Agricoltura biologia per il clima: terza parte
Agricoltura biologia per il clima: Fotosintesi e Nucleare. Secondo gli ecologisti classici contestatori alla Thunberg, fotosintesi e nucleare sono soluzioni antitetiche mentre nel nostro approccio per sistemi, coerente con l’IPCC, sono soluzioni da attuare immediatamente insieme. In una prima ipotesi si pensava di proporre la realizzazione della piantumazione di 40 alberi a testa nel Pianeta, […]
Agricoltura biologia per il clima: Fotosintesi e Nucleare.
Secondo gli ecologisti classici contestatori alla Thunberg, fotosintesi e nucleare sono soluzioni antitetiche mentre nel nostro approccio per sistemi, coerente con l’IPCC, sono soluzioni da attuare immediatamente insieme.
In una prima ipotesi si pensava di proporre la realizzazione della piantumazione di 40 alberi a testa nel Pianeta, sufficienti per abbassare il livello di CO2 al livello preindustriale e non lasciarlo al livello odierno; ora sembra di essere nel pliocene, con 430ppm di CO2: mancano solo i mammut!
Purtroppo per piantare 280 miliardi di alberi ci vuole troppo tempo, poi bisogna aspettare la crescita, l’acqua ecc. Certo tutto cambierebbe se si smettesse immediatamente di deforestare e si lasciasse crescere la foresta naturalmente.
In Italia, la stato attuale delle “foreste” è sostenibile, però nella Pianura Padana per disinquinare andrebbero piantati alberi o piante a rapida crescita, magari fruttifere.
Sarebbe il caso di proporre di rimettere in piedi le 3 centrali nucleari che il popolo Italiano aveva negli anni 70, con la scusa magari di far dei riciclaggi di scorie radioattive sanitarie. L’Europa impone la necessità di costruire il famoso deposito che, in Italia, è sempre in stato di discussione e sotto analisi. L’unica sicurezza è che l’Europa sanzionerà l’Italia!
Ormai in Italia sono stati realizzati più di 3 Gw di impianti solari ed eolici. Teoricamente più energia di 3 centrali nucleari, ma la caratteristica tipica del solare ed eolico è definita dalla natura intrinseca della variabilità, instabilità e saltuarietà di produzione tale da non consentire, nonostante i sistemi di batterie di accumulo di elettricità, di potere riuscire ad accumulare e utilizzare, purtroppo, l’energia saltuaria prodotta.
L’attesa che si può prevedere è solo quella della produzione e operazione della carica elettrica di centinaia di migliaia di veicoli elettrici, che però non circolano ancora anche perché il numero di posizioni di ricarica è molto limitato.
Frattanto, la guerra con i combustibili fossili è immane {si consiglia di leggere il libro “L’inganno dei fossili” ma anche “L’inganno del petrolio” sul web} e purtroppo sembra proprio che l’Italia abbia perso o stia perdendo questa corsa.
Ogni tanto, il potere economico ed energetico nazionale e internazionale butta fumo negli occhi degli italiani. Ora, il nuovo filone energetico è l’idrogeno, che è supportato dall’ENI e da tante nuove aziende “start up” italiane.
Si tratta di un problema molto serio ed essenziale per la strategia energetica italiana e mondiale. Ma, prima di procedere in qualsiasi direzione, è necessario ricordare che l’idrogeno è esplosivo una parte su 10 in aria standard. In un altro articolo dedicato all’idrogeno (di Giuseppe Quartieri) sono state illustrate le modalità moderne di produzione dei vari tipi di idrogeno e dei relativi colori.
Come lapalissiano, la produzione elettrodinamica dell’idrogeno dall’acqua è la forma più naturale possibile, ma anche la produzione dell’idrogeno verde (da energia rinnovabile) appare ugualmente naturale come gli altri metodi di impiego di sorgenti diverse (carbone, metano, nucleare ecc.).
