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A un metro da te | Rachael Lippincott

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Amare a distanza e affrontare la malattia

In questo periodo, purtroppo, sentiamo sempre di più parlare della distanza tra le persone a causa del rischio contagio. Per questa ragione, A un metro da te ha avuto di nuovo una grande visibilità. La storia racconta di due ragazzi, Will e Stella, affetti da fibrosi cistica. Tale malattia è estremamente grave e se qualcuno ha la sfortunata sorte di contrarla, bisogna scongiurare assolutamente la possibilità di una infezione. Pertanto, i pazienti stanno lontani dagli altri e soprattutto tra di loro.

Così, il libro quanto il film diviene simbolo di “amore senza contatto”, ma c’è qualcosa di più. Il film è uscito nel 2019 e ha come protagonista maschile Cole Sprouse e protagonista femminile Haley Lu Richardson. Il romanzo, scritto da Rachael Lippincott con la collaborazione dei due sceneggiatori del film, Mikki Daughtry e Tobias Iaconis, è uscito proprio per narrare anche in maniera forse più dura il dramma della malattia.

Due modi diversi di reagire

Il libro è strutturato in maniera molto interessante. Ogni capitolo porta come titolo il nome di uno dei due protagonisti, così vediamo le situazioni dal punto di vista da Will negli omonimi capitoli e dal punto di vista di Stella nei capitoli che parlano di lei. Per questo, conosciamo il mondo da due prospettive differenti. I due personaggi sono infatti molto diversi, seppur accomunati dalla stessa condizione di malattia.

La differenza sostanziale sta nel modo che hanno di affrontarla. Infatti, Will incarna (come lo definisce anche Stella) il classico cliché del ragazzo ribelle, ma c’è ovviamente di più. Ciò che Will odia è la disciplina delle terapie, la costrizione, gli sembra sostanzialmente una non vita la sua. Vorrebbe vivere davvero e non da “malato”. Al contrario Stella è nel controllo che trova pace. Affrontare la malattia per lei significa eseguire perfettamente quanto le viene detto dai medici. Solo attraverso queste accortezze può salvarsi, quindi deve restare in qualche modo “viva”. Ama anche condividere con il mondo la sua condizione attraverso vari video sul web e in generale tramite i social media.

A un metro da te, non un semplice “amore difficile”

Mentre Stella, quindi, fa di tutto per razionalizzare, Will è un aspirante fumettista che trova nella spensieratezza un modo per uscire dalla sua condizione. Gioia di vivere per lui non significa lottare, come la ragazza, bensì apparentemente vivere come se non fosse malato. Sembra una missione suicida agli occhi di Stella, che gli chiede invece di disciplinarsi. Così, i due finiscono per aiutarsi.

Ciò che più di tutto mostra questa relazione non è quindi tanto la difficoltà di stare insieme in quelle condizioni, certo questo elemento è presente, ma anche la difficoltà di quelle condizioni pura e semplice. Vivere significa lottare e in questa lotta estremamente particolare per loro, i due si compensano conoscendosi, parlando. Sullo sfondo di una malattia ciò che rimane è il forte sarcasmo di Will, l’ossessività estrema di Stella e tutto quello che possono darsi l’un l’altra.

Chiaramente ciò che ha attratto soprattutto i più giovani è proprio il fatto che i due non possano toccarsi, tantomeno baciarsi o fare l’amore. Tutti aspetti fondamentali per una relazione, ma l’intimità che raggiungono anche solo condividendo il loro dramma basta a sopperire a tale mancanza. Rispetto al film, che attraverso vari espedienti crea dei contatti fisici tra i due, il libro è più realista. Ciò forse a causa di alcune critiche, che consideravano la pellicola A un metro da te diseducativa dal punto di vista medico per alcuni comportamenti. Tuttavia, il finale del libro aggiunge anche una piccola speranza in più.

La malattia nuda e cruda

Sullo sfondo di una malattia terribile, ciò che si può imparare più di tutto è quanto profondamente sia segnante una malattia, senza banalità. Nell’introduzione del libro si spiega come la sua finalità sia sensibilizzare sulla fibrosi cistica, malattia spesso sconosciuta. Allora la malattia non diventa il mondo particolare in cui l’amore sboccia, ma il campo di battaglia in cui Stella sente la responsabilità di restare in vita per i suoi genitori, in cui decide di dover lottare.

E c’è sempre un motivo per lottare. In modo diverso, i due lo fanno. Will impara da Stella a smettere di andare sui tetti, a cessare di fare follie per concedersi un po’ di lotta razionale. Stella impara a non controllare tutto, ma a lasciarsi vivere. A non vivere per la terapia, ma a fare la terapia per vivere. Anche se entrambi rischiano costantemente di morire anche solo toccandosi, non si arrendono.

In quest’epoca in cui la lotta per la salute è un pensiero se possibile anche più vivido nelle nostre menti ogni giorno, A un metro da te si configura come qualcosa di più della classica storia d’amore strappalacrime. Si tratta, invece, di un lavoro scevro di retorica e ricco di spunti di riflessione.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura. È una tuttofare nell'ambito della letteratura e scrittura: docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per giornali, riviste e siti di divulgazione culturale e critica musicale. È autrice di un saggio su Oscar Wilde e della raccolta di racconti «Dipinti, brevi storie di fragilità».

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