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Venezuela: un nuovo paese in crisi

Venezuela: un nuovo paese in crisi

La crisi economica del Venezuela.

Il Venezuela è il Paese che possiede la più grande riserva di petrolio al mondo, ma adesso è sull’orlo dell’asfissia economica. Il calo dei prezzi del petrolio, registratosi nei primi mesi del 2016, è stato il fattore scatenante della crisi economica del Venezuela.

Purtroppo la produzione di petrolio della compagnia nazionale “Petroleos de Venezuela” registrava una produzione in costante diminuzione, fino a quando la società si è impoverita completamente. Ciò ha scatenato forti ripercussioni sulla produzione del Paese, sempre più in declino.

Il deterioramento sempre crescente dell’economia del Venezuela spinse molti cittadini ad abbandonare le loro case e a trasferirsi nella regione amazzonica per lavorare illegalmente nelle miniere d’oro.

Quando i primi uomini cominciarono a rimpatriare, si erano portati dietro anche la malaria, che ora minaccia di creare seri problemi alla salute pubblica. Nel caso in cui scoppiasse un’epidemia, l’avanzata della malaria sarebbe inarrestabile perché al Venezuela mancano le medicine per salvarsi.

Ad oggi il Venezuela non ha dollari per importare merci, non ci sono più medicinali né alimenti. Manca circa l’80% dei prodotti di base e la popolazione è costretta a fare code di ore per acquistare lo zucchero, il riso, la farina.

Il Paese in rivolta contro il Governo.

Per fronteggiare la situazione il Governo ha nominato diciotto responsabili militari adibiti a sorvegliare la produzione, la distribuzione e la commercializzazione dei beni primari.

I supermercati e i camion che trasportano cibo vengono saccheggiati, gli ospedali cadono a pezzi. L’inflazione è alle stelle, le piccole imprese stanno scomparendo in quanto il Governo è ostile alla proprietà privata.

I prezzi di biscotti, bagnoschiuma o riso e farina, sono ormai alle stelle. Per questo “non motivo” non possono essere acquistati quasi mai dai cittadini venezuelani.

In base all’ultimo numero della carta d’identità, il Governo stabilisce i giorni in cui i cittadini possono andare al supermercato per comprarli, ma un giorno manca il latte e un altro un qualsiasi altro prodotto, al punto tale che la popolazione dimagrisce a vista d’occhio.

In Venezuela manca l’acqua, i blackout sono all’ordine del giorno. E’ un Paese in rivolta: furti, rapimenti, delinquenza, si richiede ormai da tempo un referendum di destituzione del presidente Nicolas Maduro, contro cui non mancano le sollevazioni e manifestazioni di circa un milione di persone.

Il referendum revocatorio del mandato di Maduro deve tenersi entro il 10 gennaio 2017 in quanto, secondo la costituzione del Venezuela, questa è l’ultima data in cui i risultati del referendum potrebbero portare a nuove elezioni.

Nemmeno la risalita del petrolio salverebbe il Paese.

La Cina ora pretende 800.000 barili al giorno per i crediti erogati, e il bolivar ha subito un deprezzamento stellare: l’inflazione, secondo le stime del FMI, toccherà a breve la soglia del 500%, mentre nel 2017 arriverà addirittura al 1.660%.

Alla luce delle considerazioni emerse, è facile supporre che il default del Paese sia davvero dietro l’angolo.

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