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Lo Hobbit La battaglia delle cinque armate

Lo Hobbit La battaglia delle cinque armate: recensione dell'ultimo capitolo della saga di Peter Jackson.

Lo Hobbit La battaglia delle cinque armate: recensione dell’ultimo capitolo della saga di Peter Jackson.

I detrattoti di Peter Jackson, hanno sempre utilizzato La Battaglia delle Cinque Armate per demolire in toto la seconda trilogia che, per quanto viziata da un iter produttivo e creativo complicato, nei due precedenti film aveva comunque garantito divertimento e una qualità che ad oggi è ancora forse sottovalutata.

Per carità, non che mancassero i problemi, anzi. Di base fare tre film da tre ore dato il materiale di partenza fu troppo ambizioso, anzi più che ambizioso fu assolutamente sbagliato, un errore fondamentale soprattutto data la natura più “Leggera” che Lo Hobbit aveva rispetto al Signore degli Anelli.

La Battaglia delle Cinque Armate era discontinuo.

Ciò che possiamo dire, è che La Battaglia delle Cinque Armate fuse assieme tutti i difetti che Jackson e la produzione erano stati capaci di arginare o almeno di compensare con elementi positivi negli altri due film.

Il problema di farsi prendere troppo la mano, è del resto sempre stato tipico di Jackson sin dai tempi del suo King Kong, in cui già all’epoca si lasciò andare ad un concentrato di CGI e della dimensione spettacolare veramente eccessivo. Lì però in un certo senso, tutto gli fu perdonato per la capacità di unire horror ed adventure in modo molto coerente. Una coerenza che in questo film invece manca.

Lo Hobbit La battaglia delle cinque armate: trailer.

La Battaglia delle Cinque Armate iniziava con la rappresaglia del potente Smaug sulla popolazione, sventata infine dalla freccia del valoroso Bard l’Arciere. Intanto per Azog e l’Oscuro Signore muovevano le loro armate verso Erebor, decisi a sferrare un colpo micidiale ai popoli liberi della Terra di Mezzo.

Popoli che non trovavano di meglio da fare che litigare sulle ricchezze dei nani, nonostante i tentativi di Gandalf e Bilbo di farli riflettere. Il tutto sarebbe sfociato in un epilogo tanto sanguinoso, quanto mesto, con la morte di alcuni dei nani, compreso Thorin, che però avrebbe riscattato il suo onore, sconfitto le armate degli orchi e ucciso Azog.

Un film con troppa CGI e poche idee.

Messa così, nero su bianco, la trama si presterebbe ad uno sviluppo davvero interessante, pieno di azione, di personaggi che possono dare davvero molto.

Invece La Battaglia delle Cinque Armate si rivelò in quel 2014, una delusione davvero cocente, visto l’utilizzo di una CGI davvero troppo invasiva e farlocca, l’oscillare tra atmosfere troppo diverse tra di loro, nonché il riproporsi di un Thorin Scudodiquercia davvero insopportabile, a causa di un poco ispirato Richard Armitage, ma anche di una sceneggiatura che sovente dava la stessa impressione di stanchezza e pesantezza che aveva afflitto Il Ritorno del Re.

Scivolando allegramente verso il kitsch.

Verrebbe da pensare che forse sia il vero tallone d’Achille di Peter Jackson: il non riuscire a “tenere” fino alla fine, il lasciarsi prendere troppo la mano, al contrario per esempio di uno Steven Spielberg, che proprio nel finale ci ha spesso sorpreso, talvolta salvando l’insieme.

Invece ne La Battaglia delle Cinque Armate, ritroviamo Orlando Bloom ed il suo Legolas in tutta la sua splendida inutilità, coadiuvato da una Tauriel che pare uscita da Elisa di Rivombrosa, che alla fin fine ti fanno scoprire che forse Azog, in fondo in fondo, è l’unico che ti sta simpatico.

La battaglia finale, è prevedibile, noiosa, retorica e non ha nulla del magnifico realismo, dell’energia e creatività della prima trilogia, a conti fatti la CGI è così poco efficace e allo stesso tempo massiccia, che sovente pare di assistere ad un gameplay di qualche tipo.

Il che per un film come La Battaglia delle Cinque Armate, che è costato 300 milioni di dollari non è esattamente un bel segnale. Ma del resto, se si decide di rendere i protagonisti infallibili e di rendere il tutto ancora più un buddy movie più di quanto non fosse è difficile fare bene.

La Battaglia delle Cinque Armate è una grande occasione persa.

L’iter narrativo viene qualche volta salvato solo dal solito Gandalf di un sempre efficace McKellen, dal Re Thranduil di Pace e soprattutto da il Bilbo di Martin Freeman, forse l’unico personaggio che non delude mai per tutta la trilogia, l’unico verso il quale si riesce ad avere empatia.

Vi è anche il tempo per una sorta di duello western tra il Bianco Consiglio, ed i Nazgul dell’Oscuro Signore, ma è poca cosa, non convince, così come non convince il continuo utilizzo di un rallenty da parte di Jackson, che rende La Battaglia delle Cinque Armate, un film pomposo, vuoto, artificioso, sovente kitsch.

Nonostante il tono più dark, un duello finale ben fatto, La Battaglia delle Cinque Armate veniva strangolato dall’incapacità da parte di Jackson di trattenersi, di aggiungere carne al fuoco, di comprendere che 144 minuti questa volta erano veramente troppi.

Peccato, perché questa trilogia pre quel, fino a questo terzo film, era stata qualcosa di assolutamente godibile, un grande spettacolo, una grande avventura. Ma come il cinema moderno spesso ci ha mostrato, non sempre si riesce ad avere un finale degno e giusto, non sempre tutto finisce come dovrebbe.

Leggi anche: Lo Hobbit La Desolazione di Smaug

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Giulio Zoppello

Redattore

Padovano, classe '85, con un passato di allenatore di pallavolo. Inviato e critico cinematografico per diverse testate on-line, creatore e curatore della pagina sportiva l'Attimo Vincente.

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