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Antropologia delle religioni

Antropologia delle religioni: perché crediamo.

Antropologia delle religioni: breve introduzione.

Dall’inizio del percorso dell’uomo verso il superamento dallo stato animale e lo sviluppo della capacità di formulare pensieri astratti, quasi tutte le società, anche le più primitive, formate da poche decine di individui, hanno sviluppato qualche sentimento religioso. Magari, inizialmente, solo come risposta a fenomeni o ad oggetti che non riuscivano a capire.

Anche con l’inizio della consapevolezza della morte, non come fenomeno contingente, ma con la consapevolezza del fine vita (ossia assistendo alla morte di un appartenente al clan “è capitato a lui, può quindi capitare anche a me”), cercando di esorcizzarla acquisendo quasi inconsciamente il desiderio di una “vita che vada oltre la vita”.

Sembra, dall’esame dai manufatti che abbiamo acquisito con la ricerca paleontologica, che anche l’uomo di Neanderthal avesse qualche forma di culto dei morti, viceversa non ha lasciato nessuna prova che avesse sviluppato forme anche solo protoreligiose, ne tantomeno fosse stato in grado di esercitare arti primeve, cosa che invece era in grado di fare il nostro antenato Cro-Magnon.

Va anche sottolineato che, in varie società primitive, il culto dei defunti era in qualche modo separato da quello degli esseri sovrumani, ossia di quelli che le società meno primitive, definiscono Dei. In molte società antiche, vedi ad esempio la civiltà Egizia, i primi Re e/o sacerdoti erano considerati dei o semidei.

Antropologia delle religioni: perché crediamo.

Il quesito che si pone lo studioso è: perché sono nate e si sono sviluppate le religioni e perché ancora oggi la maggior parte degli esseri umani conserva un anelito verso il sovrannaturale?

Certo, la consapevolezza del fine vita costituisce un fattore potente, ma probabilmente la risposta è più complessa e comprende più fattori. Va sottolineato che vi sono state anche popolazioni che, fino all’epoca precoloniale, non avevano nessuna forma di religione e/o credenza ultraterrena. Però queste popolazioni rappresentano l’eccezione, non la norma. Quindi non è ozioso chiedersi perché.

Probabilmente, questo dipende anche da come si è sviluppato il cervello e da come si sono formate e sviluppate nel tempo le società umane, come splendidamente descritto da un filosofo della scienza, Telmo Pievani, un neurobiologo, Giorgio Vallortigara ed uno psicologo cognitivista, Vittorio Girotto, nel loro libro “Nati per credere – Perché il nostro cervello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin”.

In effetti, anche molti scienziati di rango, sono riluttanti ad accettare l’evoluzione biologica, che costituisce il sostrato stesso della biologia moderna ed è stata dimostrata e corroborata da innumerevoli studi e ricerche, privilegiando credere in qualche racconto creazionista.

Gli Autori di questo volume, sviluppano l’osservazione del biologo Richard Dawkins secondo cui il nostro cervello sia stato specificamente “progettato” per fraintendere il darwinismo e che l’ipotesi di una “mente creatrice superiore” sia per l’uomo più attraente e naturale e, confrontando i risultati dei loro studi e delle loro ricerche, arrivano a formulare un’ipotesi affascinante, ossia che “il meccanismo evolutivo ha fatto sì che credere nel sovrannaturale sia diventato una parte integrante dei nostri normali processi cognitivi. La mente umana si è infatti evoluta, in virtù del meccanismo della selezione naturale, per pensare in termini di obiettivi e di intenzioni, un adattamento biologico importantissimo per un animale sociale come l’uomo”.

Ovviamente, questa ipotesi, effettivamente molto esplicativa nella decifrazione di molti comportamenti umani, va approfondita ed inevitabilmente spiega perché l’umanità e attratta morbosamente da tutto ciò che appare esoterico e misterioso.

