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Effetto Mössbauer inverso

Effetto Mössbauer inverso: breve disamina.

Effetto Mössbauer inverso: breve disamina.

Nel 1989 due elettrochimici, Martin Fleischmann e Stanley Pons, pubblicarono un articolo in cui ipotizzavano effetti nucleari anomali nella materia condensata, in particolare emissioni di neutroni da un reticolo cristallino di palladio sovrasaturo di idrogeno. Questo fece loro ipotizzare che si trattasse di un nuovo fenomeno di fusione nucleare, fenomeno a cui un giornalista del New York Time dette il nome di fusione fredda.

Martin Fleischmann e Stanley Pons.

Ora, dopo 33 anni nel corso dei quali sono stati effettuati centinaia di esperimenti come quelli effettuati dai due elettrochimici, ripetuti con riproducibilità molto bassa e che attualmente vengono compresi con la denominazione di LERN (Low Energy Nuclear Reaction), anche perché ancora manca una spiegazione teorica, sono stati fatti parecchi tentativi per spiegare quei risultati ritenuti fortemente anomali.

L’ipotesi più affascinante per spiegare quei fenomeni e molti altri che attualmente non sono ben compresi (come ad esempio la sonoluminescenza) era stata proposta dal compianto Prof. Giuliano Preparata

Io stesso, nel 1991, la presentai su “Le Scienze”, edizione italiana di Scientific American, pur con tutte le cautele che la presentazione al pubblico di una nuova ipotesi scientifica richiede. In estrema sintesi, Preparata sosteneva, forse estendendo il fenomeno della tensione superficiale dell’acqua che, nella materia condensata (liquida e solida), oltre le normali interazioni elettromagnetiche, avvenissero fenomeni di coerenza molecolare.

Insieme con Emilio Del Giudice sviluppò quindi la teoria dei campi quantistici e della QED coerente; fenomeni che dovrebbero verificarsi anche all’interno delle strutture biologiche, cellule ed organismi, e mantenere le strutture formatesi per lunghi periodi.

Queste ipotesi, malgrado numerosi tentativi di verifica, sono stati screditati da molteplici prove teoriche sperimentali. Nell’ambito delle varie ipotesi proposte, a parere di chi scrive, quella che sembra la più ragionevole, presentata dal Professor Tullio Bressani nel 1990, che però l’aveva presentata come corollario alla teoria della coerenza di Preparata (Nuovo Cimento, 1989), è che i fenomeni LERN non siano altro che il verificarsi dell’effetto Mössbauer inverso.

Effetto Mössbauer.

L’effetto Mössbauer è il processo nucleare che consente l’assorbimento di risonanza di raggi gamma da parte di un reticolo cristallino, per cui è anche definito “assorbimento di raggi gamma senza rinculo”.

Questo fenomeno si verifica quando i nuclei atomici di un reticolo cristallino, che in questo caso, trattandosi di un solido, i nuclei dello stesso sono vincolati. Quindi, mentre un singolo atomo assorbendo un raggio gamma “rincula”, nel caso di un solido, il “rinculo” è trascurabile, quindi il rinculo, agendo sull’intero reticolo cristallino, è irrilevante. 

Di conseguenza i raggi gamma emessi possiedono la quantità di energia sufficiente perché si verifichi la risonanza. Solitamente, in relazione al tempo di decadimento, i raggi gamma sono caratterizzati dall’avere bande spettrali molto strette. Da ciò deriva che sono molto sensibili a modificazioni nelle variazioni energetiche che si verificano nelle transizioni nucleari. Questo fenomeno, scoperto nel 1957 dal fisico Rudolf Mössbauer, viene utilizzato nello studio di diversi fenomeni scientifici e nella spettroscopia Mössbauer.

Effetto Mössbauer inverso.

L’effetto Mössbauer inverso, se l’ipotesi è corretta, si dovrebbe verificare quando un reticolo cristallino di un metallo fra quelli che si comportano come “spugne” di idrogeno, come il palladio, superata la concentrazione di idrogeno del 98/99%, non si limita a formare degli idruri (composti solidi che l’idrogeno gassoso forma a contatto con la maggior parte dei metalli elementari. La reazione avviene spesso spontaneamente già a temperatura ambiente. Il fenomeno procede nei due sensi, è cioè reversibile e dipende essenzialmente dalla pressione dell’idrogeno gassoso. Se questa è superiore ad una certa soglia (pressione di equilibrio), la reazione evolve verso la formazione dell’idruro, in caso contrario avviene in senso inverso e l’idruro si decompone restituendo l’idrogeno gassoso. Aumentando ulteriormente la pressione, un numero limitato di atomi di idrogeno viene forzato all’interno del cristallo. In questo modo tutti i siti disponibili si saturano e tutta la massa metallica viene convertita in idruro) ma il reticolo entra in uno stato soprasaturo ed emette raggi gamma e probabilmente neutroni. 