Già 20 anni fa, uno di noi (Quercia), propose la produzione di idrogeno con bio-fermentatori con batteri produttori di H2 (come la Ralstonia Detusculanense) ma non si è avuto seguito. Non si può fare a meno di notare che l’eventuale filone di produzione di H2 da sorgenti fossili e/o metano è veramente cervellotica se non proprio negativa per la salute umana, tra l’altro con un enorme dispendio di energia e grande produzione di inquinamento. Le conseguenze più semplici da dedurre sono, ad esempio, la selezione, per immunodeficienze indotte, di nuovi virus e malattie e catastrofi climatiche. Forse il Covid19 non è bastato!
Sulla base di queste semplici considerazioni per alcuni versi molto negative, si potrebbe proporre al Potere Economico Politico di imporre alle industrie – ormai aduse a pagare le inutili “carbon tax” riciclabili e/o trasformabili – di essere costrette a piantare tanti alberi per assorbire tutta la CO2 da loro prodotta.
I virus sequestrano più di 3 Giga-tonnellate di CO2 atmosferica ogni anno, contrastando così l’acidificazione e quindi la morte, anche per eutrofizzazione degli oceani che, va ricordato, sono, tramite i processi delle alghe foto-sintetizzanti, i maggiori fornitori di ossigeno al pianeta… ne producono più dei 2/3!
Il resto è fornito dalle piante (Fig. N° 5) e dai microrganismi del terreno…con processi naturali quasi impossibili da fermare…anche se il più delle volte, non è assolutamente consigliabile interrompere i loro processi…meglio lasciarli lavorare!
Essi sanno quello che debbono fare, tanto non è loro interesse estinguerci perché, in quanto parassiti, morirebbero anche loro assieme all’uomo. Senza la vita, nel senso più generale possibile, essi (piante e microorganismi) non campano. Nel futuro oltre agli alberi, nelle città ci sarà ogni specie di vegetali purificatori e bioreattori a batteri ed alghe efficientissimo producenti 02.
Per questa ragione, si pensa che all’origine della vita ci siano gli archeobatteri estremofili come la nostra Ralstonia Detusculanense (Rif. Laura Quartieri), e non loro. Di fatto, gli archeobatteri sono chemiolitotrofi, si nutrono di tutto, pietre, metalli pesanti, gas venefici e….radionuclidi addirittura. Tutto ciò che risale all’Inferno della creazione!
Ma sarà proprio vero? Qui en sabe!?
La Natura è molto più complessa di quello che si pensa…e l’uomo lo sta scoprendo sempre di più col supremo combattimento contro un virus sfuggente come il Covid-19 coronavirus e quant’altro.
Probabilmente nella Natura ci sono figure intermedie come Rickettsie e Chlamydia che sono a metà tra virus e batteri… ma non sono totalmente autonomi! Tuttavia, non si può dichiarare con certezza che non siano all’origine della vita pure loro e ne siano anche i regolatori!
I batteri sono cellule autosufficienti, talvolta semi immortali, sporificano, entrano in vita sospesa latente, resistono ai raggi cosmici spaziali quasi come i corazzati tardigradi…Infatti, i tardigradi (il cui nome significa “che cammina lentamente”), che appartengono ad un phylum di invertebrati protostomi celomati, sono dei microscopici esseri invertebrati che hanno dimensioni che variano da 0,1 a 1,5 millimetri. Non sempre possono essere visti dall’occhio umano e quindi sono al limite massimo della visibilità umana.
Tuttavia, possono essere osservati al microscopio (Fig. N° 6). Sono creature viventi presenti praticamente in tutto il mondo, anche ai poli terrestri, e preferiscono ambienti acquatici, anche se riescono facilmente a sopravvivere in un ambiente terrestre e roccioso. Si cibano prevalentemente di vegetali, ma alcune specie mangiano anche altri microrganismi.