Spiega anche perché le ideologie spesso sfociano nell’assolutismo totalitario, sorta di religione atea, e persone in assenza dell’ideologia in cui credono, mai commetterebbero le atrocità ordinategli, casi recenti o mostruosi, nazifascismo e comunismo. Si tratta comunque di un notevole progresso da quando Irenäus Eibl-Eibesfeldt, il miglior studente e successore di Konrad Lorenz e Niko Tinbergen, ha fondato l’etologia umana.

Sviluppo delle religioni.

Man mano che le società umane si sono sviluppate e le conoscenze acquisite sono cresciute, e con il fatto che molte società maggiormente organizzate hanno sottomesso altre, religioni più “complesse” hanno sostituito quelle più primitive.

A volte è accaduto che, con la sottomissione dei Popoli, i vincitori abbiano imposto le loro religioni ai vinti. Questo è accaduto ed accade anche ora: in particolare i Cristiani e i Musulmani hanno imposto la loro fede alle popolazioni sottomesse. Se studiamo la storia ci rendiamo conto che l’estensione delle terre conquistate corrisponde alla diffusione delle religioni: questo, come più sopra evidenziato, è avvenuto ed avviene in maniera massiccia con il cristianesimo e l’islamismo.

Succede anche che, quando un territorio viene occupato dai credenti Cristiani, i sottomessi islamici cambino religione, come del resto avviene anche in caso contrario: esempio da manuale, il Nord Africa era cristiano prima dell’espansionismo arabo.

Dopo questa premessa, vediamo di indagare brevemente su come le religioni si sono modificate nel tempo.

Dal punto di vista dello studio antropologico e psicologico dell’aumento di complessità delle società umane, si suole dividere le religioni in quattro “gradini” di complessità, va però sottolineato che spesso le religioni attualmente più diffuse sono divise in varie correnti (ad esempio Cristianesimo si divide in Cattolicesimo, Protestantesimo, ecc.) ed a volte nascono nuove religioni, spesso grazie a personaggi che perseguono interessi personali:

  • Le prime religioni, ancora in parte praticate da Popoli che vivono in uno stato “primitivo” sono quelle totemistiche o animistiche, caratterizzate dalla personificazione soprannaturale di animali, oggetti, fenomeni naturali, ecc. Questo avviene a volte per cercare inconsciamente di dare un senso a fenomeni che appaiono misteriosi o soprannaturali;
  • Con lo sviluppo di società complesse, come quella Greco/Romana o quella Norrena (quest’ultima praticata dai Popoli germani e nordici), nascono le religioni politeiste, in cui gli Dei sono a volte coloro che provocano o sono padroni di fenomeni naturali (mi viene in mente Thor, Dio del tuono della religione norrena, attualmente protagonista dei fumetti Marvel) e condividono con l’uomo molti tratti caratteriali;
  • Le religioni delle popolazioni che hanno superato (e spesso conquistato) lo stadio politeista, sono quelle monoteiste, in cui un solo Dio costituisce il creatore ed il signore di tutto ciò che ha creato, nonché il padrone dei destini umani. A seconda delle diverse religioni, questo Dio può essere solo, come nella religione islamica, o attorniato da subalterni, come nella religione cristiana ed in quelle praticate nel subcontinente indiano. Va sottolineato che, inevitabilmente, molte volte con il contatto fra i Popoli, le credenze delle varie religioni risentono del contatto con le altre. In genere, nelle religioni monoteiste, vi è sempre una o più divinità negative, come ad esempio il Diavolo, che si oppone alla divinità principale, cosa che avveniva anche nel caso delle religioni politeiste;
  • Le religioni che gli antropologi ritengono più evolute, sono quelle, definite filosofiche, in cui la concezione della realtà metafisica non comprende una divinità ma una visione “teologica senza Dio”. Esempi di questa concezione sono il Taoismo ed il Confucianesimo e, in un certo qual modo, anche il Buddismo.

Conseguenze sociali delle religioni.