Il fatto che la densità di un reticolo metallico è molto variabile spiegherebbe perché la riproducibilità degli esperimenti è estremamente bassa.

Conclusioni.

Ovviamente, come premesso, questa proposta costituisce solo un’ipotesi che il sottoscritto, naturalista e non fisico, non è in grado di verificare ne teoricamente ne sperimentalmente, quindi invito i colleghi fisici, se interessati, a verificarla.

Leggi anche: Il punto sulle ricerche che validerebbero la coerenza molecolare

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Ettore Ruberti

Naturalista, giornalista scientifico. Professore di Biologia, Chimica, Fisica e Geografia fisica presso il Liceo Scientifico e Linguistico “Maroni” di Varese dal 1983 al 1989. Giornalista free lance, dal 1977, con collaborazioni con le seguenti testate: La Prealpina, Il Giorno, La Stampa, Inquinamento, Il Medico e il paziente, Oasis, Geodes, Migratori Alati, Le Scienze, Petrolieri d’Italia, Ambiente, ecc. Redattore da luglio 1988 a febbraio 1990 presso la rivista Acqua & Aria. Attualmente scrive, per conto dell’ENEA e come attività intellettuale su 21mo Secolo, MuseoEnergia, L’Eco dei Laghi, ecc. Collaborazioni con Enti ed Istituti di ricerca nel campo zoologico, in particolare inserito nel Gruppo di Lavoro Uccelli Migratori dell’Organizzazione Ricerche Ornitologiche dell’RGF dal 1978 al 2010, in cui curava anche l’informatizzazione e l’elaborazione statistica dei dati validati dall’INFS di Bologna e dall’IWT di Slimbridge. Partecipazione gratuita e svolta fuori dall’orario di lavoro, dal 2011, con la Fondazione Gianfranco Realini per la valorizzazione del territorio che si occupa di Zone Umide (paludi, canneti rivieraschi, torbiere, ecc.), in relazione alla possibile partecipazione (in collaborazione con due gruppi di lavoro dell’ENEA Casaccia) ad un progetto LIFE. Collaborazione con l’Università di Pavia, in seguito ad una richiesta ufficiale di quest’ultima all’ENEA, volta alla classificazione di Aracnidi ed Insetti. Collaborazione portata a termine. Collaborazioni con vari Editori per opere editoriali nei campi suddetti e per la referizzazioni di studi e ricerche. I campi in cui ha acquisito le maggiori competenze sono: Entomologia, Aracnologia, Erpetologia, Evoluzionismo, Gestione delle Risorse naturali, Fotografia e Cinematografia Scientifica, Microscopia (sia ottica che elettronica), oltre naturalmente all’elaborazione e gestione dell’informazione, sia a livello divulgativo che scientifico Dipendente dell’ENEA dal 9 aprile 1990, Assunto per concorso per assunzione in prova, con qualifica di giornalista scientifico (7° livello) (Gazzetta Ufficiale – IV Serie Speciale – “Concorsi ed Esami” – n. 103 del 30 dicembre 1988) approvata dal presidente dell’ENEA con delibera n. 24/89/G del 21/12/89, cui si richiedevano almeno otto anni di esperienza nei settori giornalistico scientifico e didattico (provati con ampia documentazione), con graduatoria 95/100. Assunzione divenuta a tempo indeterminato dopo sei mesi (sempre al 7° livello). Inserito nella Divisione Relazioni Esterne, sede di Milano, si è occupato di diffusione dell’informazione, con interventi anche in ambito scolastico ed universitario, organizzazione di Convegni, Conferenze, ecc., spesso ha anche coadiuvato il personale della sede, in particolare Dr. Sani, Dr. Gavagnin, Prof. Bordonali, Sig. Griffini, Dr. Valenza, Prof. De Murtas. Ha pubblicato vari articoli sulla problematica relativa agli OGM sulla rivista “AgriCulture”, aprile 2003, su Migratori alati nel 2001, 2002, 2003, 2004, su La Padania nel 2005, 21mo Secolo.Dal 1991 segue le problematiche relative allo sviluppo dell’Idrogeno come vettore energetico, per conto della Divisione Tecnologie Energetiche Avanzate, che rappresenta ufficialmente al Forum Italiano dell’Idrogeno, inserito nel Consiglio Direttivo e all’AIDIC dove, dal 1993 al 1997, era stato costituito un gruppo di lavoro “CO2: riduzione, contenimento della produzione e riuso” che ha cessato la sua attività nel 1997. Nel contesto di questo incarico ha organizzato vari Convegni e tenuto Conferenze in Italia e all’estero, ha inoltre pubblicato vari articoli su riviste Scientifico-divulgative, tra cui: un articolo interno su “Le Scienze” (edizione italiana di Scientific American) del settembre 2000: “Idrogeno: energia per il futuro” N° 385, settembre 2000, pag. 90/98; un articolo concernente il sistema idrogeno sul numero monografico del 1996 dell’Organo ufficiale degli Ingegneri della Svizzera italiana, pubblicato come Atti di un Convegno