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Autismo: la giornata della consapevolezza

Autismo la giornata della consapevolezza

La giornata della consapevolezza sull’Autismo.

Seicentomila persone tra adulti e bambini sono affetti da autismo in Italia. La Puglia è tra le prime regioni che ha dato applicazione alla legge n.134 del 2015 in materia di diagnosi e cura dell’autismo e assistenza alle famiglie.

Sguardo assente ai richiami, occhi cerulei tristi, movimenti stereotipati delle mani. Varcata la soglia d’ingresso nell’aula una trottola cominciava a ruotare senza tregua in un turbinio che risucchiava compagni, fogli, qualche quaderno… zaini.

Un vortice che durava per qualche minuto fino all’abbraccio, “alla stretta al petto del Buongiorno” della maestra. C’erano mattine in cui non bastava la stretta, occorreva qualcos’altro: un pacco di cracker fermava la corsa vertiginosa. Poi la calma, tutto tornava al suo posto; la voce dolce e autorevole della maestra esortava, senza successo, Luca all’attenzione, invece assorto nel suo dondolare il tronco e giocherellare con le manine, assente all’ascolto e all’interazione con i compagni.

Durante la mattinata 6-7 scorribande di Luca, inseguito dai suoi due amichetti custodi, interrompevano i lunghi momenti di gesti stereotipati. Come chiuso in una bolla, lo scolaretto di sette anni imparò a fine anno scolastico ad eseguire delle consegne ripetitive; anche grazie alla dedizione dei compagni, ai quali la maestra aveva affidato il compito di tutor.

Era il 1987, la patologia autismo era poco conosciuta.

Se ne sentiva parlare in quanto circolavano voci dell’attività di un neuropsichiatra infantile senese, il quale, occupandosi di bambini affetti dai disturbi dell‘autismo, aveva scritto un libro: “Non vedo, non sento, non parlo” (che la maestra ebbe anche a leggere per acquisire consapevolezza della patologia). La maestra di classe, comunque, non aveva competenze e mezzi per affrontare un percorso così complesso, per cui dovette affidarsi al suo buon senso e alla dimensione umana dell’essere insegnante.

Il bambino era cresciuto con i nonni in una casa colonica nelle campagne dell’entroterra, a dire il vero, in tanti non sapevano che Sabrina avesse un fratellino. Lei, ragazzina dalle doti eccezionali, studentessa eccellente, con un futuro da ballerina e pianista, era conosciuta come figlia unica.

Del resto, di quali doti di suo fratello Luca si poteva o doveva parlare?

Quali pregi possono raccontarsi di una persona diversamente abile?

Sicuramente tanti.

La diversità è ricchezza.

Pregio fra tutti l‘essere persona con una dignità. Il confronto rende migliori, più umani, fa crescere il patrimonio valoriale di una comunità, in grado di abbattere le barriere dell’isolamento e di favorire l’inclusione. Luca cominciò a frequentare la scuola perché i genitori, persone di buona cultura, non avevano mai pensato, però, di farlo seguire da una specialista, né fuori né nella scuola; furono avvisati e richiamati dagli uffici preposti del Comune per assolvere all’obbligo scolastico del figlio.

Sua madre era proprio convinta che non sarebbe stata necessaria la frequenza della scuola… Rivelò alla maestra le sue angosce e il fatto che al bambino occorreva cambiargli il pannolino, tutti i giorni durante la mattinata, per i bisogni fisiologici. Pertanto pensò bene di lasciare alla discrezione della maestra la responsabilità e la scelta di permettere una, seppur relativa, integrazione con i compagni, o l’isolamento totale, considerando tra l’altro, che all’epoca, una bidella non si assumeva il compito di assistere un bambino in mansioni del genere.

Quella maestra era una supplente di fuori sede. Dopo alcuni anni è venuta a sapere che Luca non ha più la mamma, e il padre si è trasferito in altra città. Chissà dove, come e con chi vive Luca, che oggi ha oltre 35 anni. Purtroppo storie come quella di Luca sono frequenti, tristi e dolorose sia per coloro che sono affetti da spettro autistico, che per i genitori, specie quando, lasciati soli, non riescono a fronteggiarne l’angoscia e il peso psicologico.

Autismo in Italia.

Secondo le stime, in Italia si contano seicentomila persone tra adulti e bambini affetti da autismo, con un incremento sempre maggiore. Le cause, in passato considerate di origine soprattutto psicosociale, o imputabili ai vaccini o a determinati cibi.

Oggi hanno attribuito valore predominante all’aspetto biologico.

Il disturbo  interessa lo sviluppo percettivo e discriminativo, l’attenzione, il controllo motorio, il linguaggio, l’imitazione. Già nei primi tre anni di vita si evidenzia nell’interazione sociale una grave compromissione della capacità di entrare in relazione con gli altri mentre nella comunicazione il linguaggio verbale è quasi assente.

Pertanto la diagnosi precoce permette di “abilitare” le aree disturbate, per insegnare in età evolutiva a rapportarsi con gli altri e con la realtà. Lo scorso 2 aprile si è celebrata la Giornata della consapevolezza dell’autismo. Sancita nel 2007 dalle Nazioni Unite, ha visto illuminati di blu, il colore della speranza, i palazzi istituzionali di tutta Italia.

Quest’anno lo slogan scelto è: “Autismo, più frequente di quanto non si pensi”.

Le associazioni e le cooperative pugliesi che si occupano di autismo sono tante: l’ANGSA di Monopoli, l’ASA di Giovinazzo, l’AFPA di Bari promuovono iniziative a sostegno a coloro che sono affetti da spettro autistico e alle famiglie. La Puglia è tra le prime regioni che ha dato applicazione alla legge n.134 del 2015 in materia di diagnosi e cura degli affetti da autismo e assistenza alle famiglie. L’autistico è una persona con diritti, è una persona che può migliorare le propria qualità di vita e quella di coloro che lo circondano.

Una rete di servizi, protocolli tra le varie istituzioni, compresa la scuola, permetterà di programmare in modo interdisciplinare interventi che potranno accompagnare tutti coloro che vivono le difficoltà di tale patologia, sia in età evolutiva sia in età adulta, con la speranza che vicissitudini come quelle di Luca non si ripetano più.

Di Katia Cornacchia.

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