Credere implica due ordini di conseguenze: la prima è dovuta al fatto che chi crede tende inevitabilmente a dare una spiegazione metafisica di molti eventi e comportarsi in relazioni ai dettami della propria religione o, più correttamente, dei sacerdoti della sua religione, vedi il caso estremo delle guerre sante e dei “martiri”; la seconda, conseguenza della prima, che spesso i sacerdoti utilizzano la religione come un mezzo per prevaricare sugli altri e spingerli a compiere azioni che, in mancanza di un credo, si guarderebbero dal commettere.

Addirittura, fra i precetti di molte religioni, vi è la sottomissione di coloro che a quella religione non credono e la conquista delle terre dove vivono gli “infedeli”: la religione cristiana e quella musulmana forniscono esempi eclatanti di questo, ma anche molte altre religioni non sono da meno.

Un ulteriore effetto nefasto, in cui eccellono le religioni monoteiste, è quello di imporre la spiegazione della realtà e del modo di vivere di cui sono convinti i sacerdoti.

Va sottolineato che questo, anche se non se ne rendono o non se ne vogliono rendere conto, costituisce un atto di arroganza estrema almeno da parte dei sacerdoti delle religioni monoteiste nate e sviluppatesi nel Vicino Oriente: infatti nella Bibbia, ma anche nel Corano e nel Talmud, è scritto che la mente di Dio è inconoscibile, ossia che nessuno può conoscere il disegno divino. Quindi, quando un sacerdote si oppone alle acquisizioni scientifiche e/o culturali, commette un atto di estrema superbia, addirittura contravvenendo al diktat dei libri sacri!

Purtroppo però, lo sviluppo culturale, scientifico e tecnologico è stato grandemente ritardato e bloccato dal potere temporale delle religioni. A questo va aggiunto che la maggior parte degli orrori causati dall’uomo è stata ed è causata da coloro che si rendono tramite fra l’umanità e la divinità in cui credono.

Viene in mente inevitabilmente quanto aveva scritto José Saramago, premio Nobel per la letteratura, in occasione del vile attacco alle torri gemelle: “Non è Dio che è innocente come tutto ciò che non può esistere ma “il “fattore Dio”, quello che è terribilmente uguale in tutti gli esseri umani dovunque siano e qualunque sia la religione che professano, quello che mantiene intossicato il pensiero e aperte le porte alle intolleranze più sordide, quello che non rispetta se non ciò in cui comanda di credere, quello che dopo essersi vantato di aver fatto della bestia un uomo ha finito col fare dell’uomo una bestia.”