sull’argomento; un numero, quasi monografico, di “Petrolieri d’Italia”, 2001; alcuni articoli su 21mo Secolo dal 1994 al 2006; ha inoltre effettuato vari interventi su televisioni italiane e svizzere; .ha partecipato, nel l’ambito del Forum, in qualità di Docente al Corso sulla sicurezza del sistema idrogeno, tenutosi nel 2002 presso l’Istituto Superiore Antincendio dei Vigili del Fuoco, sotto l’egida del Ministero degli Interni. E’ coautore del libro bianco sull’idrogeno “Linee guida per la definizione di un piano strategico per lo sviluppo del vettore energetico idrogeno”, scritto dai membri del Forum. Ha presentato, primo in Italia, un lavoro concernente l’utilizzo di nanotubi di carbonio per l’accumulo ed il trasporto dell’idrogeno (sotto forma di poster), al SolarExpo di Verona nel dicembre 2000. Nell’ambito degli incarichi portati a termine, ha seguito, per conto del Professor Umberto Colombo, gli sviluppi delle ricerche sulla Fusione Fredda, campo in cui ha anche pubblicato alcuni articoli, ed è in corso di stampa un libro che ha scritto sull’argomento. Lavorando in questo ambito, ha acquisito una significativa conoscenza della meccanica quantistica e dei fenomeni nucleari ed elettromagnetici nella materia condensata. Per questo motivo, nel 2004 è stato eletto Membro dell’International Society For Condensed Matter Nuclear Science. E’ Autore di diverse pubblicazioni concernenti la produzione energetica per mezzo della fissione dell’atomo ed i relativi problemi legati alla sicurezza ed all’impatto ambientale. Dal giugno 1996 al giugno 2010 Ricercatore nella Divisione GEM (1996-2001) e BIOTEC (2001-2010) inserito nel Board di Direzione, anche se ha continuato a dedicare una parte del tempo (valutabile al 20% del totale) all’idrogeno. In questo ambito ha lavorato in sinergia con il Professor De Murtas, con il quale collaborava anche precedentemente. Ha pubblicato, sulla rivista Energia Ambiente e Innovazione, n° 6/1997, una monografia sull’Evoluzione Biologica, campo in cui è uno specialista. Ha sviluppato una nuova ipotesi sul ruolo svolto da un debole campo elettromagnetico in argille di origine magmatiche (le montmorilloniti) nella formazione delle prime macromolecole biologiche, ipotesi che sta sottoponendo a verifica sperimentale. In particolare, la parte sperimentale sarà sviluppata presso il laboratorio del Dr. Francesco Celani dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Laboratori Nazionali di Frascati. Sta sviluppando un sistema per la riconnessione di tessuto nervoso reciso, attualmente sui Molluschi Gasteropodi Polmonati (Limax ruber), ma con l’obiettivo di applicarlo ai Vertebrati e, quindi, all’Uomo (si tenga presente che non vi è nessuna differenza rilevante fra il tessuto nervoso dei Molluschi e quello dei Vertebrati). Ha sviluppato, in collaborazione con il Prof. Brera (Rettore dell’Università Ambrosiana), un Progetto di ricerca (Progetto Against Malaria) volto all’interruzione del ciclo del Plasmodio che causa la malaria nel ciclo biologico delle Zanzare del genere Anopheles. Progetto per cui ha proposto all’ENEA una collaborazione. Insieme con il Professor De Murtas, nel 1977, ha scritto un libro sulla Biodiversità. Attualmente è impegnato ad una revisione della classificazione animale, ai livelli superiori, in relazione ai principi della Nuova Sintesi, con gli apporti derivati dalla biochimica (non cladista, di cui rifiuta la teoria, i metodi e le finalità); sta realizzando un atlante di Anatomia degli Insetti, per cui ha elaborato una nuova tecnica di lavoro. Relatore, nel 2011, di una Tesi di Laurea concernente l’utilizzo del Batterio Ralstonia detesculanense per il sequestro dei metalli pesanti. Tesi presentata presso l’Università La Sapienza di Roma da Laura Quartieri che si è laureata con un punteggio di 107/110. Tale tesi è stata in seguito oggetto di pubblicazione su una rivista della Elsevier. Dal ’97 Professore a contratto di Biologia generale e molecolare all’Università Ambrosiana. Dal 25 settembre 2012 con qualifica accademica di Licentia Docenti ad Honorem per merito di chiara fama nella disciplina. Associato alla Società Italiana di Scienze Naturali, alla Società Entomologica Italiana, alla Società Herpetologica Italica, alla Società Italiana di Fisica ed alla Società Italiana di Biologia Evoluzionistica di cui è Socio fondatore. In passato associato all’Associazione Italiana di Cinematografia Scientifica e all’Associazione Fotografi Naturalisti Italiani.

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