Ma si riproducono e mutano molto più lentamente…Sono forse più facilmente attaccabili ma non è noto. Infatti, i virus sono sempre stati visti in medicina come il male assoluto, mentre alcuni batteri sono assunti addirittura come integratori probiotici…Non si può fare altro che sperare bene!
In questo panorama, non si può fare a meno di parlare della pandemia degli ultimi tre anni.
La pandemia virale è come un ghibli, un vento potente che si diffonde in tutto il pianeta e lo regola. Probabilmente, può esercitare anche un’azione concreta di regolazione sul clima…La loro concentrazione nelle acque oceaniche (ma non nei liquidi dei viventi) è di parecchi miliardi per cm3. L’uomo ci deve convivere, e non si può sterilizzare completamente. Questi virus sono il vero RNA informazionale all’origine della vita e forse anche nell’universo!
Senz’altro l’uomo (astronomico e astronauta) ne ha già sparsi e dispersi parecchi in altri mondi con le acque dentro le astronavi mandate su Marte e altri pianeti. Sicuramente, a bordo delle astronavi terrestri c’erano i batteri Ralstonia Detusculanense e, quindi, è naturale pensare che ci siano anche virus magari batteriofagi.
L’astro-navetta subisce guasti anche superficiali e si rompe all’atterraggio e quindi sversa l’acqua piena di estremofili, che hanno proprietà estreme di adattamento (per esempio a fenomeni di fusione fredda nucleare ecc.) e quindi hanno sicuramente la capacità di adattarsi a vivere nelle rocce mariane.
Infatti, le Ralstonie Estremofile sono chemiolitotrofe ed alcune di loro portano a bordo anche piccoli pezzi di RNA, Dna ossia di Virus {che non è altro che un pezzetto di acido nucleico con poco rivestimento}. Una delle teorie della creazione dei virus pare sia proprio quella che derivino dai plasmidi: piccoli RNA/DNA che alcuni batteri si scambiano durante i loro colloqui.
Così, il raffinatissimo sistema umano di trasmissione di informazione non opera sotto forma di parole, libri. TV, computer e i vari tipi di media (mainstream), ma addirittura con pezzi di DNA inseriti direttamente nel codice genetico. Sono proprio queste informazioni che insegnano all’uomo a come proteggersi da avvelenamenti vari: ad es. di mercurio, arsenico, radiazioni ecc.
Tali batteri potevano veramente sopravvivere agli albori della creazione combattendo contro i vari titani più potenti come Cronos, il Krankel, Vulcano e Ares…!
Ma tali batteri sono o provengono da altri mondi, universi? Chi lo sa?
La panspermia alla Carl Sagan, Fred Hoyle, Azimov ecc. si trova dappertutto sulla Terra e forse in tutti i pianeti solari.
Bisogna decidere se saremo noi gli untori, gli Audax ViaTor che infettano e colonizzato tutto l’universo, o invece sono le molecole organiche che, dentro le meteoriti, creano le basi della vita dappertutto. Probabilmente tutte e due le cose!
Le ragioni della Natura sono molto più complesse di quello che pensiamo noi mortali. L’uomo ormai se n’è accorto con il semplice virus del raffreddore; gli equilibri nell’Universo sono delicati, ma auto-conservativi. Non si sa se sopporteranno per tanto tempo un organismo che scarica i suoi rifiuti, senza riciclarli come gli altri animali, anche nello spazio. Tra poco il nostro non sarà più il Pianeta azzurro, perché sarà schermato da rifiuti di satelliti, stazioni spaziali orbitanti ecc. ecc.
CONCLUSIONI.
Lo scopo primario di questo lavoro è stato quello di cercare di dimostrare l’importanza dell’agricoltura biologica come fattore essenziale e uno dei rimedi prioritari principali dei effetti negativi dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale.
Inquadrare l’argomento nell’ambito della conoscenza e discussione attuale sullo stato e sui rimedi eventuali dei cambiamenti climatici è stato un obbligo etico-scientifico.
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Leggi anche: Agricoltura biologica per il clima: introduzione
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