Leggi anche: Religione e spiritualità

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Ettore Ruberti

Naturalista, giornalista scientifico. Professore di Biologia, Chimica, Fisica e Geografia fisica presso il Liceo Scientifico e Linguistico “Maroni” di Varese dal 1983 al 1989. Giornalista free lance, dal 1977, con collaborazioni con le seguenti testate: La Prealpina, Il Giorno, La Stampa, Inquinamento, Il Medico e il paziente, Oasis, Geodes, Migratori Alati, Le Scienze, Petrolieri d’Italia, Ambiente, ecc. Redattore da luglio 1988 a febbraio 1990 presso la rivista Acqua & Aria. Attualmente scrive, per conto dell’ENEA e come attività intellettuale su 21mo Secolo, MuseoEnergia, L’Eco dei Laghi, ecc. Collaborazioni con Enti ed Istituti di ricerca nel campo zoologico, in particolare inserito nel Gruppo di Lavoro Uccelli Migratori dell’Organizzazione Ricerche Ornitologiche dell’RGF dal 1978 al 2010, in cui curava anche l’informatizzazione e l’elaborazione statistica dei dati validati dall’INFS di Bologna e dall’IWT di Slimbridge. Partecipazione gratuita e svolta fuori dall’orario di lavoro, dal 2011, con la Fondazione Gianfranco Realini per la valorizzazione del territorio che si occupa di Zone Umide (paludi, canneti rivieraschi, torbiere, ecc.), in relazione alla possibile partecipazione (in collaborazione con due gruppi di lavoro dell’ENEA Casaccia) ad un progetto LIFE. Collaborazione con l’Università di Pavia, in seguito ad una richiesta ufficiale di quest’ultima all’ENEA, volta alla classificazione di Aracnidi ed Insetti. Collaborazione portata a termine. Collaborazioni con vari Editori per opere editoriali nei campi suddetti e per la referizzazioni di studi e ricerche. I campi in cui ha acquisito le maggiori competenze sono: Entomologia, Aracnologia, Erpetologia, Evoluzionismo, Gestione delle Risorse naturali, Fotografia e Cinematografia Scientifica, Microscopia (sia ottica che elettronica), oltre naturalmente all’elaborazione e gestione dell’informazione, sia a livello divulgativo che scientifico Dipendente dell’ENEA dal 9 aprile 1990, Assunto per concorso per assunzione in prova, con qualifica di giornalista scientifico (7° livello) (Gazzetta Ufficiale – IV Serie Speciale – “Concorsi ed Esami” – n. 103 del 30 dicembre 1988) approvata dal presidente dell’ENEA con delibera n. 24/89/G del 21/12/89, cui si richiedevano almeno otto anni di esperienza nei settori giornalistico scientifico e didattico (provati con ampia documentazione), con graduatoria 95/100. Assunzione divenuta a tempo indeterminato dopo sei mesi (sempre al 7° livello). Inserito nella Divisione Relazioni Esterne, sede di Milano, si è occupato di diffusione dell’informazione, con interventi anche in ambito scolastico ed universitario, organizzazione di Convegni, Conferenze, ecc., spesso ha anche coadiuvato il personale della sede, in particolare Dr. Sani, Dr. Gavagnin, Prof. Bordonali, Sig. Griffini, Dr. Valenza, Prof. De Murtas. Ha pubblicato vari articoli sulla problematica relativa agli OGM sulla rivista “AgriCulture”, aprile 2003, su Migratori alati nel 2001, 2002, 2003, 2004, su La Padania nel 2005, 21mo Secolo.Dal 1991 segue le problematiche relative allo sviluppo dell’Idrogeno come vettore energetico, per conto della Divisione Tecnologie Energetiche Avanzate, che rappresenta ufficialmente al Forum Italiano dell’Idrogeno, inserito nel Consiglio Direttivo e all’AIDIC dove, dal 1993 al 1997, era stato costituito un gruppo di lavoro “CO2: riduzione, contenimento della produzione e riuso” che ha cessato la sua attività nel 1997. Nel contesto di questo incarico ha organizzato vari Convegni e tenuto Conferenze in Italia e all’estero, ha inoltre pubblicato vari articoli su riviste Scientifico-divulgative, tra cui: un articolo interno su “Le Scienze” (edizione italiana di Scientific American) del settembre 2000: “Idrogeno: energia per il futuro” N° 385, settembre 2000, pag. 90/98; un articolo concernente il sistema idrogeno sul numero monografico del 1996 dell’Organo ufficiale degli Ingegneri della Svizzera italiana, pubblicato come Atti di un Convegno sull’argomento; un numero, quasi monografico, di “Petrolieri d’Italia”, 2001; alcuni articoli su 21mo Secolo dal 1994 al 2006; ha inoltre effettuato vari interventi su televisioni italiane e svizzere; .ha partecipato, nel