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Sanremo Giovani World Tour 2019

Sanremo Giovani World Tour 2019: intervista al Presidente dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo e di Area Sanremo Maurizio Caridi.

Sanremo Giovani World Tour 2019: intervista al Presidente dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo e di Area Sanremo Maurizio Caridi.

Grande successo per il “Sanremo Giovani World Tour 2019”, la tournée mondiale che ha portato in giro per il mondo i giovani talenti del Festival di Sanremo. Ad accompagnare gli artisti è stato Maurizio Caridi, Presidente dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo e di Area Sanremo.

Presente anche Roberto D’Onofrio, brand manager di Lexmedia che ha curato la campagna di comunicazione di Area Sanremo Tim. Caridi spiega al “Progresso” gli aspetti che hanno caratterizzato il tour.

SANREMO GIOVANI WORLD TOUR 2019
Maurizio Caridi Presidente della Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo.

La prima tappa della tournée è stata Tunisi lo scorso 31 marzo e poi altre 6 città in 5 continenti: Tokyo, Sydney, Buenos Aires, Toronto, Barcellona e Bruxelles.

Si tratta di una tournée mondiale organizzata dalla Farnesina in collaborazione con la Direzione Comunicazione Rai ed il Festival di Sanremo.

Rientra nell’ambito di un’iniziativa volta a valorizzare i giovani talenti emergenti nel panorama della musica italiana contemporanea.

Hanno partecipato i sei giovani usciti da Sanremo Giovani, Mahmood (vincitore del Festival di Sanremo 2019), Einar, i La Rua, i Deschema che arrivano da Area Sanremo TIM, Federica Abbate e Nyvinne.

Qual è l’obiettivo del tour?

Il tour s’inserisce nel programma di promozione integrata della Farnesina “Vivere all’italiana” volto a promuovere l’Italia nel mondo attraverso Sanremo che rappresenta il brand principale.

Abbiamo notato una forte presenza d’ Italiani nelle varie tappe della tournée.

In Tunisia l’Italia è vista come un Paese importante, c’è un forte legame ed un profondo senso di fratellanza.

In Giappone il Made in Italy ha un grande appeal.

A Barcellona c’è una grande presenza d’Italiani, quasi 100mila.

L’organizzazione di quest’iniziativa è curata dagli Istituti Italiani di Cultura in stretto raccordo con Ambasciate e Consolati. Quanto sono importanti?

Avere delle rappresentanze all’Estero è importante perché consente di entrare in contatto con gli imprenditori locali.

Gli Istituti di Cultura hanno avuto una forte valenza organizzativa.

È andato tutto al di là delle aspettative.

Siamo stati accolti da un pubblico molto caloroso, sold out ovunque!

È un bellissimo risultato.

Che repertorio avete esportato?

Abbiamo esportato musica giovane, nuova, non la solita musica melodica.

All’Estero hanno grande successo i melodici classici soprattutto del passato (Morandi, Dalla, Ricchi e Poveri, Cutugno etc.) ma i ragazzi hanno cantato anche le loro canzoni.

Questo dimostra che c’è una forza giovane dell’Italia che non è rappresentata solo dalla musica melodica classica; è qualcosa di più moderno, basti pensare alla canzone di Mahmood, ad Einar, ai Deschema che hanno questa valenza rock-progressive molto caratterizzante.

Il ricordo più bello del tour?

I Giapponesi che cantavano la canzone “L’Italiano” con cui chiudevamo i concerti.

A Tokyo c’erano solo giapponesi e vederli cantare è stato strabiliante.

L’altra cosa bella è stata l’umiltà dei ragazzi in tour. C’era un affiatamento ed una simbiosi artistica incredibili all’interno del gruppo.

Il tuo team deve essere valido professionalmente ma soprattutto umanamente. Perché?

Questo aspetto per me è fondamentale, proviene sicuramente dalla mia educazione.

Prima di essere quello che siamo, dobbiamo essere innanzitutto “Uomini” nella vita.

In Area Sanremo si gioca con il futuro dei ragazzi, bisogna farsi carico di questa responsabilità quando lavori con loro.

È importante non ferirli né deludere sogni ed aspirazioni.

Ho notato che quando una persona è artisticamente preparata ha anche un grande spessore umano.

Per fortuna, anche se non è sempre così!

Che cosa non deve mai mancare nella valigia di giovani artisti?

Devono avere il coraggio di essere quello che sono, del loro essere artisti.

Spesso i ragazzi erano timorosi prima dell’inizio del concerto poi entravano e spaccavano come delle rockstar.

Il resto della valigia lo terrei vuoto per raccogliere tutte le esperienze.

Un tour così è arricchente anche per il loro futuro artistico.

Leggi anche: Sanremo: conferenza stampa con Francesca Michielin e Fedez

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