Qualità di vita: oggi si sviluppa dal basso
Il concetto di qualità di vita tra storia e presente. Il concetto di qualità di vita è molto antico. Epicuro, nel IV secolo avanti Cristo, scrisse: “Una salda conoscenza dei bisogni inclina a ricondurre ogni assenso o diniego al benessere del corpo ed alla piena serenità dell’animo, poiché questo è il fine della vita felice. […]
Il concetto di qualità di vita tra storia e presente.
Il concetto di qualità di vita è molto antico. Epicuro, nel IV secolo avanti Cristo, scrisse: “Una salda conoscenza dei bisogni inclina a ricondurre ogni assenso o diniego al benessere del corpo ed alla piena serenità dell’animo, poiché questo è il fine della vita felice. A questo fine noi rivolgiamo ogni nostra azione”.
Il concetto di qualità di vita come entità misurabile è, però, relativamente recente. Secondo una definizione del 1948 dell’OMS:
“Qualità di vita è la percezione soggettiva che un individuo ha della propria posizione nella vita, nel contesto di una cultura e di un insieme di valori nei quali egli vive, anche in relazione ai propri obiettivi, aspettative e preoccupazioni”.
A partire dagli anni Sessanta, poi, questa espressione inizia ad essere strettamente legata al concetto di welfare ed entra a far parte del linguaggio comune. Da questo momento, la qualità della vita, descrive il progresso della società non più misurato solo in termini quantitativi.
In tale ottica, sono stati messi a punto e sviluppati strumenti di misura che offrono indici del livello di benessere raggiunto da una popolazione in un dato contesto socioculturale. Uno di questi indicatori è il Better Life Index elaborato dall’Ocse.
I parametri per valutare la qualità della vita.
Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sono 11 i parametri da utilizzare per valutare la qualità della vita: dal reddito medio al tasso di disoccupazione, dalla disponibilità abitativa alla qualità delle relazioni sociali.
Simili le nove dimensioni utilizzate da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma. Classifica 2016 sulla qualità della vita nel nostro paese:
- affari e lavoro;
- ambiente e criminalità;
- disagio sociale e personale;
- popolazione, servizi finanziari e scolastici;
- sistema salute, tempo libero e tenore di vita.
Ai primi posti troviamo Mantova e Trento, Belluno e Pordenone. Agli ultimi posti, nell’ordine, Napoli, Siracusa e Crotone.
Un peggioramento si registra in tutte le metropoli con popolazione superiore a un milione di abitanti.
In particolare a Roma: dove per la prima volta la qualità della vita è classificata come insufficiente.
I soldi, si sa, non fanno la felicità ma è indubbio che i Paesi con un PIL pro capite più elevato tendono a ottenere risultati migliori quando si parla di benessere.
La qualità di vita in Italia.
In Italia, ad esempio, uno dei paesi europei più colpiti dalla crisi economica degli anni duemila, i cittadini sono meno soddisfatti della propria vita rispetto alla media OCSE
Quando è stato chiesto loro di esprimere una valutazione complessiva del grado di soddisfazione per la propria vita su una scala da 0 a 10, gli italiani hanno espresso una valutazione pari a 5.8 (notevolmente inferiore alla media OCSE – 6.5).
Dato conseguente alla recente maggiore instabilità economica.
Eppure, come disse Robert Kennedy: “il Pil misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.
È quanto osserva il Prof. Polli del Dipartimento di scienze sociali ed economiche della Sapienza di Roma, autore del rapporto ItaliaOggi.
Il Prof. Polli afferma che: «per migliorare la qualità della vita dei cittadini è necessario formulare un piano coerente nel lungo periodo, che richiede necessariamente una “visione” del futuro».
“Visione”, non necessariamente infinito denaro pubblico, che ultimamente dimostrano di avere più i cittadini che le amministrazioni. Lo si nota nelle grandi città dove si stenta a trovare soluzioni al traffico, allo smog e ai problemi delle periferie.
Sempre più associazioni, comitati e singoli si impegnano nella valorizzazione del bene comune e nel miglioramento della qualità della vita nelle loro città. L’Italia dei cittadini sta dimostrando con sempre più forza che per vivere meglio basta poco.
La riqualificazione urbana che parte dal basso.
Sharing economy, social housing, città sostenibili, orti urbani (di cui pionieri sono stati i “jardins partagès” parigini, giardini pubblici curati dai cittadini) e altri interventi virtuosi di riqualificazione urbana dal basso hanno risollevato periferie e intere città.
È quanto accade a Trieste, dove dal 2002 i cittadini hanno rivisitato il senso, la forma e la funzione degli spazi aperti.
A Torino, il progetto “Giardini di Barriera” ha trasformato alcuni spazi verdi sconnessi in nuovi giardini e orti urbani “condivisi”. Tutti progettati e realizzati dagli abitanti.
“Abitare Milano” ha proposto nel capoluogo lombardo, come stimolo all’economia locale, al lavoro e all’autoproduzione, nonché alla creazione di comunità e di legami di vicinato, il servizio “mamme di giorno”, per il quale una famiglia con bambini stanziata nei nuovi alloggi in Social Housing, offre un asilo di vicinato in casa (l’esperimento è stato ripetuto con successo in numerose altre città).
Sempre più alla pigrizia amministrativa fa da contraltare una rinnovata vitalità sociale.
I cittadini chiedono il cambiamento e, laddove economicamente irrealizzabile, se lo inventano, dimostrando che innalzare i livelli di qualità della vita si può, anche in comuni con i conti in rosso.
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