suo corpo è quello di una giovane donna di sedici anni. Il suo interpretante è l’idea mentale che ella comunica rispetto a se stessa e la percezione che ella dà di sé nel tessuto sociale.
Identità zoomer.
Per quanto concerne la identità zoomer sappiamo che essa è gender fluid, autentica, originale ed “ecosostenibile”, ovvero attenta a tutte le questioni ambientali. Il corpo degli zoomer, l’oggetto materiale del nostro triangolo semiotico, è un corpo che ha progressivamente abbandonato tutte le denotazioni sessuali rigide per abbracciare una sessualizzazione più fluida, espressa in un abbigliamento prevalentemente unisex.
Scomparsa la differenza netta tra maschio e femmina, se non per i connotati genitali, uno zoomer o una zoomer si sentono molto più liberi di esprimersi e di scegliere ciò che li fa stare bene, preoccupandosi molto di meno di ciò che è socialmente accettabile. L’immagine mentale, ovvero l’interpretante, che ci viene in mente quando parliamo di zoomer è sicuramente un soggetto che non sappiamo riconoscere subito nella sua mascolinità o femminilità, ma che appare prima di tutto originale e autentico.
Gli zoomer sono colorati, usano un linguaggio estremamente intuitivo e diretto nei confronti degli adulti e tra coetanei, si preoccupano poco che il loro aspetto risponda a canoni di bellezza univoci e imposti, ma riescono a creare il proprio stile, lasciando andare il giudizio altrui e focalizzandosi sul proprio benessere. Gli interpretanti che possiamo avere degli zoomer, dunque, sono ancora estremamente in fieri, ma ciò che sappiamo di certo è che sarà una splendida avventura provare ad immaginare uno scenario futuristico popolato da zoomer.
Una cosa la sappiamo per certa, però, e riguarda il loro cambiamento di rotta in termini di sessualità.
Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.
STAY TUNED STAY ZOOMER
Leggi anche: Gender zoomer: verso la fluidità
No Comment! Be the first one.