Accuse e verdetti alla 76ma Mostra Internazionale dell’arte cinematografica di Venezia.
Credo che ogni Signora ambirebbe ad un compagno come l’integerrimo, inflessibile e coraggioso Colonnello Picquard, senza l’impegno del quale il famoso “J’accuse” di Zola si sarebbe sbiadito come un tratto di matita su di un foglio di carta velina.
La verità vince sempre, alla fin fine?
Non è detto, tuttavia nel caso Dreyfus di una Francia fin de siécle tanto fortemente antisemita da apparire la Germania nazista pare che sia andata proprio così.Per un’accusa…un “Verdict’, opera significativa del giovane regista filippino Raymund Ribay Gutierrez ( con me nell’immagine mentre lo intervisto): una testimonianza sulla violenza sulle donne in in Paese come quello che ha Manila come centro di potere (dov’è ambientato anche un altro film della kermesse del Lido, “The kingmaker”, di Lauren Greenfield, sulla vita di Imelda Marcos) in cui vaste fasce della popolazione vivono nel degrado urbano più nero e dove la Giustizia è ancora spesso ostacolata da una Polizia non raramente asservita a clientelismi e favori e da un grado di omertà sociale elevatissimo.Leggi anche: Festival di Venezia: il premio è donna