l’ambito del Forum, in qualità di Docente al Corso sulla sicurezza del sistema idrogeno, tenutosi nel 2002 presso l’Istituto Superiore Antincendio dei Vigili del Fuoco, sotto l’egida del Ministero degli Interni. E’ coautore del libro bianco sull’idrogeno “Linee guida per la definizione di un piano strategico per lo sviluppo del vettore energetico idrogeno”, scritto dai membri del Forum. Ha presentato, primo in Italia, un lavoro concernente l’utilizzo di nanotubi di carbonio per l’accumulo ed il trasporto dell’idrogeno (sotto forma di poster), al SolarExpo di Verona nel dicembre 2000. Nell’ambito degli incarichi portati a termine, ha seguito, per conto del Professor Umberto Colombo, gli sviluppi delle ricerche sulla Fusione Fredda, campo in cui ha anche pubblicato alcuni articoli, ed è in corso di stampa un libro che ha scritto sull’argomento. Lavorando in questo ambito, ha acquisito una significativa conoscenza della meccanica quantistica e dei fenomeni nucleari ed elettromagnetici nella materia condensata. Per questo motivo, nel 2004 è stato eletto Membro dell’International Society For Condensed Matter Nuclear Science. E’ Autore di diverse pubblicazioni concernenti la produzione energetica per mezzo della fissione dell’atomo ed i relativi problemi legati alla sicurezza ed all’impatto ambientale. Dal giugno 1996 al giugno 2010 Ricercatore nella Divisione GEM (1996-2001) e BIOTEC (2001-2010) inserito nel Board di Direzione, anche se ha continuato a dedicare una parte del tempo (valutabile al 20% del totale) all’idrogeno. In questo ambito ha lavorato in sinergia con il Professor De Murtas, con il quale collaborava anche precedentemente. Ha pubblicato, sulla rivista Energia Ambiente e Innovazione, n° 6/1997, una monografia sull’Evoluzione Biologica, campo in cui è uno specialista. Ha sviluppato una nuova ipotesi sul ruolo svolto da un debole campo elettromagnetico in argille di origine magmatiche (le montmorilloniti) nella formazione delle prime macromolecole biologiche, ipotesi che sta sottoponendo a verifica sperimentale. In particolare, la parte sperimentale sarà sviluppata presso il laboratorio del Dr. Francesco Celani dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Laboratori Nazionali di Frascati. Sta sviluppando un sistema per la riconnessione di tessuto nervoso reciso, attualmente sui Molluschi Gasteropodi Polmonati (Limax ruber), ma con l’obiettivo di applicarlo ai Vertebrati e, quindi, all’Uomo (si tenga presente che non vi è nessuna differenza rilevante fra il tessuto nervoso dei Molluschi e quello dei Vertebrati). Ha sviluppato, in collaborazione con il Prof. Brera (Rettore dell’Università Ambrosiana), un Progetto di ricerca (Progetto Against Malaria) volto all’interruzione del ciclo del Plasmodio che causa la malaria nel ciclo biologico delle Zanzare del genere Anopheles. Progetto per cui ha proposto all’ENEA una collaborazione. Insieme con il Professor De Murtas, nel 1977, ha scritto un libro sulla Biodiversità. Attualmente è impegnato ad una revisione della classificazione animale, ai livelli superiori, in relazione ai principi della Nuova Sintesi, con gli apporti derivati dalla biochimica (non cladista, di cui rifiuta la teoria, i metodi e le finalità); sta realizzando un atlante di Anatomia degli Insetti, per cui ha elaborato una nuova tecnica di lavoro. Relatore, nel 2011, di una Tesi di Laurea concernente l’utilizzo del Batterio Ralstonia detesculanense per il sequestro dei metalli pesanti. Tesi presentata presso l’Università La Sapienza di Roma da Laura Quartieri che si è laureata con un punteggio di 107/110. Tale tesi è stata in seguito oggetto di pubblicazione su una rivista della Elsevier. Dal ’97 Professore a contratto di Biologia generale e molecolare all’Università Ambrosiana. Dal 25 settembre 2012 con qualifica accademica di Licentia Docenti ad Honorem per merito di chiara fama nella disciplina. Associato alla Società Italiana di Scienze Naturali, alla Società Entomologica Italiana, alla Società Herpetologica Italica, alla Società Italiana di Fisica ed alla Società Italiana di Biologia Evoluzionistica di cui è Socio fondatore. In passato associato all’Associazione Italiana di Cinematografia Scientifica e all’Associazione Fotografi Naturalisti Italiani.

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